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Ammanettano e picchiano un 18enne, due poliziotti citati a giudizio: “Poteva morire per il loro abuso di potere”

La Procura di Milano ha citato a giudizio due poliziotti della Volante di Milano per lesioni personali aggravate ai danni di un ragazzo di 18 anni. “Il 19 novembre 2023 gli agenti lo hanno ammanettato con violenza e picchiato con una ricetrasmittente”, il racconto dell’avvocato del ragazzo a Fanpage.it.
A cura di Giulia Ghirardi
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"Dopo avere terminato l'inseguimento […]" il poliziotto "dapprima lo sbatteva contro il muro, poi violentemente a terra a pancia in giù per ammanettarlo in posizione prona nonostante fosse tranquillo e ormai inoffensivo". In seguito, "lo colpiva con la ricetrasmittente più volte al lato destro della fronte" mentre l'altro agente "lo teneva con forza fermo a terra" senza intervenire "a interrompere la condotta violenta". Con questo capo d'imputazione, la Procura di Milano ha citato a giudizio due poliziotti della Volante di Milano per lesioni personali aggravate ai danni di un ragazzo di 18 anni.

I fatti risalgono al 19 novembre 2023 quando Pietro (nome di fantasia) – classe 2005, studente al liceo classico, senza precedenti – decide di uscire insieme ad alcuni amici per realizzare dei graffiti in zona Buenos Aires (Milano). Improvvisamente vedono comparire la volante della polizia e decidono di scappare. Gli amici verso destra, Pietro verso sinistra. Corre, ma davanti a sé trova un altro gruppo di poliziotti che si trovavano lì per un accoltellamento avvenuto poco prima.

"A quel punto il ragazzo si è fermato spontaneamente, loro si sono avvicinati e lo hanno circondato non sapendo perché stesse correndo", ha raccontato Luca Bauccio, avvocato del 18enne a Fanpage.it. "Nel mentre, il poliziotto che lo stava rincorrendo è riuscito a raggiungerlo, e mentre gli altri lo tenevano fermo si è scagliato contro di lui e ha iniziato a colpirlo con violenza con la ricetrasmittente alla testa. Il ragazzo è poi stato sbattuto contro il muro. Nel panico, ha chiesto loro di smettere, ha chiesto cosa avesse fatto e il perché del loro comportamento. I poliziotti di tutta risposta lo hanno trascinato alla volante e lo hanno ammanettato. Lui continuava a perdere sangue, si è tolto la felpa, ha cercato di asciugarsi, finché non li ha convinti a chiamare l'autoambulanza". Ad aggravare la situazione il fatto che Pietro soffra di una patologia, la piastrinopenia, una condizione per cui il numero di piastrine nel sangue è inferiore al normale, compromettendo la capacità di coagulazione. In altre parole, "anche una piccola ferita può comprometterne la vita perché non in grado di rimarginarsi in tempi rapidi", ha specificato l'avvocato del ragazzo.

La chiamata ad Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza) arriva poco dopo le 3:00 di notte. La descrizione in sintesi annuncia: "Persona ferita, Polizia sul posto". "All'arrivo dei soccorritori Pietro era sorvegliato costantemente come se fosse stato arrestato, ma, ovviamente, non lo era. Gli hanno tolto il telefono, lui ha chiesto di chiamare la mamma perché era notte e ‘mi starà cercando' ha detto. Non glielo hanno permesso, ma lo hanno condotto all'Ospedale Maggiore Policlinico di Milano", ha raccontato ancora l'avvocato a Fanpage.it.

Quando è arrivato, visto il trauma cranico e gli ematomi sulla testa e sui polsi, oltre agli esami di routine è stata eseguita una TAC all'encefalo che ha evidenziato un'emorragia subaracnoidea per la quale si è reso necessario il consulto del neurochirurgo, per valutare se fosse opportuno un intervento immediato per via anche della patologia del ragazzo. Di nuovo la richiesta di poter riavere il telefono così da poter chiamare la madre, ma la riposta dei poliziotti rimane negativa, avevano un "atteggiamento poco collaborante e spesso aggressivo", ha riferito in merito uno degli operatori sanitari.

"Avrebbe potuto morire da un momento all'altro senza che nessuno se ne accorgesse per una perdita di sangue non visibile", ha spiegato ancora Bauccio. "Il giovane non solo è stato picchiato immotivatamente, ma anche denunciato per resistenza a pubblico ufficiale, insomma al danno anche la beffa. Non vi è stata nessuna resistenza né era immaginabile davanti a sei, sette poliziotti. Pietro era un giovane liceale, non un criminale senza nulla da perdere. Questo genere di accuse davvero lasciano sconcertati e autorizzano a pensare che siano solo espedienti per rovesciare i ruoli: l'aggredito diventa aggressore. Inaccettabile. Non è stato torto un capello a quei due poliziotti. Tant'è che poi siamo arrivati al procedimento penale che è partito in seguito alla denuncia del ragazzo".

"I danni psicologici che si creano al ragazzo e al suo modo di relazionarsi con le istituzioni sono enormi, vengono completamente alterati da una vicenda come questa", ha concluso l'avvocato a Fanpage.it. "Perché se chi mi deve proteggere, mi picchia o mi ammazza, come si fa? Come ci si può sentire al sicuro?".

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