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Pornhub ha iniziato a chiedere il consenso di tutte le persone che appaiono nei suoi video

Pornhub è una delle piattaforme con il più alto numero di contenuti pornografici. Dopo anni di inchieste e casi di cronaca solo ora sta faticosamente cambiando le sue norme per il consenso delle persone ritratte nei suoi video.
A cura di Valerio Berra
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Il 13 settembre del 2016 Tiziana Cantone si è suicidata. 33 anni, originaria di Casalnuovo di Napoli, Cantone non reggeva più di vedere il suo volto su siti pornografici dove i suoi video erano stati pubblicati senza nessun consenso. Fra questi siti c’era anche Pornhub, il colosso della pornografia online. Ora questa piattaforma sta cambiando le sue policy e da ieri chiederà un documento che certifica il consenso di tutte le persone che appaiono nei suoi video. Pornhub ha recentemente cambiato guida.

Nello specifico, secondo il portale 404 Media la differenza è che prima i responsabili dei canali da cui venivano caricati il video dovevano tenere un registro con le liberatorie degli attori, ora sarà direttamente Pornhub a verificare il consenso. Per tutte le comparse sarà necessario presentare un documento di identità e firmare un modulo definito dalla piattaforma. Così la piattaforma ha commentato la notizia al portale Mashable:

“Come leader del settore, abbiamo e continuiamo a stabilire standard nuovi e più elevati per le politiche e le procedure di fiducia e sicurezza. Ciò significa che le rivediamo regolarmente e apportiamo importanti aggiornamenti”.

La settimana che ha cambiato per sempre Pornhub

Nato nel 2007, Pornhub in fondo non doveva essere tanto diverso da YouTube. Chiunque poteva aprire un account e caricare un video. Negli anni è diventato un colosso, ha superato la concorrenza e ha cominciato a orbitare nelle classifiche dei siti più visitati al mondo. Nonostante un sistema di moderazione per evitare i contenuti più violenti, negli anni ha accumulato archivi di materiale pornografico diffuso senza nessun consenso.

Video rubati all’intimità di una persona, video diffusi apposta per vendetta o ancora video su cui i protagonisti perdevano ogni forma di diritti. Un archivio che in buona parte è stato tranciato nel dicembre del 2020 dopo un’inchiesta pubblicata sul New York Times dal giornalista Nicholas Kristof. Qui Kristof ha raccontato di tutti i video pubblicati senza consenso che la piattaforma ha continuato a ospitare. Senza contare tutti i video pedopornografici che riuscivano a superare le maglie della moderazione.

The Children of Pornhub ha avuto un clamore talmente forte da coinvolgere le banche che lavoravano con la piattaforma. Quando colossi come Visa o Mastercard hanno minacciato Pornhub di tagliare il loro sostegno per i pagamenti, Pornhub ha deciso di accettare sul sito solo video pubblicati da canali certificati. I video sulla piattaforma sono passati nell’arco di una settimana da 13,5 milioni a 4,7 milioni e le banche sono tornate al loro posto.

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