Dieci lavori che (al momento) sono al sicuro dall’intelligenza artificiale, a partire dagli imbalsamatori

Esiste un punteggio per valutare se l'intelligenza artificiale può o meno "rubarti" il lavoro. L'avanzata dell'IA generativa sta sollevando interrogativi e timori crescenti: qualiprofessioni sono destinate a cambiare radicalmente, e quali invece potrebbero resistere all’automazione? Un recente studio condotto da Microsoft prova a fare chiarezza, offrendo nuove prospettive sul tema. La ricerca si è basata sull’analisi di oltre 200.000 interazioni anonime con Bing Copilot – il chatbot generativo di Microsoft – raccolte tra gennaio e settembre 2024. L’obiettivo era capire quali mansioni gli utenti affidano più spesso all’intelligenza artificiale, quanto queste vengano svolte con successo e che impatto abbiano sulle attività lavorative.
Il risultato è stato tradotto in un “punteggio di applicabilità dell’AI”, un indicatore che mostra in quali settori l’automazione può incidere di più. Microsoft, però, mette in guardia da interpretazioni semplicistiche: un punteggio alto non significa necessariamente la scomparsa di un’occupazione, piuttosto che l’AI potrebbe trasformare in modo significativo il modo di svolgere quel determinato lavoro.
Secondo lo studio, le prime a risentirne saranno le posizioni d’ufficio e le mansioni entry-level, mentre i lavori manuali e quelli in ambito sanitario sono, al momento, i più resistenti all’automazione. Competenze pratiche, abilità fisiche e capacità di interazione umana sono infatti elementi che un algoritmo non è ancora in grado di riprodurre.
I dieci lavori al sicuro dall'intelligenza artificiale
Se da un lato i ricercatori sottolineano il valore dell’AI come supporto, dall’altro i segnali provenienti dal mondo del lavoro non sono così rassicuranti. Sempre più dirigenti chiedono ai manager di dimostrare perché una mansione non possa essere affidata a un sistema automatizzato prima di procedere a nuove assunzioni. Non mancano dichiarazioni nette, Jim Farley, CEO di Ford, ha affermato che “l’intelligenza artificiale sostituirà la metà dei colletti bianchi negli Stati Uniti”. Uno scenario che, se confermato, potrebbe ridisegnare profondamente il mercato del lavoro nei prossimi anni.
Non tutti i mestieri, però, sono ugualmente vulnerabili. Ecco la top 10 dei lavori esposti all’intelligenza artificiale:
- Flebotomi (prelievi di sangue)
- Assistenti infermieristici
- Addetti alla rimozione di materiali pericolosi
- Aiutanti pittori e stuccatori
- Imbalsamatori
- Operatori di impianti e sistemi
- Chirurghi orali e maxillo-facciali
- Installatori e riparatori di vetri per auto
- Ingegneri navali
- Gommisti e riparatori
Quali sono le professioni più a rischio
Al contrario, le attività basate su dati, comunicazione e conoscenza risultano quelle più esposte. Non sorprende, quindi, che nell’elenco delle professioni più a rischio compaiano lavori impiegatizi, creativi e di servizio. Ecco la lista delle professioni a rischio secondo lo studio:
- Interpreti e traduttori
- Storici
- Assistenti passeggeri
- Rappresentanti di vendita di servizi
- Scrittori e autori
- Rappresentanti del servizio clienti
- Programmatori di utensili CNC
- Operatori telefonici
- Agenti di viaggio e biglietteria
- Annunciatori e DJ radiofonici
- Una sfida ancora aperta
Per Microsoft la vera sfida non è sostituire i lavoratori, ma integrare l’IA nei processi. Tuttavia, la corsa delle aziende all’automazione e la pressione a ridurre i costi rischiano di rendere sempre più sottile il confine tra supporto e rimpiazzo. Sicuramente il mercato del lavoro è destinato a una trasformazione profonda, e la capacità di aggiornare le proprie competenze sarà decisiva per restare competitivi.