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Intelligenza artificiale (IA)

La storia di Mira Murati, l’ingegnera dietro ChatGPT: “Bisogna dare delle regole alle intelligenze artificiali”

Ha già lavorato per Tesla e nei laboratori di Zodiac Aerospace. Nel 2018 è stata assunta da OpenAI, ed è lei che ha curato i progetti di intelligenza artificiale generativa.
A cura di Elisabetta Rosso
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La sua canzone preferita è Paranoid Android dei Radiohead, quasi un paradosso per l'ingegnera dietro la macchina capace di parlare come un umano. Si chiama Mira Murati, ha 38 anni, è nata a San Francisco ed è la Chief Technology Officer di OpenAI. Questo vuol dire che è lei la donna a capo dei team di Dall-E e ChatGPT. Le intelligenze artificiali (IA) all’ultimo grido che hanno fatto girare la testa e tremare le ginocchia a molti.

Mira Murati è una che già nel 2020, quando le IA generative erano ancora un sogno pionieristico rinchiuso dentro i laboratori, diceva: “Non so ancora quale sarà il prossimo grande passo, ma il cervello umano stabilisce un parametro di ciò che l'IA può fare”. Tre anni dopo arrivano i chatbot performanti che conversano come persone, e i software che creano immagini basandosi solo su un testo. Murati, che ha seguito passo passo l’evoluzione dell’IA geniale, non si lascia trascinare dall'entusiasmo del successo, e infatti analizza ChatGPT in modo lucido. Durante un’intervista fatta dal Times dice “deve essere regolamentato”.

Il curriculum di Mira Murati

Ha tutte le carte in regola. Laureata in ingegneria meccanica presso la Thayer School of Engineering di Dartmouth, comincia la sua carriera nel 2011 da Goldman Sachs come analista, e lavora a Tokyo per un anno scarso, poi torna in America, assunta come ingegnere della Zodiac Aerospace. Prima di gestire i team di ricerca sugli apprendimenti automatici delle intelligenze artificiali generative presso OpenAI, ha anche lavorato nella squadra di progettazione per il lancio dei prodotti Tesla Motors, inclusa la Model X, e ricoperto il ruolo vicepresidente di Product & Engineering presso Leap Motion dal 2016 al 2018. L’anno di OpenAi.

Entra nell’azienda a giugno come vicepresidente di Applied Al & Partnerships, e due anni dopo conquista il ruolo di CTO. In poche parole si occupa di individuare, valutare, e proporre tutte le tecnologie necessarie per migliorare i prodotti e il lavoro della squadra. Fare in modo che la fucina di OpenAi funzioni bene e sforni i prodotti migliori.

Cosa pensa di ChatGPT

“Siamo un piccolo gruppo di persone e abbiamo bisogno di molti più input che vadano oltre le tecnologie, sicuramente regolatori, governi e tutti gli altri”, spiega Murati al Times. Ora ChatGPT è inebriante, ma dovrà essere integrato nella quotidianità e sono ancora senza risposta molte questioni sull’impatto sociale e etico che può avere il chatbot. “È importante portare voci diverse, come filosofi, scienziati sociali, artisti e persone del mondo umanistico. ChatGPT è essenzialmente un grande modello conversazionale, una grande rete neurale che è stata addestrata per prevedere la parola successiva, e le sue sfide con sono simili a quelle dei grandi modelli linguistici di base: può inventare fatti.”

Per Mira Murati non è troppo presto. Sicuramente ChatGPT può diventare uno strumento straordinario nelle mani giuste, come ha sottolineato potrebbe essere una soluzione originale per sviluppare un'educazione personalizzata, (nonostante molte scuole lo abbiano già bannato). Ma, per diventare una risorsa devono esserci le regole giuste. “È molto importante che tutti inizino a farsi coinvolgere, dato l'impatto che queste tecnologie avranno.”

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