Meta accusata di insabbiare studi sulla salute mentale degli adolescenti: la verità dietro Project Mercury

Meta avrebbe nascosto ricerche interne che dimostrano come Facebook danneggi la salute mentale degli adolescenti. Lo rivelano documenti giudiziari appena resi pubblici in una causa collettiva intentata da distretti scolastici statunitensi contro il colosso dei social network.
Secondo gli atti, Meta avrebbe interrotto nel 2020 uno studio interno chiamato Project Mercury, condotto insieme all’istituto Nielsen, che analizzava l’impatto psicologico di una settimana senza Facebook. I risultati erano chiari: gli utenti che avevano smesso di usare la piattaforma riportavano meno depressione, ansia, solitudine e confronto sociale. Eppure, invece di approfondire la ricerca o renderla pubblica, l’azienda avrebbe deciso di seppellirla.
Le accuse: tagli sulla sicurezza dei minori e priorità di crescita
Gli atti della causa — firmata dallo studio legale Motley Rice a nome di distretti scolastici americani — contengono accuse gravi. Le funzioni di sicurezza per i minori sarebbero state progettate per essere inefficaci e i test su eventuali migliorie sarebbero stati bloccati per paura di ridurre la crescita della piattaforma.
Per rimuovere un utente sospettato di traffico sessuale, Meta avrebbe richiesto 17 segnalazioni, un livello descritto dai ricercatori come “molto, molto, molto alto”.
Non solo, secondo i documenti della causa, Meta avrebbe manipolato gli algoritmi di Facebook per aumentare il tempo di utilizzo da parte degli adolescenti, scegliendo di mostrare contenuti che catturassero maggiormente la loro attenzione. Il problema è che i post più “coinvolgenti” erano spesso anche più dannosi per la salute mentale. In un messaggio del 2021, Mark Zuckerberg avrebbe dichiarato che la sicurezza dei minori non era la priorità, concentrandosi invece sullo sviluppo del metaverso.
Una strategia comune a più piattaforme
Non è solo Meta a essere nel mirino. La causa coinvolge anche Google, TikTok e Snapchat, accusate di aver nascosto i rischi e, in alcuni casi, di aver incoraggiato l’uso da parte di minori sotto i 13 anni.
La risposta di Meta
Meta ha respinto tutte le accuse. Il portavoce Andy Stone sostiene che i sistemi di sicurezza per adolescenti siano efficaci e che la società rimuova gli account sospetti di traffico sessuale non appena vengono segnalati. Stone ha definito il ricorso “basato su citazioni selettive e opinioni errate” e ha spiegato che l’obiezione riguardo la natura troppo ampia della richiesta di pubblicazione dei documenti.
Prossimi sviluppi legali
Il tribunale distrettuale della California settentrionale ha fissato l’udienza per il 26 gennaio 2026. La causa, se confermata, potrebbe segnare un punto di svolta nella regolamentazione dei social network e nella responsabilità delle aziende tecnologiche verso la salute mentale dei minori.