Come seguire la Global Sumud Flotilla in viaggio verso Gaza: è importante avere i dati in tempo reale

Le prime navi della la missione Global Sumud Flotilla sono salpate con a bordo aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese. L'obiettivo della missione è “rompere il blocco illegale imposto da Israele”, spiegano gli attivisti. La flotta è composta da decine di imbarcazioni con a bordo professionisti e volontari provenienti da 44 Paesi. Il 31 agosto sono partite le prime navi da Barcellona e Genova, un secondo gruppo salperà da Tunisi il 4 settembre. Altre navi stanno salpando dai porti italiani. Tutte le imbarcazioni confluiranno nel Mediterraneo orientale. Il piano prevede di raggiungere il porto di Gaza per consegnare direttamente gli aiuti umanitari e tentare di aprire un corridoio stabile che garantisca rifornimenti essenziali alla popolazione.
La missione non è semplice e la Global Sumud Flotilla ha deciso di documentare il viaggio attraverso un sistema di tracciamento avanzato realizzato in collaborazione con Forensic Architecture. "Questa tecnologia svolge un ruolo cruciale nel garantire la sicurezza delle persone a bordo, mantenere la trasparenza sulla posizione della nave e ritenere i potenziali aggressori responsabili delle loro azioni", hanno spiegato gli attivisti.
Trasmettendo costantemente la posizione, il localizzatore consente a sostenitori, giornalisti, osservatori legali e organizzazioni per i diritti umani in tutto il mondo di seguire l'imbarcazione in tempo reale. "Questa visibilità funge da deterrente contro la violenza e le interferenze illecite, garantendo al contempo che qualsiasi atto di aggressione possa essere documentato e indagato. È una parte essenziale di una più ampia strategia di resistenza non violenta e solidarietà internazionale."
Perché è così importante tracciare la Global Sumud Flotilla
Raggiungere il porto di Gaza è estremamente difficile, se non impossibile. L’esercito israeliano infatti impedisce a tutte le imbarcazioni non autorizzati di avvicinarsi alle coste della Striscia. Dall’inizio della guerra, inoltre, è in vigore un divieto totale di navigazione per le navi palestinesi e persino l’accesso alle spiagge e la balneazione sono stati proibiti. Come spiegano gli attivisti della Global Sumud Flotilla c'è un rischio reale di di intercettazione da parte delle forze navali israeliane.
"Le flottiglie del passato hanno dovuto affrontare violenti raid, detenzioni illegali e l'ostruzione di missioni umanitarie. In questo contesto, il tracker non è semplicemente uno strumento di navigazione, è una forma di protezione. Grazie a questa partnership, non solo aumentiamo la trasparenza, ma costruiamo anche un quadro per la giustizia. Il localizzatore trasforma un'imbarcazione solitaria in un viaggio testimoniato a livello globale, rendendo più difficile che eventuali violazioni passino inosservate o incontestate".
La Flotilla sfida il blocco navale su Gaza: gli obiettivi della missione
Non è la prima missione. Dall’inizio della guerra, la Freedom Flotilla ha già tentato di raggiungere Gaza tre volte. La prima, a maggio 2025, quando Conscience è salpata dalla Tunisia, secondo gli attivisti è stata colpita due volte da un drone israeliano mentre si trovava al largo di Malta. Nel giugno dello stesso anno la Madleen, con a bordo anche Greta Thunberg, è stata intercettata dalla marina israeliana. Un mese più tardi, nel luglio 2025, anche la Handala, partita da Siracusa, è stata bloccata dall'esercito di Israele.
Ora la Global Sumud Flotilla è ripartita, e non solo per distribuire aiuti umanitari. L'obiettivo della missione, infatti, è anche sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale e denunciare le conseguenze del blocco navale imposto da Israele sulla Striscia di Gaza. La Global Sumud Flotilla, spiegato gli attivisiti, “non è soltanto umanitaria, ma fondamentalmente morale: chiede la fine dell’assedio, delle tattiche di fame forzata, della disumanizzazione sistematica dei palestinesi e del genocidio. Gli organizzatori hanno condannato la complicità dei governi occidentali e arabi, invitando le persone ovunque a chiedere giustizia e responsabilità”.