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Sta nascendo un nuovo modo di giocare a Dungeons & Dragons: forse i vecchi giocatori se lo ricordano

Giocatori e giocatrici riscoprono le regole essenziali e il rischio reale dei personaggi in un ritorno alle origini di Dungeons&Dragons, e non solo. Una fascinazione per il gioco “vecchia scuola”, che coinvolge anche i videogiochi.
A cura di Lorena Rao
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Una mappa disegnata a matita. Un dado a venti facce. Intanto, la voce del master descrive un corridoio umido, un rumore lontano, una torcia che rischiara appena le pareti. Spetta ai giocatori attorno al tavolo, ciascuno con un proprio personaggio da interpretare, superare tutto questo attraverso fantasia e intuizione. In origine, Dungeons&Dragons era questo: un gioco nato nei primi anni Settanta, cresciuto in garage e cantine, diffuso poi fino a diventare fenomeno pop grazie a serie come Stranger Things e The Big Bang Theory.

Oggi, pochi mesi dopo l’arrivo dell'ultima edizione ufficiale di Wizards of the Coast, caratterizzata da regole aggiornate e nuovi manuali di gioco, una parte della community sceglie di guardare indietro, verso un modo di giocare più immediato, più crudo, più esposto al rischio. È la Old School Renaissance, un ritorno consapevole alle radici del gioco di ruolo.

Cos'è la Old School Renaissance

La Old School Renaissance – o OSR – nasce come reazione alle complessità del gioco moderno. I regolamenti dettagliati consentono campagne strutturate, ma possono limitare la spontaneità e la creatività. L’OSR propone invece schede snelle, regole essenziali e una filosofia basata sull’ingegno del giocatore, sull’incertezza e sulla tensione continua. Qui i personaggi non sono eroi predestinati alla vittoria: la morte è possibile, spesso probabile, e ogni tiro di dado può ribaltare la storia. È un modo di giocare più grezzo ma più diretto, dove disegnare una mappa su carta o improvvisare una soluzione diventano parte del piacere.

Negli ultimi anni questa scena si è ampliata grazie a titoli indipendenti come Old-School Essentials, o giochi ancora più essenziali come Knave, che rinunciano alle classi dei personaggi, limitano la magia e rendono la morte una compagna costante. C'è poi un esempio ancora più estremo che è Mörk Borg, manuale svedese che unisce estetica metal, colori acidi e un mondo sull’orlo dell’apocalisse. Uno studio italiano, Morbidware, sta sviluppando il videogioco, Heresy Supreme, in arrivo nel 2026.

OLD SCHOOL RENASSAINCE | Un esempio di mappe disegnate a mano.
OLD SCHOOL RENASSAINCE | Un esempio di mappe disegnate a mano.

Anche la cultura online ha contribuito a riportare alla ribalta questo immaginario. Su TikTok e YouTube aumentano i contenuti che insegnano a creare dungeon “alla vecchia maniera”. Canali come Questing Beast, Dicebreaker o l’italiano Loot & Roll raccontano regole del 1974 con un linguaggio visivo fatto di meme e ironia. È una combinazione inattesa ma efficace, che trasforma la nostalgia in contenuto digitale. Persino chi non ha mai tirato un D20, il suddetto dado a venti facce, riconosce ormai questa estetica fatta di mappe disegnate a mano, copertine dei manuali sbiadite e dadi colorati: un immaginario minimal, quasi vintage, che ricorda come basti la fantasia per costruire un’avventura.

C'è pure la old school videoludica

Negli ultimi anni, anche il mondo videoludico è stato travolto da questa fascinazione per il passato. Le nuove generazioni stanno riscoprendo – e apprezzando – estetica pixel, meccaniche di gioco intuitve e musica a 8bit. Proprio come i primi titoli Nintendo. Secondo un’analisi del Guardian, lo stile retro cattura soprattutto i giocatori più giovani, che non hanno vissuto direttamente l’epoca delle console a 8 o 16 bit ma trovano in quei giochi una forma di stabilità e di comfort, quasi una pausa dalla frenesia digitale contemporanea.

In questo spazio convivono titoli come Stardew Valley, che attraverso la pixel art offre un un rifugio bucolico. Dave the Diver, capace di mescolare ironia e routine quotidiana. Undertale, che trasforma la grafica minimalista in una forza narrativa innovativa. E poi ci sono produzioni come Celeste, Shovel Knight, A Short Hike o Eastward, che reinterpretano il linguaggio visivo degli anni ’80 e ’90 con sensibilità moderne. Il risultato è un’ondata di esperienze intime, artigianali, che scelgono la semplicità non come limite ma come stile.

OLD SCHOOL RENASSAINCE | Uno screen di Undertale, il capolavoro di Toby Fox.
OLD SCHOOL RENASSAINCE | Uno screen di Undertale, il capolavoro di Toby Fox.

Il ritorno a pratiche “old-school”, sia attorno a un tavolo con i manuali sia davanti a uno schermo pixelato, non è un esercizio nostalgico ma una scelta culturale precisa. È il desiderio di esperienze in cui l’imprevisto non è un errore da correggere ma una scintilla da seguire, in cui la creatività non dipende dalla tecnologia ma dalla fantasia e la lentezza diventa fondamentale per assaporare ogni momento. In un’epoca frenetica che tende a prevedere tutto, la rinascita del retrò ricorda che il gioco, per essere davvero vivo, ha bisogno di spazi imperfetti, aperti e imprevedibili. Gli stessi che, oggi come ieri, fanno scattare quella meraviglia che ci spinge a lanciare i dadi o premere “Start”.

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