1 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

L’eremita sfrattato dall’isola deserta dopo 30 anni: “Mi hanno dato casa ma ora sono triste”

L’uomo, che ora ha 82 anni, è stato preso di forza e portato nella città più vicina dove le autorità giapponesi gli hanno dato una casa e le cure mediche ma lui vorrebbe tornare indietro: “Morire circondato dalla natura è una cosa che non si può battere”
A cura di A. P.
1 CONDIVISIONI
Immagine

Per quasi trenta anni ha vissuto da solo su un'isola completamente deserta come un moderno Robinson Crusoe con l'unica differenza che la sua era una scelta volontaria e ricercata dopo essersi stufato della vita in città dove lo trattavano come un semplice numero, come lui stesso ha confessato. Dal 1989 ha vissuto in simbiosi con la natura in quello che era il suo regno, senza che nessuno lo cercasse e lo infastidisse ma pochi giorni fa il suo sogno è stato definitivamente spezzato da un solerte funzionario statale che ha deciso per lui uno sfratto forzato e immediato. È la storia di Masafumi Nagasaki , un vecchietto giapponese che ha vissuto fino a poco tempo fa in beata solitudine sull’isola di Sotobanari, a sud dell’arcipelago di Okinawa, ma che nei giorni scorsi è stato prelevato dal autorità e portato nella più vicina città.

I servizi sociali infatti hanno sentenziato che alla veneranda età di 82 ani l'uomo non può più vivere da solo e completamente nudo su una spiaggia deserta ma deve essere curato e  assistito con tutte le tutele e la tecnologia a disposizione del mondo moderno. Le autorità, oltre a vestiti e cure mediche, gli hanno anche trovato e fornito una casa a Ishigaki, nella Prefettura di Okinawa dove però l'anziano Nagasaki è tutt'altro contento di vivere. Le autorità si sono mosse dopo aver ricevuto segnalazioni da un gruppo di persone che si erano imbattute nell'uomo e avevano spiegato che sembrava debole e malato. In realtà l'82enne aveva solo un semplice raffreddore ma ora anche se guarito  non gli è più permesso tornare a Sotobanari, l'isola disabitata lunga meno di un chilometro dove sperava di poter morire. "Trovare un posto per morire è una cosa importante da fare e io ho deciso che questo è il mio posto. Si può morire in un ospedale o a casa circondati dalla famiglia. Ma morire qui, circondato dalla natura, è una cosa che non si può battere" aveva infatti affermato l'uomo pochi anni fa in un documentario sulla sua storia.

1 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views