Quali sono i lavori che non spariranno con l’intelligenza artificiale: lo studio di Microsoft

In tutta Italia nell’anno accademico 2023/2024 ci sono stati 1.960.821 di studenti iscritti a un corso di laurea. Uno qualsiasi. Da medicina a giurisprudenza, passando la liste delle ingegnerie, le facoltà umanistiche, le scienze dure e quelle della formazione. Con un po’ di realismo, fra questi 1.960.821 di studenti c’è anche chi si sta formando per professioni che verranno spazzate via dall’intelligenza artificiale. O che almeno saranno fortemente compromesse.
L’intelligenza artificiale sta già cambiando il mondo del lavoro. O meglio. Lo stanno cambiando i software sviluppati a partire da questo tipo di tecnologia. Gli studi fioccano. Gli editoriali anche. Le previsioni oscillano tra catastrofe e ottimismo. Nelle ultime settimane è uscito un nuovo studio pubblicato da Microsoft. Un’analisi condotta con un metodo empirico ma in effetti interessante.
Come ha fatto Microsoft a raccogliere i dati del suo studio
Per capire quali sono i lavori più minacciati dall’intelligenza artificiale Microsoft ha deciso di analizzare le richieste fatte dagli utenti su Bing Copilot, il chatbot del suo motore di ricerca. I dati di Microsoft hanno mostrato le attività per cui gli utenti hanno chiesto più aiuto. Queste richieste sono state fatte, e rifatte, sapendo di poter trovare dall’altra delle risposte consistenti. Nessuno, almeno dotato di minime capacità di analisi, chiederebbe ogni giorno a un chatbot di lavare i piatti che ha lasciato nel lavandino la sera prima.
Mettendo insieme questi dati i ricercatori hanno creato un AI Applicability Score, un punteggio che mostra quanto l’intelligenza artificiale si possa applicare a un determinato ambito. Da qui, come spiega Lucas Ropek su Gizmondo, è facile capire il risultato. Più lo score è alto, più è facile che quella professione venga insidiata dalla diffusione dell’intelligenza artificiale.
Quali sono le tre professione più a rischio secondo Microsoft
Le professioni che hanno ottenuto punteggi più alti riguardano tutte quella che conosciamo come “economia della conoscenza”. Sono tutti lavori che richiedono, scrive Ropek: “L’acquisizione, l’analisi e la divulgazione di informazioni specialistiche”. In testa ci sono traduttori e interpreti. Al secondo posto storici e al terzo assistenti di viaggio. Non è difficile immaginare perché. Quante volte avete chiesto a un’intelligenza artificiale di tradurre un testo, la data di un evento storico o un’informazioni su cosa portare in aereo?
Quali sono le professioni che si salvano con l’intelligenza artificiale
Seguendo questa logica, in fondo alla classifica ci sono professioni che prevedono competenze pratiche e sforzi da portare a termine con il proprio corpo. Troviamo “levigatore di pavimenti”, “tecnico di motoscafi” o “addetto allo smaltimento dei rifiuti pericolosi”. Curiosa tra le ultime occorrenze anche la professione di “imbalsamatore”.
