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Lugo, assolta Daniela Poggiali, l’infermiera accusata di aver ucciso una paziente

La donna era stata condannata all’ergastolo nel processo di primo grado: una perizia medico legale, tuttavia, dimostra che non ci sono prove sufficienti per provare che abbia ucciso l’anziana paziente Rosa Calderoni con un’iniezione di potassio.
A cura di Davide Falcioni
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La Corte d'Appello di Bologna ha assolto Daniela Poggiali, l'ex infermiera di 45 anni dell'ospedale Umberto I di Lugo accusata di aver ucciso una paziente e per questo soprannominata "infermiera killer". La donna nel processo di primo grado era stata condannata all'ergastolo: i giudici la riconobbero colpevole di avere iniettato una dose letale di potassio a Rosa Calderoni, una paziente di 78 anni che era stata ricoverata da poche ore nel nosocomio romagnolo.

Infermiera killer: decisiva l'ultima perizia sul corpo della vittima

I giudici della Corte d'Appello nei mesi scorsi avevano ordinato una perizia medico legale sul corpo della signora Calderoni: dalle circa 70 pagine, era emerso che in base alla valutazione delle carte non era possibile sostenere che la 78enne fosse morta per "causa patologica naturale a insorgenza acuta". Tuttavia si affermava anche che il quadro clinico della paziente è "solo in parte compatibile" con una somministrazione di potassio "a livelli letali". L’applicazione di un innovativo metodo per il calcolo del potassio atteso al momento del decesso della 78enne, "non trova analoghe applicazioni in letteratura, per quanto di nostra conoscenza", secondo i periti della Corte.

I risultati della perizia: indimostrabile che sia stato iniettato potassio nel sangue di Rosa Calderoni

Secondo i periti il quadro clinico della Calderoni era "solo in parte compatibile con l’iperkaliemia (eccesso di potassio nel sangue ndr) a concentrazioni letali". Nel processo di primo grado a tal proposito fu fondamentale la testimonianza della figlia di Rosa Calderoni, che ricordò come la mattina di quell’8 aprile del 2014 l’ultima infermiera a entrare nella stanza di sua madre per somministrarle le cure fu proprio Daniela Poggiali. "L’ex infermiera – spiegava L'Espresso nei giorni scorsi – stette all’interno della stanza per 5-10 minuti, ma proprio su questo punto emergono nuovi elementi sottolineati dai periti. La paziente quella mattina aveva infatti due accessi venosi, uno al piede e l’altro alla giugulare". Secondo i professori "la somministrazione rapida e letale di potassio sarebbe stata possibile solo dalla giugulare", ma questa "avrebbe dovuto causare l’arresto cardio-respiratorio nelle immediatezze dell’infusione". L'anziana invece morì un'ora dopo. La somministrazione nel piede, ritenuta però impraticabile, al contrario avrebbe causato forti dolori, mai accusati dalla paziente. Una posizione che evidentemente ha convinto la giuria, che ha di conseguenza deciso di cancellare l’ergastolo.

Daniela Poggiali, dunque, torna libera oggi stesso: nelle prossime ore verrà accompagnata in carcere alla Dozza a ritirare i propri effetti personali e poi potrà fare rientro a casa, a Giovecca. La Procura potrà ovviamente fare ricorso in Cassazione.

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