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Intelligenza artificiale (IA)

Mediaset ha un problema con l’intelligenza artificiale: ora ha deciso di fare causa

Il caso potrebbe segnare un precedente e contribuire a definire nuove regole sull’utilizzo dei contenuti nell’addestramento dei modelli generativi.
A cura di Elisabetta Rosso
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RTI e Medusa Film, società del gruppo Mediaset, hanno avviato un’azione legale contro Perplexity AI. L’accusa è chiara: la piattaforma statunitense specializzata in intelligenza artificiale generativa avrebbe utilizzato, senza alcuna autorizzazione, una vasta quantità di contenuti audiovisivi e cinematografici di proprietà del gruppo per addestrare i propri modelli. La condotta di Perplexity, secondo RTI e Medusa, è una chiara violazione dei diritti d’autore e dei diritti connessi, oltre a rappresentare un danno economico e reputazionale.

Le due società chiedono al Tribunale civile di Roma il riconoscimento formale dell’illiceità della condotta, il blocco immediato di ogni ulteriore impiego non autorizzato dei contenuti e un risarcimento adeguato. Nel ricorso è prevista anche una penale giornaliera per eventuali reiterazioni future. L’iniziativa rappresenta la prima causa italiana che affronta direttamente il tema delle violazioni del copyright legate all’IA. Non sarà l'ultima, e l'esito potrebbe diventare un precedente per definire nuove regole sul'utilizzo dei contenuti nell’era dell’intelligenza artificiale.

Un fronte globale contro l’uso improprio dei contenuti da parte dell’IA

Il caso italiano si inserisce in un quadro internazionale sempre più complesso. L’esplosione dei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) ha trasformato i contenuti "umani" in una risorsa competitiva cruciale. Giornali, tv, piattaforme social, hanno intentato cause simili, contestando l’uso non autorizzato di materiale coperto da copyright da parte delle aziende AI. Negli Stati Uniti, ad esempio, alcune grandi testate giornalistiche hanno già avviato azioni legali contro Perplexity per la riproduzione non autorizzata di articoli protetti da copyright e per presunte violazioni delle regole di accesso ai siti web.

Anche numerosi artisti hanno lanciato appelli pubblici per chiedere maggiore trasparenza sugli algoritmi e sulla provenienza dei dati utilizzati per addestrarli. A maggio oltre 400 artisti hanno inviato una lettera aperta al primo ministro inglese Keir Starmer per chiedere una riforma urgente della legge sul copyright. L'obiettivo è tutelare le opere creative nell’era dell’intelligenza artificiale. "Non si può permettere che il nostro lavoro venga regalato alle grandi aziende tecnologiche", hanno spiegato.

Perché la causa è importante

L’esito di questa causa potrebbe avere un impatto significativo non solo per le parti coinvolte, ma per l’ecosistema culturale e mediatico. Una sentenza favorevole a RTI e Medusa potrebbe spingere altre aziende del settore cinematografico, televisivo ed editoriale a intraprendere azioni simili, costringendo le piattaforme di IA a rinegoziare il loro rapporto con i titolari dei diritti e a rivedere i propri metodi di raccolta dei dati. Allo stesso tempo, potrebbe contribuire a ridefinire il delicato equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela della creatività, un tema destinato a restare centrale nei prossimi anni.

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