Lo Stato depredato dai soliti furbetti, quasi 2 miliardi di evasione in tre anni

Il problema dell'evasione in Italia è sempre stato uno dei principali accusati dei disastri dei nostri conti pubblici così come della mancata crescita economica del Paese. Se è vero che in Italia evadere il fisco è una prassi diffusissima, ben poco è stato fatto negli anni per ridurre il suo impatto, anzi quando si è intervenuto è stato solo per aumentare tasse e balzelli che di fatto invogliavano nuove categorie ad evadere. Uno dei problemi connessi all'evasione, infatti, è proprio l'elevatissima pressione fiscale presente in Italia che a sua volta è diretta conseguenza degli sperperi pubblici.
Secondo il rapporto della Guardia di Finanza, infatti, in tre anni l'Italia ha perso oltre 2 miliardi di euro, causate da esborsi non dovuti, frodi e truffe ai danni dello Stato. Uno dei capitoli maggiormente colpiti è proprio quello della Sanità pubblica bersagliata dai comportamenti di medici, operatori e pazienti poco onesti che sono costati allo Stato per il 2011 276 milioni di euro. Un settore quello della sanità dove i deficit delle Regioni più che buchi sono delle voragini che andranno riempite con i nuovi aumenti dell'Irap chiesti ai cittadini. Il casellario delle truffe è tra i più vari, si va dal paziente che dichiara situazioni patrimoniali false per intascare i rimborsi delle visite, ai grandi appalti truccati per le forniture di materiale sanitario, passando per i medici che continuano ad intascare rimborsi per pazienti deceduti da anni. Il tutto ovviamente con dirigenti e responsabili compiacenti e a volte con l'appoggio di gruppi politici e di potere.
Per le Fiamme Gialle dunque è prioritario per i prossimi anni intensificare i controlli sul settore pubblico e in particolare quello sanitario per ridurre sensibilmente simili e diffuse pratiche, soprattutto in un periodo dove le casse dello Stato sono al limite e ogni somma recuperata è ossigeno per i conti pubblici. Certo che, come ricordato nei giorni scorsi dal Presidente della Corte dei Conti, non basta la repressione a cambiare le cose, ma serve un nuovo modo di pensare e di agire che non può venire da nessun'altra parte che non dalla politica nazionale.