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Amministrazione giudiziaria per la Spumador: sospette infiltrazioni della ‘ndrangheta

La nota azienda di bevande gassate Spumador – che vanta un fatturato annuo di 200 milioni di euro – è finita sotto la tutela giudiziaria perché la ‘ndrangheta si era riuscita a infiltrarsi nelle commesse di trasporto della società.
A cura di Giorgia Venturini
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Nelle mani della ‘ndrangheta la Spumador spa. È quanto hanno scoperto i magistrati delle Direzione distrettuale antimafia di Milano e i militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Como: la nota azienda di bevande gassate è finita in amministrazione giudiziaria per un anno per aver fatto affari con la criminalità organizzata. L'azienda, che vanta un fatturato annuo di 200 milioni di euro, ritorna così nel mirino dell'antimafia dopo che già nel 2021 era comparsa in un'inchiesta sempre della Dda di Milano. Allora le persone che finirono in manette erano 54.

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Estorsioni e metodo mafioso

Ad eseguite oggi l'amministrazione giudiziaria è stata la Guardia di Finanza di Como, su delega della Procura di Milano. Il Tribunale di Milano "ha rilevato una grave situazione di infiltrazione mafiosa nell’attività di impresa esercitata, perdurante dal 2018 sino ad oggi, che ha permesso a svariate società, riconducibili ad esponenti della ‘ndrangheta, di operare indisturbate nel tessuto economico, alterandone le regole della concorrenza e ottenendo così ingenti vantaggi", si legge in una nota della Guardia di Finanza. Questo provvedimento, dunque, è l'ultimo atto di un'indagine che aveva portato agli arresti nel 2021. L'inchiesta ha svelato un controllo totale da parte della criminalità nelle commesse di trasporto della società: la ‘ndrangheta riusciva a ottenere il lavoro tramite condotte estorsive, aggravate dal ricorso al metodo mafioso. Tutto "ai danni di dirigenti e dipendenti della committente, di fatto assoggettata al volere degli ‘ndranghetisti, che imponevano le loro condizioni economiche alla società", la Spumador appunto.

L'inchiesta e gli arresti del 2021

La società nel tempo si è sempre più ingrandita tanto da arrivare a incorporare altri marchi come Recoaro o l’acqua minerale Fonte di Sant’Antonio o Beltè. L'azienda nel 2011 viene venduta agli olandesi di Refresco Europe B.V: come riporta Il Corriere della Sera, il provvedimento eseguito oggi non depone gli amministratori olandesi. Ha invece introdotto all'interno dell'azienda un amministratore giudiziario che ha il compito di sanare le criticità organizzative, quelle stesse che hanno fatto in modo che la ‘ndrangheta entrasse negli affari dell'impresa di Cadorago, in provincia di Como. L'inchiesta del pubblico ministero Pasquale Addesso, Sara Ombra e Paolo Storari, aveva già portato nel 2021 all'arresto dei fratelli Antonio e Attilio Salerni e al sequestro della loro ditta Sea Trasporti srl. I fratelli Salerni erano poi subappaltatori di trasporti per le aziende dei fratelli Alessandro e Vincenzo Palmieri, e dei fratelli Domenico e Andrea Stillitano. Questi erano in grado aggirare le interdittive antimafia dietro sempre nuovi veicoli societari e alterare le regole della concorrenza. Finirono in manette nel 2021 nella nota operazione contro la ‘ndrangheta.

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