Perché le Winx sono tornate a spuntare un po’ dappertutto

Quando nel 2004 Winx Club debuttò su Rai 2, nessuno avrebbe immaginato che sei fatine adolescenti vestite come popstar avrebbero riscritto la storia dell’animazione italiana. Oggi, più di vent’anni dopo, il loro ritorno in una nuova veste in computer grafica (CGI) segna non solo una rinascita televisiva, ma un momento di riflessione: cosa rappresentano oggi le Winx e perché l’universo creato da Iginio Straffi resta una delle poche operazioni italiane legate all’animazione ad aver conquistato il mondo.
Come nascono le Winx
Winx Club nasce come fusione di ispirazioni. Tra queste, è evidente la reinterpretazione delle majokko (le streghette dei manga e degli anime giapponesi) e il gusto occidentale per moda e musica pop. In un’epoca segnata da Britney Spears, MTV Italia e dai primi social network, Straffi intercetta il desiderio di emancipazione e autoaffermazione di una generazione di ragazze. Le sue eroine – Bloom, Stella, Flora, Musa, Tecna e Aisha – sono diverse, imperfette, testarde, ma unite da una sorellanza che diventa valore identitario.
Dietro l’apparenza patinata, infatti, Winx Club raccontava la costruzione del femmnile in un mondo che imponeva modelli contraddittori: forti ma graziose, indipendenti ma sempre fashion. L’universo di Alfea è una scuola di magia e amicizia, ma anche una metafora dell’adolescenza: il luogo in cui si impara a trasformare la vulnerabilità in potere. In questo equilibrio tra magia e moda, Straffi ha creato un linguaggio rivolto alle adolescenti in un modo inedito rispetto ai cartoni americani e agli anime giapponesi.
Le Winx sono state tra le prime eroine pop italiane a diventare fenomeno planetario. La serie è stata trasmessa in oltre 150 Paesi, con un successo che ha generato film, spin-off, merchandising, musical, videogiochi per PS2 e Gameboy Advance sviluppati in Giappone, attrazioni in parchi come MagicLand (almeno fin quando non sono scadute le licenze) e una recente serie Netflix.
Ma al di là del business, il loro impatto è stato soprattutto culturale: la magia delle Winx non era solo nelle trasformazioni scintillanti, ma nella capacità di costruire un immaginario condiviso. Le fate protagoniste parlavano di amicizia, fiducia, crescita interiore, ma anche di ambizione e desiderio di riscatto. Erano le figlie di un’Italia che guardava al mondo con ottimismo, in un momento in cui il futuro sembrava pieno di possibilità.
La visione globale delle Winx
L’aspetto forse più sottovalutato dell’opera di Straffi è la sua visione globale. Con la creazione dello studio Rainbow, ha costruito un ecosistema produttivo che ha dato forma a un modello di successo internazionale. Quando Nickelodeon acquisì una parte della società, Winx Club divenne un franchise dall'appeal globale a tutti gli effetti, capace di dialogare con l’immaginario estero senza perdere la propria identità italiana. Nel mondo dell’animazione, dove il predominio statunitense e giapponese è quasi totale, il caso Winx resta un’eccezione preziosa. È la dimostrazione che anche un piccolo studio europeo può creare un universo riconoscibile, competitivo e culturalmente influente.
Nonostante il successo strabiliante, nel corso di questi vent'anni le Winx non sono state esenti da critiche. Dall’Università di Amburgo a saggi come Ancora dalla parte delle bambine di Loredana Lipperini, si è spesso dibattuto sulla rappresentazione femminile all'interno della serie animata: corpi eccessivamente magri, fianchi sottili, gambe lunghissime e volti iperfemminili, con un montaggio che spesso indugiava su dettagli anatomici quali il seno, ad esempio.
Un’estetica che, come sottolinea anche il documentario Il corpo delle donne di Lorella Zanardo, risalente al 2009, rifletteva una televisione italiana abituata a spettacolarizzare il corpo femminile, più che a rappresentarlo. Pur non intaccando il valore creativo e simbolico dell’opera, queste letture aprono un dibattito ancora attuale: quanto la rappresentazione della femminilità nel prodotto culturale italiano degli anni Duemila fosse figlia del suo tempo, e quanto oggi sia necessario ripensarla alla luce di nuove sensibilità.
Con il lancio del reboot Winx Club: The Magic Is Back, si apre dunque un capitolo nuovo per il franchise che ha segnato intere generazioni. Da un lato, l’operazione rappresenta un atto di rinnovamento: animazione in CGI, tecnologie aggiornate, un pubblico globale ancora più vasto. Dall’altro, si pone come l’occasione per ripensare l’eredità culturale e artistica di un progetto che non è stato solo “un cartone per bambine”, ma un vero e proprio fenomeno identitario italiano nel mondo.