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Quali sono gli aumenti delle tariffe telefoniche decisi da Tim

Il primo aumento delle tariffe telefoniche è previsto per aprile del 2024. Sarà uno scatto fisso di tariffa che riguarderà la rete telefonica: verrà calcolato prendendo come parametro l’IPCA, l’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato.
A cura di Valerio Berra
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Le associazioni dei consumatori hanno pubblicato una nota congiunta contro Tim. La lettera è firmata da Adiconsum, Adoc, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Udicon. Al centro della contestazione c’è l’aumento delle tariffe previsto dall’operatore telefonico, un aumento che dovrebbe essere legato all’indice di inflazione. Praticamente: più si alza l’indice dell’inflazione, più aumentano i prezzi delle offerte telefoniche della rete fissa. L’aumento scatta ogni anno: il primo sarà ad aprile del 2024. Qui la nota ufficiale di TIM.

“Il canone mensile di alcune offerte di rete fissa TIM sarà incrementato, con cadenza annuale, in misura percentuale pari all’indice di inflazione (IPCA) rilevato dall’Istat, non tenendo conto di eventuali valori negativi dello stesso, maggiorato di un coefficiente pari a 3,5 punti percentuali. L’incremento percentuale annuo del canone mensile dell’Offerta, dato dalla somma dell’IPCA e di detto coefficiente di maggiorazione, non potrà complessivamente superare il valore del 10%”.

Da quello che si legge quindi l’aumento verrà applicato anche nel caso in cui l’inflazione dovesse fermarsi o addirittura andare in negativo. L’IPCA è nello specifico è un acronimo che si riferisce all’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato, è un valore euro peo che indica la “Media ponderata degli indici dei prezzi al consumo degli Stati membri della UE che hanno adottato l’euro”. Ovviamente quello di riferimento per Tim sarà quello calcolato dall’Istat sui prezzi italiani.

Le accuse delle associazione dei consumatori

Nella lettera firmata dalle associazioni dei consumatori si accusa di due cose: l’aumento avviene senza il consenso esplicito dei consumatori e tutta l’operazione potrebbe essere in conflitto con una delibera Agcom. Così scrivono nel loro comunicato:

“Non viene richiesto un consenso esplicito da parte del consumatore. L’unica possibilità per i clienti coinvolti di sottrarsi alla modifica è recedere entro il 30 settembre prossimo. tali modifiche si profilano in potenziale contrasto con le riflessioni esposte dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) e nella Delibera 89/23/CONS.

Nella delibera AGCOM, ad avviso delle Associazioni dei consumatori, si profila la necessità di evitare indicizzazioni al solo rialzo o maggiorate di un mark-up fisso, oltre che prevedere un consenso esplicito da parte del consumatore e la possibilità per gli utenti di cambiare offerta in caso di aumenti oltre una ragionevole soglia”.

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