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“Anche il presidente serbo Vucic era in una postazione per i safari umani a Sarajevo”: la denuncia a Milano

È stata depositata nei giorni scorsi una denuncia a Milano contro l’attuale presidente serbo Aleksandar Vucic. Secondo il giornalista croato Domagoj Margetic, per diversi mesi avrebbe prestato servizio come volontario durante l’assedio a Sarajevo in una delle postazioni dedicate ai “safari umani”.
A cura di Enrico Spaccini
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Il muro di auto costruito dai cittadini di Sarajevo per proteggersi dai cecchini (foto da LaPresse)
Il muro di auto costruito dai cittadini di Sarajevo per proteggersi dai cecchini (foto da LaPresse)

Il giornalista investigativo croato Domagoj Margetic ha depositato, lo scorso venerdì 14 novembre, alla Procura di Milano una denuncia a carico di Aleksandar Vucic, attuale presidente della Serbia. Secondo Margetic, ci sarebbero prove sufficienti a carico di Vucic per ipotizzare un suo coinvolgimento nei "safari umani" che andavano in scena a Sarajevo durante gli anni dell'assedio. Il presidente serbo, al tempo segretario generale del Partito Radicale, avrebbe preso parte alla guerra come volontario e dal 1992 al 1993 avrebbe occupato la postazione del Cimitero Ebraico, dal quale cittadini stranieri e unità ultranazionaliste avrebbero sparato ai civili bosniaci per divertimento dietro il pagamento di ingenti somme di denaro. Nel frattempo, la Procura di Milano, che ha aperto le indagini sui "safari umani" di Sarajevo in seguito all'esposto del giornalista e scrittore Ezio Gavazzeni, avrebbe già una lista di testimoni da ascoltare per poter individuare i cittadini italiani che avrebbero preso parte a questo "turismo di guerra".

Aleksandar Vucic, presidente della Serbia (foto da LaPresse)
Aleksandar Vucic, presidente della Serbia (foto da LaPresse)

Lo stesso Margetic nei giorni scorsi ha pubblicato attraverso i suoi profili social il testo della denuncia depositata in Procura. In quattro pagine, il giornalista croato ha elencato quelle che, secondo lui, sarebbero le prove della presenza di Vucic in una delle postazioni militari a Sarajevo dalla quale i cecchini stranieri sparavano ai civili. Innanzitutto, Margetic ha spiegato che "senza dubbio" Vucic sarebbe stato membro del distaccamento paramilitare volontario comandato da Slavko Aleksić, il quale era di stanza proprio presso il Cimitero Ebraico di Sarajevo. L'attuale presidente serbo avrebbe soggiornato là per diversi mesi, nel 1992 e nel 1993. Elemento che sarebbe stato confermato in varie testimonianze rese davanti alla Corte penale internazionale dell'Aia durante i vari processi per crimini di guerra dell'ex Jugoslavia, tra i quali quella di Vojislav Šešelj, superiore di Vucic durante la guerra.

Fu proprio il Cimitero Ebraico di Sarajevo la posizione che veniva offerta ai "turisti, ricchi e influenti personaggi italiani" per farli cimentare nei "safari umani". Come spiegato da Margetic, quello era "uno dei luoghi più lussuosi, ricercati e costosi per la caccia all'uomo a Sarajevo" e, ha aggiunto, "lo stesso Vucic" avrebbe confermato che in quel periodo "si trovava proprio in quella posizione". In un'intervista, il presidente serbo avrebbe dichiarato: "Quando è iniziata la guerra in Bosnia, sono andato nella Sarajevo serba e mi sono arruolato come volontario. Ho trascorso un po' di tempo al Cimitero Ebraico".

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