Ma è davvero una buona idea aggiungere ChatGPT alla tua chat di gruppo?

Un assistente IA potrebbe davvero migliorare le chat di gruppo? Secondo OpenAI sì, per questo ha deciso di creare conversazioni all'interno dell'app supportate da ChatGPT. Sulla carta, la funzione è pensata per rendere più fluide le dinamiche di gruppo: organizzare un viaggio, pianificare una riunione, preparare un esame, coordinare un progetto. Ma tra promesse di efficienza e dubbi sull’ingerenza dell’algoritmo, la realtà appare più sfumata.
La nuova funzione consente agli utenti di invitare più persone in una stessa conversazione, trasformando la classica chat tra amici o colleghi in uno spazio ibrido, dove il dialogo umano convive con interventi automatici dell’intelligenza artificiale. ChatGPT può suggerire idee, riassumere discussioni, proporre soluzioni rapide o supportare decisioni collettive. Ma nella pratica, quanto è davvero efficace?
Tra entusiasmo e perplessità: la prova sul campo
Chi ha testato la funzione racconta un’esperienza ambivalente. Da un lato, la presenza di ChatGPT in una conversazione a più voci apre a scenari interessanti, soprattutto in contesti collaborativi: pianificazione di progetti, sessioni di studio, brainstorming creativi o organizzazione di riunioni. Dall’altro, emerge un problema ricorrente: l’IA tende a intervenire troppo spesso, con risposte prolisse, strutturate e talvolta invadenti rispetto al naturale flusso del dialogo umano.
Un comportamento che, in una chat privata, può risultare utile, ma che in un gruppo rischia di spezzare il ritmo della conversazione. In particolare, ChatGPT risponde quasi automaticamente a ogni messaggio, a meno che non sia chiaramente indirizzato a un altro partecipante, generando una sovrapposizione comunicativa che molti utenti hanno trovato fastidiosa.
Il caso simbolo: scegliere un ristorante
Nel video dimostrativo diffuso da OpenAI, viene mostrato un gruppo di amici impegnato a decidere dove cenare. ChatGPT propone una serie di ristoranti, simulando uno scenario comune. Non è un caso: la scelta del locale rappresenta una delle “piccole grandi indecisioni” della vita sociale moderna, tanto da essere diventata un banco di prova per numerose app e piattaforme.
Eppure, anche qui emergono i limiti. Durante un esperimento fatto da Business Insider il sistema ha suggerito il ristorante Gramercy Tavern, locale celebre, costoso e spesso con liste d’attesa molto lunghe: una raccomandazione tecnicamente corretta, ma poco pratica per una decisione estemporanea tra amici. Segno che l’AI necessita ancora di maggiore sensibilità contestuale.
Al momento, l’idea di trasferire le classiche chat tra amici su ChatGPT appare poco convincente per l’uso quotidiano. Diverso il discorso per ambienti di lavoro, studio o collaborazione creativa, dove la presenza di un’AI che affianca più persone può effettivamente aumentare produttività ed efficienza.
Privacy e relazioni sociali: una questione aperta
Resta però una domanda fondamentale: siamo pronti a spostare parti significative della nostra vita sociale dentro un’app di intelligenza artificiale? Il tema della privacy e della sicurezza dei dati è centrale, soprattutto considerando che le chat di gruppo veicolano informazioni personali, dinamiche relazionali e decisioni condivise. La riflessione non è solo tecnica, ma anche culturale: che tipo di rapporto vogliamo instaurare con un assistente digitale che entra nelle nostre conversazioni più informali?