video suggerito
video suggerito

Perché abbiamo visto tutti il video della morte di Charlie Kirk

Il 10 settembre Charlie Kirk è stato ucciso nel corso di un evento della Utah Valley University a Orem, nello Utah. Era seduto su una sedia, al centro di una folla di studenti quando il killer, al momento identificato come Tyler Robinson, ha sparato un colpo di fucile dal tetto di un edificio che lo ha colpito al collo. Il video della morte di Kirk è diventato virale subito dopo l’attentato, senza nessuna moderazione.
A cura di Valerio Berra
0 CONDIVISIONI
Immagine

I video sono due. Uno dalla folla, la più cruda. Si vede Charlie Kirk inquadrato di fronte. Dalla parte destra dello schermo spunta la visiera di un cappellino rosso. Arriva il proiettile. Kirk cade dalla sedia. Il secondo è stato girato accanto a Charlie Kirk. È meno violento. Non si vede direttamente il suo volto o il sangue che esce dal collo. Tutta la scena è ripresa di lato.

Negli ultimi due giorni i video della morte di Charlie Kirk sono comparsi in migliaia di feed sui social. Su X, soprattutto. Riprodotti forse milioni di volte. Erano il primo risultato della ricerca. Non erano coperti filtri. Non c’erano avvisi. Bastava cliccare play e vederli. E da qui sono passati velocemente anche su altri social. A volte con qualche correzione per evitare la censura degli algoritmi, a volte così come sono stati trovati.

Il passo indietro per la moderazione sui social

Quello che è successo prima lo sappiamo. Negli ultimi anni l’attenzione delle piattaforme per la moderazione è cambiata. Prima di tutto stati smantellati interi team, come successo a Twitter poco dopo l’acquisizione da parte di Elon Musk. Poi sono stati ritirati alcuni programmi relativi al fact checking. È quello che è successo a Meta che ha annunciato, almeno per gli Stati Uniti, il passaggio a un sistema simile alle Community Notes. Sono gli utenti a segnalare cosa è giusto e cosa è verificato e cosa no.

Anche TikTok, che fino al 2023 era il social con più moderatori in Italia, sta facendo sei passi indietro lasciando la moderazione dei contenuti in mano agli algoritmi. Nelle ultime settimane abbiamo visto scioperi di moderatori di TikTok licenziati in Germania e nel Regno Unito.

Certo. Non possiamo dire che mantenendo tutti i paletti sulla moderazione fissati negli anni scorsi tutto questo non sarebbe successo. Anche perché il lavoro dei moderatori è complesso: sono persone esposte a centinaia di video violenti al giorno. Ma possiamo dire che è successo ora. Con queste policy e con tutte le riduzioni che ci sono state negli sforzi per bloccare i contenuti di questo tipo.

La risposta di TikTok sul video di Charlie Kirk

I social, tutti i social, ormai hanno uno storico lunghissimo con i video violenti. Anche con quelli degli attentati. Uno dei casi più noti risale al marzo del 2019, quando a Christchurch in Nuova Zelanda un uomo di 28 anni ha ucciso 51 persone in due luoghi di preghiera islamici trasmettendo tutto in diretta su Facebook.

Qualcosa sembrava migliorato ma il video della morte di Charlie Kirk non ha avuto nessun tipo di blocco. Anzi. Su X per lungo tempo la sequenza più cruenta è comparsa tra i primi risultati agli utenti che cercavano notizie sull'attentato. A distanza di tre giorni si trova ancora il video girato di lato.

Nelle ore dopo la diffusione del video c’è stato qualche intervento di moderazione da parte delle piattaforme. Jamie Favazza, portavoce di TikTok, ha spiegato all’edizione statunitense di Wired: “Abbiamo implementato ulteriori misure di salvaguardia per evitare che le persone visualizzino inaspettatamente filmati che violano le nostre regole”. Forse con qualche visualizzazione di ritardo.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views