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Tre cose da sapere sull’euro digitale e sul futuro dei pagamenti in Europa

L’euro digitale è sempre più vicino: la BCE punta al 2029 per il lancio ufficiale della moneta elettronica europea. Un progetto economico e politico per rafforzare la sovranità dell’Unione e ridurre la dipendenza dal dollaro e dai colossi americani dei pagamenti.
A cura di Elisabetta Rosso
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A un certo punto avere un euro digitale è diventato particolarmente importante. Negli ultimi mesi l'Unione europea ha accelerato i lavori, poi, il 30 ottobre, ha annunciato che la fase preparatoria era ufficialmente conclusa. Se tutto andasse secondo i piani le prime operazioni sperimentali potrebbero prendere il via già nella seconda metà del 2027, e il lancio ufficiale, invece, è previsto per il 2029. 

Da anni si parla di euro digitale, una versione elettronica della moneta unica, complementare a contanti e carte, ma emessa direttamente dalla BCE, ora con Donald Trump che oltreoceano spinge su stablecoin legate al dollaro, acquista un nuovo peso politico. L’obiettivo è garantire la sovranità monetaria europea in un mondo dove i pagamenti elettronici stanno rapidamente sostituendo il denaro contante.

La BCE, infatti, teme che senza una valuta digitale propria l’Unione Europea finisca per dipendere eccessivamente da colossi americani come Mastercard e Visa o, peggio ancora, da giganti tecnologici come Apple, Meta o X (ex Twitter), pronti a entrare nel settore dei pagamenti. L’euro digitale, in questa prospettiva, è tanto un progetto economico quanto una risposta geopolitica: serve a difendere l’autonomia finanziaria europea.

Come funziona (e in cosa si differenzia)

L'euro digitale rappresenta una forma di “contante virtuale” con lo stesso valore legale dell’euro fisico. A differenza dei pagamenti digitali attuali, non richiederebbe necessariamente l’intermediazione delle banche commerciali. Ogni cittadino potrebbe detenere il proprio denaro in un portafoglio digitale gestito dalla BCE, accessibile tramite smartphone.

Un euro digitale nel portafoglio avrebbe lo stesso valore legale di una moneta reale nel portafoglio fisico. Oggi, il denaro depositato in banca è in realtà una promessa: la maggior parte è infatti utilizzato per finanziare prestiti e investimenti, e solo una frazione esiste realmente in contanti. Con l’euro digitale, invece, ogni unità sarebbe effettivamente “bloccata” in un conto garantito dalla BCE, quindi protetta da possibili fallimenti bancari o crisi di liquidità.

Dal punto di vista tecnico, i pagamenti sarebbero diretti e istantanei: basterebbe trasferire gli euro digitali da un portafoglio all’altro, senza passare per circuiti come Visa o Mastercard. L’infrastruttura, però, richiederà comunque la collaborazione di banche e operatori finanziari per la distribuzione e la gestione dei fondi.

Un dibattito acceso a Bruxelles: privacy e tetto massimo

Il progetto, però, divide profondamente governi e parlamentari europei. Molti deputati, soprattutto tra i conservatori, temono che l’euro digitale possa aprire la porta a forme di sorveglianza statale o mettere in crisi il sistema bancario tradizionale.

Tra gli oppositori più influenti c’è il deputato spagnolo Fernando Navarrete, ex banchiere centrale incaricato di negoziare il quadro giuridico dell’euro digitale attraverso il Parlamento. Navarrete ha definito l’euro digitale “una misura estrema” e “una minaccia nucleare” per il settore bancario, sostenendo che la priorità dovrebbe essere migliorare i pagamenti transfrontalieri esistenti, piuttosto che creare una nuova infrastruttura pubblica.

Alcuni Paesi, come Germania e Paesi Bassi, chiedono garanzie massime sulla privacy dei cittadini e vogliono assicurarsi che i pagamenti digitali non diventino tracciabili dallo Stato. Il Belgio, invece, ha posto una condizione chiara: sosterrà il progetto solo se l’euro digitale potrà essere usato anche offline, proprio come il contante.

Altro nodo cruciale riguarderà i limiti individuali: quanti euro digitali potrà detenere ogni cittadino? I governi vogliono fissare un tetto massimo per evitare fughe di capitali dai conti bancari, temendo un effetto domino sul sistema creditizio.

Il contesto globale: la sfida delle valute digitali

La corsa alle valute digitali non è solo europea. Negli Stati Uniti, l’amministrazione di Donald Trump ha rilanciato il dibattito approvando il Genius Act, una legge che mira a favorire lo sviluppo degli stablecoin, criptovalute il cui valore è ancorato a valute tradizionali, come il dollaro. A differenza del Bitcoin, soggetto a forti oscillazioni, gli stablecoin offrono stabilità e stanno attirando crescente interesse da parte di istituzioni finanziarie e consumatori.

Proprio questa tendenza ha spinto la BCE ad accelerare: se i pagamenti globali iniziassero a spostarsi su stablecoin legati al dollaro, l’euro rischierebbe di perdere peso come moneta di riferimento internazionale. L'euro digitale quindi rappresenta molto più di una questione tecnica: è una sfida per il futuro dell'indipendenza economica europea.

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