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Covid 19

Archiviata l’indagine sul paziente uno di Codogno: Mattia Maestri era accusato di epidemia colposa

Mattia Maestri, considerato il paziente uno italiano nella pandemia da Covid-19, è stato indagato e nei giorni scorsi archiviato con l’accusa di epidemia colposa. La Procura di Lodi ha appurato che Maestri non ha mai mentito ai medici dell’ospedale di Codogno circa i suoi contatti, ritenendolo dunque non perseguibile per un reato che non ha commesso.
A cura di Filippo M. Capra
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Mattia Maestri (Lapresse)
Mattia Maestri (Lapresse)
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Mattia Maestri, il paziente uno della pandemia da Covid-19, primo cittadino italiano trovato positivo al Coronavirus il 21 febbraio del 2020, è stato indagato e archiviato con l'accusa di epidemia colposa dalla Procura di Lodi. L'inizio delle indagini coincide più o meno con la scoperta della sua positività in quanto gli investigatori nutrivano il sospetto che Maestri non fosse stato sincero con il personale dell'ospedale di Codogno quando parlava dei suoi contatti. Dopo quasi 18 mesi di indagini, però, la Procura ha stabilito che nessun comportamento dell'indagato fosse fuori norma, chiedendo al giudice per le indagini preliminari di archiviare il fascicolo. Cosa che è stata effettivamente fatta nei giorni scorsi.

Morti al Trivulzio, chiesta l'archiviazione del fascicolo

È stata chiesta l'archiviazione anche per l'inchiesta sulle morti per Covid al Pio Albergo Trivulzio di Milano. La Procura ha ritenuto che il numero dei decessi registratisi all'interno della casa di riposo fosse in linea con le altre Rsa, strutture duramente colpite dalla prima ondata della pandemia tra il marzo e l'aprile del 2020. Dura la reazione dei famigliari delle vittime che nella persona di Alessandro Azzoni hanno fatto sapere come "a decisione della Procura di Milano ci trova totalmente amareggiati ma non sorpresi". Azzoni ha poi ribadito che i parenti di chi ha perso la vita a causa del Covid chiedono "verità e giustizia". La Procura è arrivata alla richiesta di archiviazione del fascicolo per epidemia colposa dopo aver analizzato 400 cartelle cliniche, appurando che tra il gennaio e l'aprile del 2020, su più di trecento morti nella struttura, uno su tre era deceduto a causa del Coronavirus.

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