Gaza, il profilo Instagram di Saleh non è più accessibile: custodiva i video di due anni di guerra

Saleh al-Jafarawi, classe 1997, aveva accumulato 4,5 milioni di follower su Instagram. Utenti che negli ultimi due anni si erano radunati sul suo profilo per trovare video e informazioni sulla guerra a Gaza. Era uno degli account più grandi con centinaia di video che Saleh al-Jafarawi raccoglieva direttamente dal campo. Saleh al-Jafarawi è morto il 12 ottobre 2025. Secondo Al Jazeera il ragazzo, 28 anni, è stato ucciso durante uno scontro armato tra miliziani di Hamas e combattenti del clan Doghmush. Come spiega Al Jazeera la situazione a Gaza è ancora complessa, nonostante il cessate il fuoco deciso dalle autorità.
Ora il suo account Instagram è stato cancellato e i video non sono più visibili, almeno dal suo profilo. al-Jafarawi in un’intervista rilasciata a gennaio ad Al Jazeera aveva detto di “vivere nella paura ogni secondo” soprattutto dopo “aver sentito quello che Israele dice su di me”. Fra le accuse della stampa israeliana c’era quella di essere legato ad Hamas. La sua storia è stata raccontata a Fanpage da Mohamed Washah, corrispondente per al Jazeera Mubasher a Gaza.
Cosa succede agli account Instagram dopo la morte dei loro proprietari
La gestione dopo la morte degli account social è un tema discusso. Instagram ha una policy precisa sugli account delle persone decedute. Le strade sono due. L’account può diventare commemorativo o essere rimosso. La richiesta di rimozione può essere fatta però solo da un parente stretto. Gli account commemorativi sono profili bloccati. Quando si guarda il profilo si può vedere nella bio la dicitura “In memoria di”. I contenuti pubblicati non possono essere modificati e nessuno può accedere.
Se noti un account su Instagram che appartiene a una persona deceduta, puoi richiederci di renderlo commemorativo. Se sei un parente stretto della persona in questione, puoi richiedere che l'account venga rimosso da Instagram.
Non è chiaro cosa sui successo nel caso di Saleh al-Jafarawi. Se sia stata una decisione diretta di Meta, una violazione delle policy da parte di qualcuno che aveva la password o l’effetto di segnalazioni anomale. Di fatto il materiale conservato in quell’account era un archivio digitale della guerra a Gaza. Un archivio non facile da sostituire, visto che durante negli ultimi due anni Israele non ha permesso a media di entrare nella Striscia di Gaza.