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Dietro la porta del bagno, qualora abbiamo fatto ‘il grave errore' di chiuderla, ecco che arrivano una serie di grattate che ci ricordano che la privacy è un concetto molto, molto relativo per il nostro cane. Ma anche solo se ci alziamo dal divano per andare in un'altra stanza, se siamo alla scrivania dello studio e facciamo una pausa fuori al balcone: in linea di massima possiamo essere certi che ogni umano di riferimento potrà testimoniare di essere stato lasciato solo raramente dal proprio cane.
In questo comportamento c'è una radice profonda da andare ad identificare nella storia evolutiva, anzi co evolutiva con gli esseri umani, del "miglior amico dell'uomo" che appunto ha camminato nel tempo insieme a noi e al nostro fianco. Ma i motivi vanno indagati conoscendo la personalità, la singola esperienza, il contesto e soprattutto il tipo di relazione che ogni cane ha con la persona di riferimento.
Seguendoci Fido non manifesta infatti solo il desiderio di non lasciarci soli e di non voler rimanere solo per un fatto di ‘mero affetto' ma bisogna sapere per ogni cane qual è il suo grado di autonomia e il tipo di attaccamento (cosiddetto "secondario" lì dove il "primario" è quello avuto con la genitrice) per capire i motivi alla base di questa modalità di interazione.
John Bowlby, il padre della teoria dell’attaccamento, parlava a questo riguardo di “figura di riferimento” già negli anni 60. Oggi l’etologia moderna ha ampiamente confermato che i cani si legano agli umani in un modo simile ai rapporti stretti che stringiamo tra di noi e si è passati a una visione non meccanicistica del cane e allo stesso tempo anche meno romantica, ovvero valutando il singolo individuo e soprattutto riconoscendo alla specie cognizioni ed emozioni proprie della specie.
Questo comportamento, dunque, può tanto entrare nell'alveo di ciò che è assolutamente normale esprimere da parte di Fido fino a poter rappresentare la manifestazione di un disagio che può rappresentare una patologia comportamentale.
3 motivi per cui il cane ci segue
Co evoluzione: cani e umani fanno cose insieme da almeno 30/40 mila anni
Studi recenti hanno anticipato a 30/40 mila anni fa l'inizio del percorso di co evoluzione tra cani e umani. Questo è senz'altro il punto di partenza che bisogna considerare quando si vanno a vedere dei comportamenti come quello che stiamo trattando e che è correlato allo studio della ‘memoria genetica‘ che appartiene a ogni specie.
Il rapporto tra uomo e cane è unico: non ci sono altre specie animali che hanno condiviso l'esistenza nel modo in cui l'hanno fatto Homo Sapiens e Canis Lupus Familiaris. In questo senso è d'obbligo andare a cercare il comportamento di seguire la persona di riferimento anche nell'ambito della storia evolutiva e riflettere su questa prossimità continua e necessaria a entrambi che ancora oggi risuona nella mente e nell'anima del nostro amico a quattro zampe.
E' bene però sapere anche che ci sono razze più dipendenti dagli esseri umani e altre che lo sono meno e che anche questo è da valutare all'interno di un focus che riguarda la genetica comportamentale. Per fare un esempio pratico, è più plausibile che un molosso segua ovunque il suo umano di riferimento rispetto a un nordico e il motivo è da ricercare nelle motivazioni dell'uno e dell'altro.
Il valore dell'attaccamento: che guida siamo stati per il nostro cane?
Come accennavamo, questo aspetto è da valutare da diversi punti di vista. Un cane che ci segue ovunque può essere del tutto equilibrato, non avere alcun disagio emotivo e semplicemente dare spazio alla sua motivazione affiliativa e anche protettiva nei nostri confronti. L'attaccamento che ha stabilito con noi è sempre la cartina di tornasole per comprendere questo tipo di comportamento ed è da approfondire anche e soprattutto se si tratta di ipotesi in cui invece Fido non ha sviluppato la giusta autonomia e auto efficacia e ci vede come una ‘stampella emotiva': qualcuno senza del quale si sente perso, confuso, solo. Essere un punto di riferimento sano, infatti, significa che il nostro cane sa che non c'è alcun problema a stare separati per un certo periodo di tempo e sta bene anche da solo: sa che noi siamo affidabili e presenti per lui quando è necessario e se non ci siamo non vuol dire che sia in pericolo.
Non tutti i cani, dunque, seguono la persona di riferimento per lo stesso motivo e a volte ci possono essere degli stati di disagio che vanno dunque indagati. Il modo in cui Fido ci ‘affianca', del resto, racconta chi è lui e chi siamo noi all'interno della relazione.
Stati di disagio: quando non lasciarci mai rappresenta uno stato di ansia
Quando quello starci accanto sempre rappresenta un problema lo si capisce anche dallo stato emotivo in cui Fido è: si agita, ansima e guaisce fuori la porta anche se l'avete chiusa per pochi secondi? Al rientro a casa, anche se vi siete allontanati per pochi minuti, trovate segni di distruzione o deiezioni? Questi esempi servono solo a capire che qualcosa decisamente non va e bisogna analizzare i motivi per cui si delinea un vero e proprio stato d'ansia dovuto alla separazione. Questo tipo di situazioni vanno affrontate insieme a un educatore o a un istruttore che a loro volta coinvolgeranno un veterinario esperto in comportamento per andare a indagare tra le pieghe della relazione e affrontare insieme alla persona e al cane un percorso di riabilitazione.
Cosa fare quando il cane ci segue ovunque
Chi è il vostro cane? Che carattere ha? Cosa gli piace fare? Quanto per lui è importante condividere ogni attimo con voi? Se non si hanno risposte a queste domande fondamentali nessuno potrà mai darvi i consigli giusti per comprendere da cosa dipende quel voler stare sempre al vostro fianco.
In generale, però, c'è una risposta su tutte: qualora questo comportamento vi provochi fastidio non serve a nulla sgridarlo, punirlo… insomma, avere un atteggiamento negativo nei suoi confronti. Andate alla radice del suo carattere ma anche interrogatevi su come voi lo avete ‘abituato' perché la dipendenza non è mai qualcosa di univoco e c'è responsabilità da parte umana nell'aver creato questo tipo di rapporto.
Sta a noi educare il cane all'autonomia, conoscendo il suo carattere e le sue predisposizioni. E' importante in soggetti non dotati di un'autonomia di base andare a supportarli non con un eccesso di amore e presenza ma di lavorare perché sviluppino una certa autonomia. Lo si può fare iniziando a riconoscere che quel seguire esprime uno stato di disagio e attraverso un percorso insieme a un professionista cinofilo, si consiglia con approccio cognitivo zooantropologico o relazionale, capire quali sono le alternative giuste che variano in base a ogni cane e ad ogni relazione.