Le console con 1000 giochi vecchi sono davvero legali? Uno youtuber è stato denunciato

Una piccola console portatile, migliaia di giochi: dalle icone delle prime piattaforme Nintendo, fino ad arrivare ai capisaldi di PlayStation 2 e GameCube. Un vero tuffo nostalgia a poche centinaia di euro. Sono i dispositivi basati su Android, prodotti da aziende cinesi come Powkiddy, Anbernic o TrimUI. In questi ultimi anni hanno avuto un boom commerciale. Francesco Salicini, noto su YouTube come Once Were Nerd, ne ha parlato sul suo canale. Ora rischia tre anni di carcere. Questo perché, secondo la legge italiana, non è stato rispettato il diritto d'autore.
La vicenda di Once Were Nerd
L’incubo di Salicini è iniziato ad aprile scorso, con l’arrivo della Guardia di Finanza con un mandato di perquisizione. La denuncia è legata a un video in cui Salicini recensisce la console portatile Anbernic, mostrando vecchi titoli Nintendo e Sony. Per la denuncia si tratta di una violazione del diritto d'autore. Adesso le console portatili sono state confiscate allo youtuber. Secondo un articolo di Arstechnica, potrebbe essere stata Nintendo a fare la denuncia. Questo perché l’azienda di Kyoto è nota nel settore per la sua policy per quel che riguarda la violazione del copyright delle sue proprietà intellettuali.
Intanto, sotto al suo ultimo video, in cui Salicini racconta i dettagli della sua storia, è nato un movimento di solidarietà tra gli utenti, sia italiani che internazionali, molti dei quali hanno fatto delle donazioni per l’incredulità della situazione. Come spiega lo stesso youtuber, non è né il primo né l’unico content creator ad aver videorecensito questo tipo di console: in Italia e ancor di più all’estero, canali con milioni di iscritti hanno svolto lo stesso lavoro senza alcuna ripercussione penale.
Il nodo giuridico: cosa dice la legge italiana
L’emulazione, in sé, non è illegale: usare un software che simula il comportamento di una console è perfettamente lecito. Lo diventa nel momento in cui si utilizzano ROM di giochi protetti da copyright, scaricate da fonti non ufficiali o condivise senza autorizzazione. Molte delle console citate all'inizio arrivano già pronte all’uso, con titoli che non possono essere legalmente distribuiti.
In Italia, la normativa di riferimento è l’articolo 171 della legge sul diritto d’autore, che prevede pene fino a tre anni di carcere per chi duplica, distribuisce o comunica opere protette senza autorizzazione. Una norma nata ben prima dell’era degli emulatori, ma che oggi viene interpretata anche per colpire chi diffonde contenuti digitali protetti, incluso l’utilizzo e la promozione di ROM illegali.
Secondo fonti citate da Android Authority, la Guardia di Finanza ha avviato un’indagine formale dopo aver rilevato l’uso e la diffusione di ROM protette all’interno di video su YouTube, che mostravano in azione queste console portatili. Il sequestro dei dispositivi e il possibile oscuramento del canale avvengono in un contesto in cui le autorità italiane hanno già dimostrato un approccio piuttosto rigido contro la pirateria digitale.
Un ulteriore elemento di complessità è dato dalla provenienza dei dispositivi: la maggior parte dei produttori opera in Cina, fuori dalla giurisdizione diretta delle leggi europee sul copyright. Nonostante ciò, i prodotti vengono venduti regolarmente online anche in Europa, spesso con descrizioni ambigue come “compatibile con 7000+ giochi”, lasciando intendere la presenza di ROM precaricate senza mai dichiararlo esplicitamente. Questa ambiguità consente ai produttori di eludere i controlli, ma non protegge gli utenti o i rivenditori locali da eventuali responsabilità legali. In particolare, chi promuove, distribuisce o monetizza questi contenuti rischia di diventare un facile bersaglio per le autorità.