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L’avvocato della Corte Ue: “L’Italia deve recuperare l’Ici non pagato dalla chiesa”

Secondo l’avvocato generale della Corte Ue lo Stato italiano deve recuperare i contributi non versati dalla chiesa per l’Ici, l’imposta comunale sugli immobili. Il parere dell’avvocato generale fa emergere come l’esenzione applicata dal 2006 al 2011 sia considerabile un aiuto di stato illegale e come tale deve essere rimborsato.
A cura di Stefano Rizzuti
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La controversa questione del pagamento dell’Ici – l’imposta comunale sugli immobili – da parte della chiesa si arricchisce oggi di un nuovo capitolo. Secondo l’avvocato generale della Corte Ue, il belga Melchior Wathelet, l’Ici che la chiesa non ha pagato allo Stato italiano va recuperata in quanto ritenuta un aiuto di Stato illegale. Secondo Wathelet, l’eccezione riconosciuta negli scorsi anni dalla Commissione Ue e dal tribunale Ue allo Stato italiano non è valida. La sentenza del tribunale Ue andrebbe quindi ribaltata, secondo quanto espresso dall’avvocato sulla base del ricorso a una sentenza del 2016.

L’Ici è l’imposta comunale sugli immobili che, sulla base di una normativa del 1992, non deve essere pagata sugli immobili che appartengono ad enti no-profit: tra le categorie che rientrano in questi criteri ci sono anche quelle delle confessioni religiose. La normativa è stata in parte amplificata nel 2006.

La vicenda e il ricorso della scuola Montessori

La sentenza del tribunale e il parere dell’avvocato generale della Corte Ue nascono da una vicenda risalente al 2010. L’Antitrust aprì un’indagine dopo alcune denunce e Bruxelles aveva spiegato che il sistema italiano di esenzioni all’Ici impiegato tra il 2006 e il 2011 era incompatibile con le regole dell’Unione sugli aiuti di stato perché veniva così esercitato un “vantaggio selettivo” per le attività commerciali negli immobili di proprietà della chiesa. Nel 2012 il problema venne risolto con l’introduzione dell’Imu da parte del governo Monti: si stabilì che le esenzioni non riguardano gli immobili in cui vengono svolte attività economiche. La Commissione europea riconobbe comunque all’Italia come fosse impossibile recuperare il credito dei cinque anni precedenti in quanto sarebbe stato impossibile calcolare l’importo esatto (si parlava di cifre intorno ai 4-5 miliardi di euro).

La scuola Montessori aveva presentato ricorso contro la Commissione. Il ricorso è stato respinto nel 2016 e la Montessori ha fatto appello alla Corte Ue che non si è ancora espressa. Intanto oggi è arrivato il parere dell’avvocato generale che propone alla Corte di intimare allo Stato italiano di recuperare quello che viene definito un aiuto di stato e quindi dichiarato illegittimo dalla Commissione. La motivazione che ribalterebbe il precedente giudizio del tribunale è che le difficoltà organizzative non giustificano “un’eccezione alla regola per cui gli aiuti di stato illegali vanno recuperati”.

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