Cosa sono e come funzionano le bombe GBU-57/B usate dagli USA per bombardare i siti nucleari dell’Iran

Alle 01:50 ora italiana di oggi, domenica 22 giugno, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato sul suo social Truth che l'aviazione americana (USAF) ha bombardato l'Iran. Nello specifico, ha affermato che gli aerei – i sofisticati e costosissimi bombardieri della Northrop Grumman B-2 Spirit – hanno colpito i tre siti nucleari di Natanz, Isfahan e soprattutto l'impenetrabile impianto di arricchimento dell'uranio di Fordow. I laboratori di quest'ultimo, infatti, sono protetti nelle profondità di una montagna a una trentina di chilometri da Quom, si stima sotto un centinaio di metri di durissima roccia. Solo gli USA dispongono di un ordigno in grado di distruggere un simile e complesso obiettivo, la gigantesca e potentissima bomba GBU-57/B Massive Ordnance Penetrator (MOP) progettata per radere al suolo bunker sotterranei corazzati.
Trump ha affermato che dopo gli attacchi gli obiettivi iraniani sono stati completamente distrutti (ha usato il termine “obliterated”) e che gli aerei sono rientrati sani e salvi dopo aver sganciato il carico utile, definendo il tutto come un “successo militare spettacolare”. L'Iran, d'altro canto, ha dichiarato che sono state danneggiate soltanto le strutture superficiali e gli ingressi, mentre quelle nevralgiche non hanno subito danni significativi. Ciò che è certo, come indicato dalla CNN, è che i sensori del sistema FIRMS (Fire Information for Resource Management System) della NASA questa notte hanno rilevato dei significativi aumenti di temperatura proprio a ridosso dell'impianto nucleare di Fordow, come effetto dei bombardamenti statunitensi. L'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) ha a sua volta comunicato che non sono stati rilevanti aumenti di radiazioni nei pressi dei siti nucleari colpiti. Oltre alle GBU-57/B, pare siano stati lanciati contro le strutture iraniane anche numerosi missili Tomahawk, ma il “lavoro sporco” contro Fordow lo avrebbero fatto proprio le bombe, non in dotazione a Israele, la cui aviazione aveva iniziato ad attaccare l'Iran nei giorni scorsi. Ecco cosa questi ordigni e perché sono stati usati.
Cosa sono le bombe GBU-57 Massive Ordnance Penetrator usate dagli Stati Uniti per colpire l'Iran
Le bombe GBU-57/B Massive Ordnance Penetrator (MOP) sono tra i più potenti ordigni convenzionali mai costruiti dall'uomo. Pesano circa 13.600 chilogrammi (quasi 14 tonnellate), sono lunghe 6,2 metri, hanno uno spessore di un'ottantina di centimetri e contengono una quantità spaventosa di esplosivo. Nella testata sono alloggiati infatti fino a 2.600 chilogrammi di esplosivo ad altissimo potenziale alla stregua dell'AFX-757 o del PBXN-114. C'è solo un aereo al mondo con stive sufficientemente grandi da poter ospitare questi ordigni senza perdere di efficacia e capacità stealth: il sopracitato B-2 Spirit, che oggi ha un costo stimato per esemplare di circa 2 miliardi di dollari. Gli USA ne hanno a disposizione una ventina e ciascun esemplare può trasportare due di queste micidiali bombe. Nei giorni scorsi gli Stati Uniti avevano avvicinato alcuni di questi velivoli al teatro di guerra mediorientale ed era verosimile che sarebbero stati utilizzati per colpire i siti nucleari iraniani, come minacciato più volte da Trump. Il presidente degli USA, dopo l'attacco, continua a chiedere all'Iran la resa incondizionata e il ritorno al tavolo dei negoziati; pena attacchi ancor più micidiali di quelli sferrati questa notte. L'Iran ha a sua volta annunciato "conseguente eterne" a seguito del bombardamento.
Tra le caratteristiche principali della GBU-57/B, oltre alla potenza estrema, vi è quella di essere delle cosiddette “bombe intelligenti” poiché vengono guidate con precisione sugli obiettivi. Lo sviluppo di questi ordigni iniziò all'inizio degli anni 2000 dopo aver osservato sul campo – durante la guerra in Iraq – i risultati non soddisfacenti delle precedenti armi anti bunker. Come indicato dall'aviazione militare degli Stati Uniti (US Air Force o USAF), il progetto è stato condotto in collaborazione tra la Defense Threat Reduction Agency (DTRA) e l'Air Force Research Laboratory, col supporto di varie aziende specializzate in armamenti.

Perché sono state usate le bombe GBU-57/B contro siti nucleari iraniani
La ragione per cui i siti iraniani di Natanz, Isfahan e in particolare Fordow sono stati presi di mira con le bombe GBU-57/B degli Stati Uniti risiede nelle spiccate capacità di queste armi distruggere obiettivi sotterranei, siti in profondità e ben protetti. Scientific American sottolinea che questi ordigni, quando vengono sganciati a 15.000 metri di altitudine (50.000 piedi) dai B-2, arrivano a colpire il terreno a una velocità stimata superiore a MACH-1, cioè oltre 1.200 chilometri orari a una temperatura dell'aria di una ventina di gradi.
Da test condotti prima del 2012 è stato dimostrato che queste bombe sono in grado di penetrare “60 metri di cemento o roccia con una densità di 2250 kg per pollice quadrato”, spiega Scientific American. Ciò significa che è possibile che per distruggere Fordow – se effettivamente è stato distrutto, come dice Trump – possa essere stato necessario lo sgancio di più bombe sul medesimo obiettivo, considerando che si stima che l'impianto di arricchimento dell'uranio si trova a una novantina di metri di roccia.
Le GBU-57/B quando impattano al suolo sprigionano 900 megajoule di potenza, inoltre hanno sensori che percepiscono quanto è penetrato nel terreno l'ordigno, oltre che eventuali vuoti (come un bunker o i tunnel dei laboratori di un impianto nucleare). La carica principale viene attivata dai piloti del B-2 solo dopo aver raggiunto il target con quella primaria, ovvero quando sono sicuri di aver raggiunto la massima profondità possibile. Il potere distruttivo della bomba è innescato principalmente dall'acciaio temprato, che viene scagliato a velocità mostruose dopo l'esplosione dell'enorme testata. Solo gli USA hanno queste armi e soprattutto gli aerei in grado di trasportarle e sganciarle.