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Se hai Spotify o YouTube Music su iPhone potresti avere un rimborso: il calcolo di Altroconsumo

Per anni le commissioni dell’App Store hanno aumentato i prezzi di Spotify, YouTube Music e altri servizi. Ora Altroconsumo ha avviato un’azione collettiva per il rimborso agli utenti.
A cura di Elisabetta Rosso
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Per anni, chi ha sottoscritto un abbonamento a un servizio di musica in streaming da iPhone ha pagato più del dovuto. Secondo il report di Altroconsumo è accaduto a milioni di utenti che hanno attivato piattaforme come Spotify, Deezer o YouTube Music direttamente dall’App Store, senza essere informati che lo stesso abbonamento poteva costare meno se acquistato al di fuori dell’ecosistema Apple.

La differenza di prezzo non dipende dalle scelte delle singole piattaforme, ma da una politica commerciale di Apple. Attraverso l’App Store, l’azienda ha imposto commissioni e vincoli che hanno inciso sui prezzi finali degli abbonamenti, favorendo il proprio servizio Apple Music e penalizzando i concorrenti. Per questo motivo l'azienda era già stata multata dalla Commissione Europea nel 2024 per oltre 1,8 miliardi di euro. Ora, Altroconsumo ha lanciato un’azione collettiva per chiedere il rimborso delle somme pagate in eccesso dagli utenti coinvolti.

La commissione dell’App Store

A partire dal 2014, Apple ha applicato una commissione del 30% sugli acquisti in-app per i servizi di streaming musicale concorrenti di Apple Music. Dal secondo anno di abbonamento la percentuale scendeva al 15, ma il meccanismo restava invariato. Le piattaforme non potevano evitare il sistema di pagamento dell’App Store e non erano libere di informare gli utenti dell’esistenza di opzioni più economiche esterne all’app.

Per assorbire questi costi, molti servizi hanno aumentato i prezzi degli abbonamenti su iPhone e iPad. Di conseguenza, gli utenti Apple si sono trovati a pagare di più rispetto a chi sottoscriveva lo stesso servizio su altri dispositivi o tramite il web. Apple Music, invece, non essendo soggetta alla commissione, ha mantenuto un prezzo più competitivo.

Un elemento centrale è la mancanza di trasparenza. Apple impediva agli sviluppatori di informare gli utenti iOS della possibilità di abbonarsi a prezzi più bassi tramite i siti web ufficiali. In pratica, chi usava un iPhone non veniva messo nelle condizioni di sapere che stava pagando di più. Con l’eccezione di Spotify, che dal 2023 non consente più il pagamento tramite App Store.

A quanto ammontano i rincari: i calcolo di Altroconsumo

Altroconsumo ha condiviso una tabella riepilogativa che mette a confronto i prezzi degli abbonamenti ai principali servizi di musica in streaming, evidenziando in modo chiaro i rincari applicati agli utenti che hanno sottoscritto i piani tramite App Store. Questi sono gli aumenti in seguito alla commissione:

  • Spotify, Deezer e YouTube Music: da 9,99 a 12,99 euro
  • YouTube Premium: da 11,99 a 15,99 euro
  • Amazon Music: da 10,99 a 11,99 euro
  • SoundCloud Go+: da 9,99 a 12,99 euro
  • Tidal e Napster: da 10,99 a 13,99 euro

Secondo Altroconsumo, le commissioni di Apple sono state applicate tra il 2014 e il 2015, quando l’azienda ha reso obbligatorio il proprio sistema di pagamento per gli abbonamenti ai servizi di musica in streaming diversi da Apple Music. Questo sistema è rimasto attivo per anni. In media, chi si è abbonato tramite App Store ha pagato circa 109 euro in più per Spotify, 125 euro per YouTube, 39 euro per Amazon Music, 107 euro per SoundCloud, 168 euro per Tidal e fino a 200 euro per Napster.

La sanzione dell’Unione Europea

Il caso rientra in un quadro più ampio. Il 4 marzo 2024 la Commissione Europea ha multato Apple per oltre 1,8 miliardi di euro. Secondo Bruxelles, l’azienda ha abusato della propria posizione dominante nel mercato della distribuzione di app, limitando la concorrenza e causando un aumento dei prezzi per i consumatori.

"Per un decennio, Apple ha abusato della sua posizione dominante nel mercato della distribuzione di app di streaming musicale attraverso l'App Store. Lo ha fatto impedendo agli sviluppatori di informare i consumatori sui servizi musicali alternativi e più economici disponibili al di fuori dell'ecosistema Apple", ha spiegato Margrethe Vestager, vice presidente della Commissione europea. "Questo è illegale, secondo le norme antitrust dell'Ue".

Le pratiche contestate hanno inciso direttamente sui costi sostenuti da milioni di utenti europei. Secondo la Commissione, "le informazioni critiche sarebbero state nascoste in modo che gli utenti non potessero fare scelte informate", ha aggiunto Vestager. Per questo alcuni consumatori potrebbero aver pagato di più: non erano consapevoli che avrebbero potuto risparmiare se si fossero abbonati al di fuori dell’app.

Le richieste di rimborso

Dopo la decisione della Commissione, Altroconsumo e il network europeo Euroconsumers hanno avviato un’azione collettiva per ottenere un risarcimento a favore degli utenti coinvolti. "Ogni consumatore a cui sono stati sistematicamente addebitati costi eccessivi per l'ascolto di Spotify, Deezer, YouTube Music, Soundcloud, Amazon Music, Tidal e Qobuz sul proprio iPhone e iPad tramite l'App Store di Apple da luglio 2013 in poi dovrebbe riavere indietro ogni singolo euro speso in più e un risarcimento per "danno non patrimoniale" per ogni anno di abbonamento", ha spiegato Altrocunsumo.

Possono aderire i consumatori che, dal 2013 in poi, hanno sottoscritto abbonamenti a servizi di musica in streaming su iPhone o iPad tramite App Store. L’obiettivo è recuperare le somme pagate in eccesso e ottenere un indennizzo per il danno subito.

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