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Questa carta di Pikachu in versione van Gogh ha quasi distrutto un museo di Amsterdam

Quanto accaduto ad Amsterdam nelle scorse settimane testimonia l’isteria collettiva che genera Pokémon, un brand che a distanza di anni resta inarrestabile sul fronte fatturato e popolarità. Ecco perché tutti vogliono avviare delle collaborazioni, anche se spesso non finiscono bene.
A cura di Lorena Rao
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Pikachu come van Gogh nell'autoritratto con cappello di feltro grigio. Era questa la carta che avrebbero ottenuto gratuitamente i visitatori del Museo van Gogh di Amsterdam grazie alla collaborazione con The Pokémon Company. Non è però finita bene. Dal 28 settembre 2023 al 7 gennaio 2024, il museo ospiterà una mostra temporanea con alcuni rifacimenti delle opere di van Gogh in salsa Pokémon. Per spingere l'iniziativa, volta a celebrare i 50 anni di storia del museo e avvicinare le nuove generazioni, l'istituto avrebbe donato la carta dell'autoritratto di Pikachu a chiunque avesse acquistato un gadget a tema dallo store interno.

Idea interessante, fin troppo. Fin dal primo giorno sono arrivate al museo folle inferocite, pronte ad accapararsi con fare violento e agguerrito qualsiasi oggetto utile per ottenere l'ambita carta Pokèmon e rivenderla online (ora su eBay la si trova a 280 euro). Per ritornare a una situazione di sicurezza e bloccare il fenomeno di bagarinaggio, il Museo van Gogh ha quindi comunicato che cesserà la distribuzione della carta, la quale tornerà ad essere disponibile solo in alcuni negozi olandesi a partire dal 2024.

L'isteria collettiva per i Pokémon

Non è la prima volta che un'iniziativa con protagonisti i Pokémon finisce male. È successo nel 2021 alla catena di fast food McDonald's, costretta a chiudere prima del previsto la distribuzione di carte coi mostriciattoli tascabili tramite Happy Meal a causa dell'enorme domanda mandata avanti non solo da bambini e famiglie – i target di riferimento – ma soprattutto da collezionisti adulti. Non è un'iniziativa ufficiale, ma ben testimonia l'isteria che generano i Pokémon il recente caso del ladro di carte Pokémon americano ucciso a colpi di pistola da un dipendente di Game Stop.

Perché tutto questo? La risposta risiede nella popolarità del brand: Pokémon è uno dei marchi con il maggior incasso di tutti i tempi, con un valore stimato di 92 miliardi di dollari (più di Harry Potter, Star Wars e Marvel). Per quanto riguarda il mercato delle carte collezionabili, secondo l’analisi di Market Decipher, nel 2020 è arrivato a valere 360 miliardi di dollari, è balzato a 402 miliardi di dollari nel 2021 e si prevede che supererà il traguardo dei mille miliardi di dollari entro il 2032. In altre parole, parliamo di un marchio che, soprattutto sul fronte carte, ha un appeal gigantesco per un pubblico che tocca più generazioni.

Non a caso sono tanti i brand che cercano di collaborare con The Pokémon Company. Dalle marche di gelato giapponesi come Akagi, alla Federazione Italiana Giuoco Calcio, passando per le aziende tessili come la tedesca Feiler. E queste sono solo alcune delle collaborazioni attivate durante il 2023. Perché oggi Pokémon è sinonimo di popolarità, di fenomeno intergenerazionale che, tramite varie declinazioni, riesce ad essere inarrestabile, nonostante siano trascorsi quasi 30 anni dal suo esordio come videogioco su Game Boy.

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