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Luigi Preiti disperato in carcere: “Cosa ho fatto? Non lo so”

L’uomo è in regime di isolamento nel carcere di Rebibbia, sorvegliato attraverso una telecamera. “Non potevo mantenere mio figlio, ero disperato”, continua a ripetere. Per la Procura non è un malato di mente.
A cura di Redazione
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"Cosa ho fatto?. Non lo so. Non so spiegare". Una frase ripetuta più e più volte da Luigi Preiti, l'uomo che ieri ha sparato contro due carabinieri davanti Palazzo Chigi ferendo loro e una donna incinta. Secondo quanto si apprende da fonti del carcere di Rebibbia, l'uomo, recluso in isolamento e sorvegliato a vista con una telecamera, ripeterebbe questa frase continuamente agli agenti penitenziari. Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Antonella Nespola, che coordinano le indagini escludono che l'uomo sia incapace di intendere e di volere. "Non potevo piu' mantenere mio figlio, ero disperato " è un'altra frase che ha ripetuto l'uomo ai secondini.

In giornata la procura depositerà la richiesta di convalida del fermo al gip e l'interrogatorio di garanzia potrebbe svolgersi nella giornata di domani. I reati contestati sono di tentato omicidio, porto e detenzione d'arma clandestina e potrebbero essere contestati anche gli aggravanti di aver commesso il reato contro un pubblico ufficiale. In queste ore la Procura di Roma ha disposto accertamenti "irripetibili" sulla pistola utilizzata dall'uomo per stabilire se in passato sia stata utilizzata per commettere altri delitti.

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