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Intelligenza artificiale (IA)

Sam Altman lancia il codice rosso per ChatGPT: cosa succede dopo l’allarme interno

OpenAI lancia il “codice rosso” per migliorare ChatGPT e difendere la leadership nel mercato dell’IA generativa, sotto la pressione di Google Gemini 3.
A cura di Elisabetta Rosso
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Sam Altman ha lanciato il “codice rosso”. A tre anni dal debutto di ChatGPT, OpenAI deve accelerare per stare al passo con i concorrenti, per questo il Ceo e fondatore ha fatto scattare l'allarme interno. Altman ha parlato di un momento “critico”: OpenAI è stata la prima, ma questo non le assicura di rimanere in testa. E infatti, il codice rosso arriva in un momento delicato. Google ha presentato Gemini 3, che negli ultimi benchmark pubblici ha superato diversi concorrenti per capacità di ragionamento, velocità di generazione e gestione integrata di testo, immagini e video.

Con circa 800 milioni di utenti settimanali, al momento, ChatGPT rimane il prodotto di punta dell’intelligenza artificiale generativa. Tuttavia Google ha un vantaggio strutturale. Forte del suo motore di ricerca – una delle principali fonti di ricavi digitali al mondo – dispone di risorse finanziarie e di un patrimonio dati che le consente di spingere sullo sviluppo dei modelli Gemini.

Gemini 3 ha colpito anche figure di spicco dell’industria tecnologica. Per esempio Marc Benioff, CEO di Salesforce, ha dichiarato pubblicamente di aver scelto di utilizzare Gemini 3. "Uso ChatGPT ogni giorno da 3 anni. Ho appena passato 2 ore su Gemini 3. Non tornerò indietro. Il salto è pazzesco: ragionamento, velocità, immagini, video… tutto è più nitido e veloce. Sembra che il mondo sia appena cambiato, di nuovo", ha scritto su X.

Il piano di OpenAI

OpenAI ha temporaneamente sospeso un progetto per introdurre formati pubblicitari, preferendo concentrare le energie sull’aggiornamento di ChatGPT. Nick Turley, responsabile del prodotto, in occasione dell'anniversario del chatbot ha scritto: "Il nostro obiettivo ora è continuare a rendere ChatGPT sempre più efficiente, continuare a crescere ed espandere l'accesso in tutto il mondo, rendendolo ancora più intuitivo e personale. Grazie per questi tre anni incredibili. C'è ancora molto da fare!"

OpenAI intende intervenire su più fronti: aumentare la velocità, migliorare l’affidabilità, rendere le risposte più personalizzate e ampliare la capacità del sistema di rispondere a un ventaglio più ampio di domande. L’ultima volta che era scattata una simile emergenza interna — un “codice rosso” — era nel 2022. A lanciarlo però era stato Google, proprio dopo il lancio di ChatGPT. Tre anni dopo, i ruoli sembrano essersi invertiti. 

Un’emergenza che nasce anche dai numeri

La decisione di dichiarare “code red” riflette non solo pressioni competitive, ma anche tensioni più profonde sul piano economico e strategico. OpenAI, infatti, non è ancora redditizia, nonostante un valore stimato (secondo alcune fonti) attorno ai 500 miliardi di dollari e il sostegno di partner strategici. Microsoft, che utilizza i modelli dell’azienda all’interno dei suoi servizi cloud e di produttività, è il suo investitore principale. Anche SoftBank e altri fondi internazionali hanno partecipato ai recenti round di finanziamento.

Per sostenere l’evoluzione dei modelli futuri, l’azienda ha previsto investimenti colossali: 1.400 miliardi di dollari in infrastrutture e data center nei prossimi otto anni. Una cifra enorme, legata all’esigenza di garantire la potenza computazionale necessaria ad addestrare sistemi sempre più complessi. “Il rischio principale”, ha spiegato Altman ai dipendenti, “non è avere troppe risorse, ma averne troppo poche”.

Anche Apple cambia strategia sull’intelligenza artificiale

Il clima di competizione ha smosso anche Apple, storicamente più cauta nell’introdurre funzionalità di AI nei propri dispositivi. La società di Cupertino ha nominato un nuovo vicepresidente per l’intelligenza artificiale: Amar Subramanya, in arrivo da Microsoft dopo una lunga esperienza in Google, dove ha ricoperto ruoli chiave nello sviluppo dell’assistente Gemini.

È un segnale di riorganizzazione importante, visto che Apple ha recentemente rinviato al 2026 gli aggiornamenti più significativi per Siri, lasciando ai concorrenti – Samsung per primo – il vantaggio di integrare più rapidamente strumenti basati su IA generativa nei loro ecosistemi.

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