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Isis: Gentiloni è il “ministro dell’Italia crociata”

L’Isis risponde alla Farnesina che, a proposito dell’avanzata delle bandiere nere in Libia, aveva ipotizzato un intervento più incisivo del nostro paese nella guerra al fondamentalismo dello Stato Islamico.
A cura di Redazione
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L'avanzata dell'Isis in Libia, i fotomontaggi del Vaticano con la bandiera nera dello Stato Islamico e poi l'appello dell’ambasciata italiana in Libia hanno portato ieri il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ad esprimere la posizione del nostro paese circa un intervento più incisivo nell'ambito di una coalizione internazionale: "se non si trova una mediazione” in Libia bisogna pensare “con le Nazioni unite a fare qualcosa in più". "L’Italia è minacciata dalla situazione in Libia, a 200 miglia marine di distanza", aveva proseguito il capo della Farnesina, pertanto "è pronta a combattere in un quadro di legalità internazionale". La risposta non ha tardato ad arrivare e, per giungere a noi, ha usato la radio ufficiale dello Stato Islamico, al-Bayan che, per la prima volta, ha citato il nostro paese. Gentiloni è stato presentato come "il ministro degli Esteri dell'Italia crociata", ancora una volta richiamando rivalità storiche di origine religiosa.

Il notiziario dell'Isis, trasmesso via Internet da Mosul, in territorio iracheno, ha dedicato la prima parte del programma all'Iraq e, nello specifico agli scontri a Baghdadi. Poi l'avanzata verso est, che porta le bandiere nere a sud del nostro paese. Dopo Sirte, di cui l'Isis ha occupato la stazione radio, lo Stato Islamico sta cercando di proseguire verso Tripoli e Bengasi, ma proprio durante la diretta radio l'aviazione libica scaricava le proprie bombe su una colonna dei fondamentalisti diretti verso il giacimento petrolifero di Al Zahram, a sud-est di Sirte. Una stazione di servizio, tuttavia, è stata data alle fiamme dai miliziani dell'Isis.

Dopo la stazione radio, i sunniti dello Stato Islamico, hanno rafforzato la propria presenza a Sirte, occupando alcuni edifici pubblici. Uomini armati hanno fatto irruzione nelle strutture e costretto gli impiegati a liberare gli edifici. La stessa sorte, stando a quando comunicato dall'agenzia Lana, è toccata all'ospedale che era difeso dalle milizie del ‘Central Libya Shield'.

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