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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Per Google la propaganda di Israele non è un problema: cosa sta succedendo agli annunci

Nonostante le numerose segnalazioni inviate dagli utenti, la campagna promozionale di Tel Aviv continua senza incontrare ostacoli. Una mail interna, rivelata al Washington Post da un dipendente dell’azienda, spiega che Google ha scelto di non bloccare gli annunci, giudicandoli “conformi alle policy sui contenuti”.
A cura di Elisabetta Rosso
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Tecnicamente Google Ads dovrebbe bloccare pubblicità che promuovono fake news. E allora come è possibile che i camion carichi di cibo fermi al confine di Gaza o i bambini che corrono con scatoloni in mano contrassegnati con la bandiera israeliana, da mesi compaiano a intermittenza prima dopo e durante i video su YouTube? Il governo di Tel Aviv ha avviato una campagna di sponsorizzazioni su Google Ads che su Fanpage.it seguiamo da tempo. Ha promosso video creati con l'intelligenza artificiale, telegiornali fake e manipolato i risultati di ricerca. Ora, nonostante i video promossi non siano conformi, nonostante siano state fatte numerose segnalazioni – inviate più volte anche dalla redazione di Fanpage.it – che accusano le clip di diffondere informazioni fuorvianti, la campagna continua senza incontrare ostacoli. L‘ultima sponsorizzazione risale a inizio ottobre ed è un documento che accusa la Flotilla di essere un braccio armato di Hamas.

Sappiamo che Google ha ricevuto le segnalazioni, a rivelarlo è una mail inviata al Washington Post da un dipendente dell'azienda che ha chiesto di rimanere anonimo. Sappiamo anche che Google ha deciso di non bloccare la campagna di Israele. Secondo il team Trust and Safety, che applica le policy sui contenuti, “gli annunci non violano le norme”. Come confermato dal whistleblower, ai dipendenti è stato comunicato che qualsiasi futura pubblicità del governo israeliano su cibo, carestia o aiuti umanitari a Gaza “non rientra nelle politiche restrittive e non costituisce violazione”.

La campagna promozionale da 45 milioni di dollari di Israele

Facciamo un po' di chiarezza. Come rivelato da un rapporto pubblicato da Drop Site News, a fine giugno il governo di Netanyahu ha firmato con Google un accordo da 45 milioni di dollari della durata di sei mesi per promuovere annunci mirati. L'obiettivo è manipolare la narrazione del genocidio a Gaza. L’analisi che abbiamo condotto su Google Ads ha rivelato una promozione pubblicitaria su larga scala. Dietro, a manovrare la rete di sponsorizzazioni, c’è la Israeli Government Advertising Agency (IGAA), l'agenzia che opera come gruppo di comunicazione per il governo di Benjamin Netanyahu.

Ha promosso fake news sugli aiuti umanitari, su Ong e accusato l'Onu di bloccare gli aiuti umanitari a Gaza. Non solo, l'agenzia ha portato avanti anche campagne mirate per screditare i suoi nemici. È successo con Francesca Albanese e con l'UNRWA. È bastato pagare per far comparire in cima ai risultati di ricerca di Google pagine denigratorie che riportavano false accuse su Albanese e sull’ UNRWA.

Cosa dicono le linee guida di Google Ads

Secondo le linee guida di Google Ads, la piattaforma si impegna "a supportare un ecosistema di pubblicità digitale sano, affidabile e trasparente per utenti, inserzionisti e publisher", si legge sulla pagina ufficiale. "Queste norme sono state concepite per garantire un'esperienza positiva e sicura ai nostri utenti e rispettare tutte le leggi vigenti. Ciò significa che le nostre norme vietano alcuni contenuti dannosi per gli utenti e l'intero ecosistema pubblicitario."

Nella sezione "Rappresentazione ingannevole", Google scrive: "Vogliamo che gli utenti si fidino degli annunci sulla nostra piattaforma, perciò ci impegniamo per garantire che siano chiari e onesti e che forniscano le informazioni necessarie per prendere decisioni consapevoli. Non sono consentiti annunci o destinazioni che ingannano gli utenti omettendo informazioni pertinenti sui prodotti o fornendo informazioni fuorvianti su prodotti, servizi o attività commerciali".

La propaganda israeliana continua

Google ha precisato che controlla costantemente le proprie politiche pubblicitarie e rimuove contenuti che le violano. Tuttavia, secondo un dipendente dell'azienda che ha parlato sotto anonimato con il Washington Post, l’industria tecnologica ha ridotto il controllo rigoroso dei contenuti quest’anno, concentrandosi soprattutto su violazioni come incitazione alla violenza o disinformazione elettorale e sanitaria. Non solo, secondo un altro dipendente dell'azienda che ha parlato in anonimato con Wired US, Google teme che imporre norme restrittive contro la campagna mediatica di Israele possa compromettere i futuri rapporti commerciali con il Paese.

Al di là delle decisioni interne questo approccio di Google entra in tensione con il quadro normativo previsto dall’Unione Europea. Il Digital Services Act obbliga le piattaforme a rimuovere rapidamente contenuti legati a propaganda terroristica, fake news o disinformazione dannosa, con sanzioni che possono arrivare fino al 6% del fatturato annuo globale.

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