Quali sono gli autovelox che ora devono essere spenti: i dati e il problema dell’omologazione

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha pubblicato onlinel'elenco ufficiale degli autovelox attivi in Italia, provando a mettere ordine in un sistema rimasto per mesi sospeso tra incertezza normativa e dubbi sulla regolarità degli impianti. La lista, consultabile sulla pagina dedicata, arriva al termine del censimento che aveva l'obiettivo di aumentare la trasparenza sulla rete dei controlli di velocità, un tema molto caro al ministro Matteo Salvini, che da anni accusa i Comuni di usare le multe agli automobilisti come bancomat per fare cassa.
Ora i dispositivi che non compaiono nell'elenco dovranno essere spenti, ma l'iniziativa non sembra comunque aver sortito tutti gli effetti desiderati. In primo luogo perché i numeri ottenuti, molto più bassi delle previsioni, sembrano smentire, almeno in parte, lo stesso Salvini che ha più volte definito l'Italia come un Paese invaso da un numero sproporzionatamente alto di autovelox. In seconda battuta perché il censimento non risolve la vera questione, ossia il fatto che moltissimi dispositivi posti a sorvegliare le strade italiane risultano "approvati", ma non "omologati", lasciando insoluto il problema della legittimità delle multe emesse da simili apparecchi.
Il censimento e lo stop ai dispositivi non registrati
Entro il 28 novembre Comuni, Prefetture e forze dell'ordine hanno dovuto comunicare marca, modello, matricola, software installati, decreti di approvazione o omologazione, oltre alla posizione precisa e alla direzione di marcia monitorata da ogni apparecchio. Chi non ha inserito le informazioni entro la scadenza, dal 30 novembre ha dovuto spegnere i dispositivi. Un passaggio non da poco, perché le multe emesse da apparecchi non registratirischiano ora di essere annullate. Il Ministero ha intanto chiarito che il database verrà aggiornato costantemente. Nuovi impianti saranno aggiunti, quelli spostati o rimossi verranno segnalati, e gli enti potranno correggere eventuali errori inseriti in fase di registrazione.
Quanti autovelox ci sono davvero
Le prime elaborazioni dell’Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale (ASASP) e dell'Associazione Lorenzo Guarnieri (ALG) hanno quantificato in 3.625 gli apparecchi attivi sul territorio nazionale, includendo quelli fissi, mobili e i tutor che misurano la velocità media tra due punti del tragitto. Una cifra molto lontana dai numeri sbandierati in passato, con lo stesso Salvini che nel 2024 parlava su X (l'ex Twitter) dell'Italia come il Paese con il 10% degli autovelox di tutto il mondo.
L’elenco pubblicato ora permette di sapere quali impianti possono restare accesi e quali invece sono stati disattivati. È un primo passo verso maggiore trasparenza, ma non ancora la soluzione definitiva alle incertezze normative che da venti mesi tengono in sospeso cittadini e amministrazioni.
Il nodo mai sciolto dell'omologazione
Il nuovo elenco nasce infatti da una decisione della Cassazione che, nel 2024, ha annullato delle sanzioni rilevate da apparecchi semplicemente "approvati” ma non “omologati". Una distinzione tecnica ma fondamentale, poiché solo l'omologazione garantisce che lo strumento sia stato testato in tutte le condizioni previste per legge. Quella sentenza ha aperto la strada a una valanga di ricorsi e ha costretto il Governo a correre ai ripari. Il censimento avrebbe dovuto chiarire questo passaggio critico, ma la situazione è rimasta invariata. L'elenco infatti non consente di verificare con certezza la regolarità degli autovelox, poiché se l'autorizzazione spetta al ministero dei Trasporti, non è ancora ben chiaro chi sia il responsabile dell'omologazione.
La situazione è dunque quella descritta dal Codacons: oggi, quasi il 60% degli autovelox fissi e oltre il 67% di quelli mobili risultano approvati prima del 2017, anno che segna lo spartiacque tecnico e giuridico per la loro validità. Una fragilità che continua ad alimentare ricorsi e contenziosi.