Se anche i Massive Attack se ne vanno allora Spotify ha un bel problema

Anche i Massive Attack se ne vanno. E questo per Spotify è un problema. La band in una nota ha spiegato che ha scelto di abbandonare la piattaforma in segno di protesta contro gli investimenti di Danile Ek, fondatore di Spotify, nella start-up Helsing. L'azienda è specializzata in intelligenza artificiale applicata alla difesa e alla produzione di droni, aerei e sottomarini. "Vedere i proventi del nostro lavoro contribuire allo sviluppo di tecnologie letali e distopiche. Per noi è inaccettabile”, ha dichiarato la band.
I Massive Attack non sono i primi – già i King Gizzard and the Lizard Wizard, Godspeed You! Black Emperor, Deerhoof e Wu Lyf avevano deciso di abbandonare Spotify – sono però la prima band di una major a prendere posizione. Ora, i Massive Attack sono da sempre schierati – basti pensare che pochi giorni fa hanno annunciato un concerto a São Paulo in concomitanza con il vertice COP30 sul cambiamento climatico, collaborando con gruppi indigeni per promuovere i diritti delle popolazioni native e la giustizia climatica – non è detto quindi che altri seguano la scia. Eppure l'addio della band potrebbe innescare un effetto domino. E se altri artisti delle major seguissero l'esempio dei Massive Attack, allora Spotify dovrebbe fare davvero i conti con gli investimenti del suo Ceo.
L'addio dei Massive Attak
Massive Attack hanno annunciato la loro scelta parallelamente all’adesione a No Music for Genocide, una campagna che riunisce oltre 400 artisti ed etichette impegnati a rendere inaccessibile la propria musica sulle piattaforme di streaming in Israele.
"Indipendentemente da questa iniziativa e alla luce dei (segnalati) significativi investimenti del suo CEO in un'azienda che produce droni militari e tecnologia AI integrata in aerei da combattimento, Massive Attack ha inoltrato una richiesta separata alla nostra etichetta affinché la nostra musica venga rimossa dal servizio di streaming Spotify in tutti i territori.
A nostro avviso, il precedente storico di un'azione efficace da parte degli artisti durante l'apartheid in Sudafrica e l'apartheid, i crimini di guerra e il genocidio attualmente commessi dallo Stato di Israele rendono la campagna No Music for Genocide un imperativo.
Nel caso specifico di Spotify, l'onere economico che da tempo grava sugli artisti è ora aggravato da un onere morale ed etico, per cui il denaro duramente guadagnato dai fan e gli sforzi creativi dei musicisti finiscono per finanziare tecnologie letali e distopiche.
Basta così, è più che sufficiente.
Un altro modo è possibile."
Come dicevamo, i Massive Attack non sono i primi, ma a differenza di molte band indipendenti migrate su Bandcamp, il gruppo di Bristol – legato a un’etichetta major – non potrà rendere disponibile la propria musica su piattaforme alternative.
Cosa sappiamo sugli investimenti di Daniel Ek
A giugno la società d’investimento di Daniel Ek, fondatore e CEO di Spotify, ha investito 600 milioni di euro in Helsing. La start up è stata fondata nel 2021 da Torsten Reil (ex imprenditore nel settore dei videogiochi), Gundbert Scherf (già funzionario del ministero della Difesa tedesco) e Niklas Köhler (ricercatore in intelligenza artificiale).
Helsing ha cominciato a produrre software basati sull’intelligenza artificiale capaci di analizzare grandi volumi di dati provenienti da sensori e sistemi d’arma sul campo per supportare in tempo reale le decisioni operative in ambito militare. Nel corso dell’ultimo anno però ha ampliato il proprio raggio d’azione avviando anche la produzione di droni da combattimento, sottomarini e jet autonomi. Ha anche recentemente testato con successo un sistema di combattimento aereo autonomo e sta lavorando allo sviluppo di una flotta di sottomarini senza pilota per operazioni di sorveglianza.
La posizione di Spotify
Spotify ha replicato sottolineando che la piattaforma e Helsing sono “due aziende completamente separate” e che la società di difesa “non è coinvolta nel conflitto a Gaza”, ma lavora esclusivamente al sostegno della resistenza ucraina contro l’aggressione russa. Anche Helsing, in un comunicato, ha ribadito che le sue tecnologie vengono utilizzate “a scopo di deterrenza e difesa in Europa” e non in altri scenari di guerra. Ma le buone intenzioni dichiarate potrebbero non essere sufficienti. E ora che i Massive Attack se ne sono andati, chi sarà – se ci sarà- il prossimo?