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Intelligenza artificiale (IA)

La triste storia dietro il primo concorso di bellezza per donne create dall’intelligenza artificiale

Dopo quasi 200 anni dalla prima kermesse sulla bellezza torniamo punto e a capo. Il concorso ricalca quelli tradizionali, delle donne in carne e ossa, sostituite ora con prototipi artificiali. Il nuovo modello di business da un lato riduce le donne a oggetto del desiderio maschile, dall’altro creare nuovi standard di bellezza irraggiungibili.
A cura di Elisabetta Rosso
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Sembrava tutto finito. I bikini, le coroncine con i brillanti, la voglia di pace nel mondo. I concorsi di bellezza, relegati a piattaforme streaming semisconosciute, sarebbero potuti diventare un monito per ricordare cosa non vogliamo per le donne. E invece no. Se le ragazze in carne ossa non hanno più voglia di fare parate quasi animalesche con le bocche serrate in sorrisi bianchissimi, possono essere sostituite tranquillamente dalle modelle artificiali.

Fanvue, piattaforma che ricalca OnlyFans, ha collaborato con i World AI Creator Awards (WAICA) per lanciare il concorso di "Miss Intelligenza Artificiale" . E così dopo quasi 200 anni dalla prima kermesse sulla bellezza torniamo punto e a capo. Con donne bellissime, poco vestite, una contro l'altra per conquistare l'approvazione degli uomini.

Per anni i concorsi di bellezza hanno stabilito politiche per definire il valore di una donna. Basta pensare alla regola della "purezza" che escludeva divorziate o ragazze che avevano abortito. Miss America l'ha abolita solo nel 1999. Le modelle create con l'intelligenza artificiale non solo non sconvolgono gli standard di bellezza tradizionali, ma li esagerano. Prendono ogni prototipo di bellezza tossica e lo assemblano in un pacchetto irrealistico, modellato sul desiderio maschile.

Ora che le donne sono scese dalle passerelle, si fanno salire i prototipi artificiali. E chi non sta al vecchio gioco viene sostituita da ragazze che mostrano i glutei e chiedono con un mezzo sorriso: "Cosa posso fare per te?".

Come funziona il concorso

Il concorso ricalca quelli tradizionali, delle donne in carne e ossa. C'è un team di giudici che dovranno incoronare Miss AI. Per sceglierla valuteranno diversi parametri, prima di tutto la bellezza, poi intorno ruotano altre caratteristiche che sembrano voler raddrizzare il tiro. Tra queste la personalità, e le abilità tecniche dietro la creazione del personaggio.

Insomma un po' come è successo per i concorsi del mondo reale, che dopo aver ascoltato le critiche e osservato il numero di spettatori edizione dopo edizione, hanno cominciato a scegliere donne diverse. Non solo bellissime, ma anche laureate in medicina, poliglotte o in gradi di esprimere concetti geopolitici in una manciata di secondi.

La vincitrice di Miss AI riceverà 5.000 dollari e una promozione su Fanvue. In giuria ci saranno anche due modelle IA, Aitana Lopez ed Emily Pellegrini. Inutile dire che anche loro ricalcano i modelli di bellezza stereotipata. Seni enormi, zigomi appuntiti e vitini da vespe.

Perché le Miss IA devono farci paura

È già arrivata la prima carica di modelle artificiali. Su Instagram nell'ultimo mese mi hanno seguito almeno tre ragazze create con l'IA. Si assomigliano tutte, d'altronde seguono gli stereotipi della bellezza sessualizzata, magre, labbra carnose, seni e occhi enormi. I corpi scolpiti sono stretti in tutine in lattex, completini intimi ricamati e vestitini semi trasparenti. Sono donne create da uomini, per uomini. Non hanno solo colonizzato i social, stanno diventando anche i volti per promuovere i brand. Il team di Aitanai guadagna circa 10.000 dollari al mese.

Il nuovo modello di business da un lato riduce le donne a oggetto del desiderio maschile, dall’altro creare nuovi standard di bellezza irraggiungibili. E questo è un problema, visto che ci sono bambine di 10 anni ossessionate dai prodotti per la cura della pelle e dalle creme anti età sponsorizzate su TikTok. Sono aumentati anche i casi di ventenni che scelgono il "botox preventivo" per scongiurare le rughe. Le modelle artificiali riportano così al centro del discorso il corpo delle donne, alimentando una retorica pericolosa che spinge la bellezza sempre un po' più in la.

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