Sta per arrivare un videogioco ambientato a Gaza: lo ha creato un ex soldato di Israele

Un ex soldato israeliano sta sviluppando un videogioco propagandistico ambientato a Gaza. Si intitola Shield of David e la sua uscita è prevista per il 7 ottobre 2025. Lo sviluppatore, Ilan Raz, ha dichiarato ai media israeliani di voler raccontare “fatti reali” sui soldati IDF impiegati nella Striscia, con l’obiettivo di umanizzarli e documentare la loro “dolorosa verità”. Nel trailer pubblicato sul suo canale YouTube (oltre 400.000 iscritti), i commenti – pochi, circa una ventina – appaiono subito divisivi: c’è chi osanna il progetto, anche con profili bot, e chi invece reagisce con disgusto, chiedendo “si spara ai bambini affamati?”. Nel video si vedono soldati correre e sparare in una città distrutta che richiama da vicino la devastazione attualmente in corso a Gaza.
Come riportato da Al Jazeera, non è ancora noto su quali piattaforme il gioco sarà distribuito, ma Raz ha affermato di aver avviato trattative con due grandi store online. Un accordo sarebbe però saltato a causa di “aspetti problematici” del gameplay che lo sviluppatore si è rifiutato di modificare. Raz ha inoltre annunciato di voler offrire copie gratuite del gioco ai soldati israeliani.
Secondo The Observer, non è un caso che membri dell’IDF abbiano più volte dichiarato che “la situazione a Gaza ricorda un videogioco”, con civili palestinesi trasformati in bersagli reali anche durante esercitazioni con droni. Shield of David può essere considerata un'ulteriore operazione propagandistica attuata da Israele. Già da mesi il Paese è impegnato in campagne di diffusione di fake news, sia contro la Rappresentante Speciale ONU Francesca Albanese, sia contro la fondazione per Hind Rajab.
L'intreccio tra videogiochi e propaganda
Non è certo la prima volta che un videogioco viene usato per fini propagandistici, sfociando poi in controversie. È il caso di America’s Army, videogioco cooperativo del 2002 sviluppato direttamente dall’esercito americano. Sono gli anni delle guerre in Afghanistan e, successivamente, in Iraq. Secondo quanto riportato da Ed Halter in From Sun Tzu to Xbox. War and Videogames (Thunder’s Mouth Press 2006), America’s Army è stato utilizzato come campagna di reclutamento tra i giocatori americani, con risultati molto positivi, paragonabili all'operazione della Prima Guerra mondiale con i manifesti dello Zio Sam e la scritta “I Want You for the U.S. Army”.

Sempre dagli Stati Uniti proviene un altro titolo controverso: Six Days in Falluja, pubblicato nel 2023. Anche in questo caso il teatro è la guerra in Iraq iniziata nel 2003. Come Shield of David, il gioco sviluppato dallo studio con sede a Seattle ha come obiettivo quello di umanizzare i soldati americani impegnati in battaglie urbane lontano da affetti e parenti. Ricordiamo che in quella occasione, l’esercito americano utilizzò il fosforo bianco sui civili, come rivelato dall’inchiesta Falluja. La strage nascosta di Sigfrido Ranucci e Maurizio Torrealta.
In questo discorso rientra il ben più noto e commerciale Call of Duty. Al di là di una narrazione che spettacolarizza la guerra rispetto agli eventi storici reali, il titolo di Activision è stato al centro di dibattiti nel 2009 a causa della missione “No Russian” nel capitolo Modern Warfare 2. In quel frangente, era necessario sparare a dei civili all’aeroporto di Mosca nei panni di terroristi russi e dare così un pretesto a una guerra tra Stati Uniti e Russia.
I videogiochi contro la guerra
Sebbene la ludicizzazione della guerra nei videogiochi commerciali sia un po’ la prassi, esistono diversi titoli che negli anni hanno provato a cambiare la narrazione, mostrandone i lati più cruenti. Parliamo per lo più di piccole produzioni per quel che riguarda le dimensioni del team di sviluppo e del budget, ma di grandi opere di coraggio per i temi trattati. In tal senso, vale la pena citare Valiant Hearts, il videogioco di Ubisoft Montpellier che racconta le atrocità della Prima guerra mondiale. In questo caso non ci sono buoni e cattivi, né nemici. Nel gioco non si uccide mai un soldato avversario. Si scappa solo dal male della guerra moderna che attanaglia uomini e donne d’Europa e Stati Uniti.

C’è poi This War of Mine di 11bit Studio, produzione polacca del 2015 di stampo survival ambientata in un contesto ispirato alla guerra in Bosnia ed Erzegovina degli anni Novanta. Per la prima volta nella storia del medium videoludico, chi gioca non comanda un soldato, ma un manipolo di civili – tra cui bambini – costretti alla sopravvivenza. Un titolo struggente, che riesce ad immergere nel tetro contesto della guerra contemporanea. Menzione doverosa anche a Spec Ops: The Line, sparatutto in terza persona di matrice britannica pubblicato nel 2012, che rimette al centro l’uso del fosforo bianco sulla popolazione civile in una distopica Dubai, oltre alla manipolazione a cui sono soggetti i soldati. Tema che funge da pilastro anche nel recente remake Metal Gear Solid Delta.
Infine, un’altra potente critica alla guerra viene dalla Palestina con il prototipo videoludico Palestine Skating Game. Al momento disponibile sole come demo, nel gioco le protagoniste lottano per un futuro migliore a Gaza tramite pattini a rotelle e graffiti. Il titolo è disponibile gratuitamente su itch.io, ma è possibile fare una piccola offerta. Gli introiti vengono utilizzati dal team per supportare professionisti e professioniste palestinesi e libanesi coinvolti dall’attuale crisi umanitaria in Medio Oriente.