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Cos’è il CoreCore, il trend che racconta tutto il disagio della Gen Z su TikTok

Sono video scomposti con immagini riciclate che scorrono veloci sotto musiche nostalgiche: l’hashtag #Corecore ha raggiunto oltre 395 milioni di visualizzazioni.
A cura di Elisabetta Rosso
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Il primo gennaio 1984 Nam June Paik, il fondatore della videoarte, ha trasmesso Good Morning, Mr. Orwell. La prima "installazione" satellitare internazionale che voleva mostrare attraverso un video densissimo gli "usi positivi e interattivi dei media globali, che il signor Orwell, il primo profeta dei media, non avrebbe mai potuto prevedere". Per farlo Paik ha combinato segmenti video dal vivo e registrati con una grafica televisiva distorna, alternati con sequenze compulsive.

Quasi 40 anni dopo su TikTok gli utenti pubblicano contenuti che sembrano ricalcare quell’estetica posticcia, violenta, con il fiato corto ribaltando completamente il messaggio. Vogliono mostrare tutti gli usi negativi dei media globali e poi targano i video con l’hashtag #CoreCore.

L'origine del fenomeno

Il 1 gennaio 2021, @masonoelle ha caricato un video su TikTok, dove si rincorrono brevi clip sulla crisi climatica, scioglimento delle calotte polari, deforestazione, grandi inondazioni, critiche all'esercito degli Stati Uniti e all'eccessiva saturazione dei media. Il sottofondo è un violino cupo. Definisce così sul social, quasi involontariamente, il suo contenuto come "CoreCore". E tutto parte da qui.

Su TikTok il suffisso -core è utilizzato per descrivere un determinato tipo di estetica, indica l’anima di qualcosa ridotta ai minimi termini. È uno stile di video editing che lavora per giustapposizioni nostalgiche di clip video sconnesse l’una dall’altra con melodie malinconiche e cupe in sottofondo.

Il termine core in inglese infatti significa nucleo, torsolo o centro. La ripetizione CoreCore è quindi un’ulteriore riduzione all’osso. Sul social gli utenti stanno caricando queste "poesie visive" che vogliono suscitare determinate emozioni. I video che utilizzano l'hashtag #CoreCore hanno trovato un nuovo pubblico su TikTok, raggiungendo oltre 395 milioni di visualizzazioni.

L'estetica su TikTok

È vero, core è diventato uno strano sinonimo di estetica, ma per capirlo meglio è necessario analizzare come la Gen Z ha modellato il termine estetica sulla sua percezione. Infatti non sono solo bravi a creare neologismi ma anche a caricare termini vecchi con significati nuovi. Estetica su Tiktok vuol dire anche stato d’animo, sentimento, sottocultura, angoli di Internet che condividono interessi, umori, stile di vita, antipatie, riassumendo tutto, la stessa estetica.

Come scrive Chance Townsend per la testata Mashable, “attraverso il suo nome, CoreCore si fa suonare come l'antitesi del genere stesso, il suo contenuto può essere qualsiasi cosa e i suoi creatori possono utilizzare qualsiasi tipo di media per trasmettere una premessa centrale”. Kieran Press-Reynolds, un giornalista di cultura digitale di Insider ha spiegato a Mashable che "CoreCore è essenzialmente un anti-trend che può essere vagamente definito come clip visive e audio che hanno lo scopo di evocare alcune forme di emozione”.

Come sono costruiti i video #CoreCore

Alcune di queste clip sono note come “deep-fried sh-tposts”, ovvero meme o video che sono stati ripubblicati moltissime volte attraverso filtri diversi in modo tale che la qualità si deformi e appaia volutamente sgranata. In mezo ci sono spezzoni di programmi TV e film come I Griffin, Taxi Driver, American Psycho, Blade Runner, frammenti di video di YouTube e TikTok, oppure riprese di vita quotidiana spesso riprodotte in time lapse.

Secondo il portale KnowYourMeme "molte modifiche CoreCore richiamano la tristezza, la depressione e la solitudine. In origine, i video CoreCore si riferivano al cambiamento sociale, alle preoccupazioni globali e all'eccessiva saturazione dei media. Come accade spesso i contenuti hanno anche preso un’inclinazione differente, c’è chi cerca di veicolare messaggi e stati d’animo concentrandosi su determinate tematiche, per esempio il sessismo raccontato in una manciata di clip, altre vogliono catturare la natura disconessa degli esseri umani oggi.  Non mancano poi le derive del genere che si traducono i video senza senso creati solo per il gusto di dare forma allo “strano”.

Il contenuto più famoso del trend #CoreCore

​​Uno dei video più popolari, con oltre 10 milioni di visualizzazioni, inizia con un'intervista a un un ragazzo che dice di voler fare il medico. Quando gli viene chiesto quanto vorrebbe guadagnare, lui risponde: "Farò sentire bene le persone". Susseguono poi diverse immagini, video accelerati di persone che intasano le strade, le urla di Ryan Gosling in Blade Runner 2049,  file di persone che giocano alle slot machine dentro un casinò, e poi uno youtuber che racconta di un pollo che vive nel metaverso. Il collante del video sono proprio le contrapposizioni che stridono sotto un muro sonoro confuso.

L’utente che ha pubblicato il video sul suo profilo Instagram ha scritto: “Il punto centrale di questa roba è creare qualcosa che non può essere classificato, mercificato, trasformato in clickbait o moderato, qualcosa di immune alle funzioni di controllo che dettano i contenuti che consumiamo e le idee che ci è permesso conservare”.

Una forma di prostesa in parte inconsapevole per raccontare un disagio opprimente e la Gen Z lo fa utilizzando quelle strategie visive che negli anni '80 sono state proprio il cardine della videoarte, si pensi al movimento Fluxus del quale faceva parte lo stesso Paik, al Neo Dada, alle installazioni di televisori sincronizzati male con il rumore bianco in sottofondo, o alle immagini sgranate che si moltiplicavano a scatti su schermi sfibrati, la musica noise e la poesia concreta. Soluzioni che volevano interpretare un mondo incerto guidato da un progresso tecnologico fagocitante, non così diverso dalla realtà che la Gen Z racconta con spezzoni scomposti contrassegnati dall'#Corecore.

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