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Perché il 3 novembre 2025 sui social è il giorno della terza guerra mondiale: la nuova teoria del complotto

Dopo lo scenario ipotetico elaborato dall’ex generale NATO Richard Shirreff, i social hanno trasformato la simulazione in teorie complottiste sulla terza guerra mondiale prevista per il 3 novembre 2025.
A cura di Elisabetta Rosso
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L’idea di prepararsi al peggiore esito possibile ha radici antiche. Seneca e Marco Aurelio praticavano la premeditatio malorum (premeditazione dei mali). I generali romani e greci valutavano possibili esiti catastrofici delle battaglie per pianificare ritirate, alleanze alternative e prevedere fallimenti logistici. In guerra, il worst case scenario serve a ridurre l’incertezza e prevenire perdite. Sui social, invece, diventa la miccia per elaborate teorie del complotto. 

Tutto è inizato con un'intervista pubblicata sul Daily Mail a Richard Shirreff. L'ex comandante NATO elabora un worst case scenario ipotetico nel quale la Russia attacca a sorpresa le capitali baltiche. Sceglie una data, a caso, il 3 novembre 2025, e prevede che in meno di cinque giorni la Russia potrebbe devastare l'Europa. Il messaggio di Shirreff è chiaro: la NATO è debole e l'Europa esposta. È necessario potenziare la difesa per non essere impreparati nel caso avvenisse un attacco. La teoria però, sui social, si è trasformata in qualcos'altro, alimentando nuove teorie del complotto su un'imminente terza guerra mondiale. 

C'è chi racconta di aver scoperto nel dark web i piani segreti per le terza guerra mondiale. Altri sommano le date di inizio e fine delle guerre trovando corrispondenze con il 3 novembre 2025 : "I potenti conosco la numerologia e usano determinate date per sfruttare l'energia di distruzione", dicono. Ci sono poi i falsi tg, le immagini create con l'IA che mostrano scenari apocalittici e presunti geopolotici che analizzano lo scenario proposto da Shirreff evidenziando i punti di forza della teoria. Facciamo chiarezza. 

La previsione di Richard Shirreff

Shirreff ipotizza che un eventuale attacco russo possa iniziare il 3 novembre 2025, si tratta di un esempio puramente teorico, pensato per illustrare come potrebbe svilupparsi un conflitto rapido.

Secondo il generale, le prime vittime sarebbero le capitali baltiche. Vilnius subirebbe blackout estesi, poi propagati in Estonia e Lettonia a causa di attacchi informatici alle reti elettriche. La paralisi delle infrastrutture critiche – banche, ospedali e uffici pubblici – scatenerebbe panico diffuso, mentre rivolte e disordini verrebbero alimentati da agenti russi e bielorussi.

L’escalation continuerebbe verso il resto d’Europa, con interruzioni di energia in Regno Unito, Francia e Germania, creando caos e paralizzando le istituzioni. Shirreff descrive poi l’occupazione del corridor di Suwałki, l’unico tratto di terra che collega la regione di Kaliningrad alla Bielorussia, e il controllo dei cieli da parte delle forze russe. In questo scenario, la NATO non riuscirebbe a reagire in tempo e l’equilibrio mondiale crollerebbe in cinque giorni.

Attacco a sorpresa russo? Tra allerta e realtà

La tesi non è nuova, Shirreff l'aveva già illustrata nel suo libro War with Russia: An Urgent Warning from Senior Military Command, pubblicato nel 2016. Il messaggio dietro al worst case scenario è chiaro: in caso di un attacco a sorpresa da parte di Mosca, Europa e alleati non avrebbero il tempo di mobilitare rinforzi, ridistribuire le truppe e mettere in sicurezza le infrastrutture strategiche. In appena quattro giorni, le prime linee difensive potrebbero crollare, esponendo vaste aree densamente popolate.

Al momento non ci sono segnali concreti che la Russia stia preparando un attacco su vasta scala ai confini orientali della NATO. L’assenza di attività significative della Marina russa rende poco credibile, per ora, l’ipotesi di un’offensiva su larga scala. Le tensioni tra Russia e NATO ci sono. Gli incidenti lungo i confini, le violazioni dello spazio aereo, le interferenze GPS e i droni sospetti stanno alimentando le instabilità, ma lo scenario di Shirreff rimane un esercizio teorico. Come sempre però le teorie del complotto si fondano su frammenti di verità che vengono riposizionati in base alle necessità.

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