video suggerito
video suggerito
Opinioni
Intelligenza artificiale (IA)

Il nuovo assistente IA che decide cosa comprare su Amazon ci renderà ancora più stupidi

Amazon ha annunciato “Help Me Decide”, un’IA che decide cosa comprare al posto nostro. La promessa è di velocizzare e ottimizzare gli acquisti, ma in cambio, cosa stiamo perdendo? Forse la sensazione — già fragile — di esercitare un minimo controllo sulle nostre preferenze. Forse la capacità di distinguere tra desiderio autentico e impulso indotto. Il rischio è di smettere di decidere e imparare a desiderare ciò che l’algoritmo stabilisce.
A cura di Elisabetta Rosso
0 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

A quanto pare ci serve un assistente per scegliere lo spazzolino, un algoritmo per selezionare le scarpe da ginnastica o mettere nel carrello gli auricolari più adatti a noi. Amazon ha annunciato “Help Me Decide”, una nuova funzione basata su intelligenza artificiale pensata per scegliere al posto nostro. Analizza abitudini, cronologia e preferenze d’acquisto, e suggerisce — anzi, decide — quale prodotto scegliere.

Alla base c'è un vecchissimo assunto del mercato tecnologico. Ogni innovazione, infatti, nasce con la promessa di liberarci da qualcosa: la fatica, l’errore, il tempo sprecato. Ma ogni volta che deleghiamo una decisione — anche la più banale — a una macchina, rinunciamo a una piccola parte della nostra facoltà di scegliere. E la scelta, non è mai neutra. È un esercizio di gusto, di identità, di discernimento. È ciò che ci definisce.

L’intelligenza artificiale scrive già le nostre mail, ci accoppia su Tinder, suggerisce che musica ascoltare o quale film guardare. Ora può anche scegliere cosa desideriamo comprare. È la trasformazione finale del consumatore in spettatore. Più lasciamo che un algoritmo decida cosa comprare, più dimentichiamo come si decide. E a quel punto la stupidità non sarà un effetto collaterale, ma una funzione integrata del sistema.

L’assistente che decide al posto tuo

Amazon ha annunciato “Help Me Decide”, l'assistente IA che "aiuta i clienti a trovare il prodotto giusto, rapidamente”, ha spiegato l'azienda.  Apparirà un pop-up in alto a destra sullo schermo, l'IA, basandosi sui dati raccolti, proporrà il “miglior” articolo per le nostre esigenze.

Secondo Daniel Lloyd, vicepresidente della divisione Personalization di Amazon, la funzione “permette di risparmiare tempo e offre suggerimenti personalizzati”. La promessa è quella di una scelta ottimizzata, senza stress, con alternative che spaziano da opzioni “budget” a versioni “premium”. Un ventaglio di possibilità calibrato da un algoritmo che impara dai nostri comportamenti, gusti e oscillazioni emotive. Ma la domanda più interessante non è tanto come funzioni, piuttosto che impatto avrà, al di là delle promesse.

La delega della volontà

La comodità c'è. Non dovremo più perdere tempo per scegliere tra dieci modelli di auricolari identici o a valutare il miglior aspirapolvere robot. Ma in cambio, cosa stiamo perdendo? Forse la sensazione — già fragile — di esercitare un minimo controllo sulle nostre preferenze. Forse la capacità di distinguere tra desiderio autentico e impulso indotto.

“Help Me Decide” è solo l’ultimo tassello di una logica che va ben oltre Amazon, e che mira a eliminare l’attrito — ovvero quello spazio in cui si genera la riflessione. Non dobbiamo più pensare, né scegliere: dobbiamo scorrere, cliccare, accettare. L’atto dell’acquisto, privato della sua complessità, diventa una risposta automatica, quasi pavloviana, a uno stimolo. E come diceva, Max Frisch, già negli anni Cinquanta, la tecnologia organizza l’universo in modo che l’uomo non debba farne esperienza.

Il rischio non è soltanto economico o etico, ma culturale. Ogni volta che una tecnologia pensa al posto nostro, ci abitua a pensare un po’ di meno. E quando l’intelligenza artificiale si sostituisce alla volontà umana, la stupidità — quella vera, sistemica, collettiva — si rinforza. E non importa se le scelte sono insignificati, si parte da lì, da un esercizio che si smette di fare. Cosa verrà dopo? Forse delle app che ci diranno quando è il momento di dormire, mangiare o divertirsi? E, a quel punto, non avremo nemmeno bisogno di scegliere se lasciar fare o meno. Semplicemente impareremo a desiderare ciò che decidono. 

0 CONDIVISIONI
Immagine
Nata ad Asti nel 1996, sono giornalista e musicista. Scrivo di intelligenza artificiale, crypto, e cyber security per la sezione Innovazione di Fanpage. Ho collaborato con La Stampa, Tgcom24, Rolling Stone e Linkiesta. A giugno e agosto 2022 sono stata in Ucraina per raccontare le storie dei profughi di guerra.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views