Sembravano suore vere, invece era tutto per fare like: cosa c’è dietro il caso Vitadasuore

Spacciarsi per religiosi pur di fare views. Nell’ultimo anno c’è stata un'esplosione del fenomeno di preti e suore social tanto che a fine luglio, Papa Leone XIV ha indetto all’interno del Giubileo una giornata dedicata a quelli che sono stato ribattezzati influencer cattolici e missionari digitali. Laici e non. Una tendenza che ha creato qualche problema all’interno della stessa chiesa: da don Roberto Fiscer criticato per i suoi contenuti ritenuti poco in linea con la dottrina, fino a don Ravagnani, il quale è finito al centro di un polverone per aver promosso integratori che poco hanno a che fare con lo Spirito Santo. Qui trovate la sua intervista a Fanpage.it.
Il fenomeno è uscito però anche fuori dalla cerchia: nelle ultime settimane infatti sono venuti a galla diversi profili di finti religiosi che, forse per cavalcare l’onda, hanno deciso di vestire colletti e veli pur di fare interazione. Non solo per pompare le interazioni ma anche per realizzare profitti illeciti. Il caso più eclatante è stato segnalato dalla rivista spagnola Vida Nueva, che ha segnalato il discutibile operato di un’omonima “Madre Teresa”. Cilena, la donna si spaccia come sorella delle “Carmelitane Samaritane del Cuore di Gesù” nella “Chiesa episcopale del Cile”: c’è un piccolo dettaglio però nella narrazione che la presunta suora dà i suoi follower, ovvero di essere appartenente a un ordine cattolico ma al servizio di una chiesa anglicana.
Nei suoi account TikTok “grutasantarita” e Instagram “taller_santa_rita” la donna sfrutterebbe il velo per realizzare delle piccole truffe. Non solo, secondo le tv locali questa Madre Teresa fino a poco tempo fa andava in strada spacciandosi per un religioso, Alejandro del Santísimo Trino de los Laicos Dominicanos y de la Beata Teresa de Calcuta. Dietro questa specie di supereroe religioso, in grado di trasformarsi all’occorenza, ci sarebbe Andrés Alfaro Araya, condannato nel 2016 per truffa.
Il caso dell'account Vita Da Suore
In Italia ha fatto scalpore il caso dell’account Vitadasuore: su TikTok se ne è parlato per giorni. Nato in autunno, il profilo doveva essere all’apparenza il racconto della quotidianità di due religiose, Suor Paola e Suor Felicetta. Tuttavia, se le ricette che mostrano ai loro follower come il viralissimo “Panzerotto del Papa”, sembrava pertinente a un profilo del genere, la capacità di intercettare certi trend ha iniziato a far drizzare le antenne a qualcuno.
Così, si è scoperto che dietro la strategia delle suore più conosciute di TikTok Italia non c’era un capacissimo social media manager: quello di Vitadasuore, infatti, è un progetto editoriale. Si tratta di un appendice del film “Tutte insieme all’Abbazia”, sorta di remake di “Sister Act”, che ha avuto maggior riscontro oggi che all’uscita. I tre volti di quel profilo non sono di vere suore, ma attrici. Tra gli indizi che hanno permesso di capirlo, c’è sicuramente l’abito. Le tre suore, infatti, si dicono appartenenti all’abbazia di Fossanova, peccato che le suore – vere – che abitano quell’abbazia indossano un abito diverso.
Ma non è finita. La fede sui social tira quanto cagnolini e bebè. Per questo, spesso, si cerca di unire questi tre elementi per creare una ricetta esplosiva di like. Un esempio? Il video di una neonata addormentata vestita da santa Teresa di Lisieux: girato su diversi account, ha macinato centinaia di migliaia di interazioni tra like, commenti e preghiere. E ancora: il cane che “recita” il rosario, oppure il bambino vestito da Papa Leone su una micro papa mobile. Insomma, se c’è uno spazio in cui la Chiesa ha ancora appeal è quello dei social, tanto che anche i non appartenenti alla categoria ne approfittano per fare engagement. La difficoltà ora è per chi è dell’altro lato dello schermo: per distinguere i creator religiosi veri da quelli falsi c’è bisogno di un atto di fede.