Chi è Boss Miao, l’uomo dietro Phica, la reazione allo scandalo e quanti soldi chiedeva: “Da 250 a 1000 euro”

Phica Master o Boss Miao è una delle figure chiave dello scandalo Phica. È l'uomo che gestiva la comunicazione con le donne che chiedevano la rimozione delle loro foto dal sito per adulti. Non ha mai fornito le sue generalità e sosteneva di avvalersi dell'aiuto di "operatori", che in alcuni casi avrebbe definito avvocati. Quando si trattava di pagare, faceva in modo che i soldi finissero nei conti di due donne, ma non permetteva mai di comunicare con loro. Fanpage.it, sabato 30 agosto, ha pubblicato la storia di una showgirl italiana che ha svelato il giro di soldi dietro a Phica. Ha portato alla luce, per la prima volta, alcuni dei sistemi con i quali chi gestiva il sito riusciva a guadagnare. Ci ha parlato di pacchetti da 250 a 1000 euro mensili in cambio della rimozione dei contenuti. Nel corso della nostra inchiesta abbiamo avuto modo di leggere conversazioni e ascoltare vocali dell'utente che si fa chiamare Boss Miao. Ecco cosa sappiamo.
Chi è Phica Master o Boss Miao, figura chiave del caso Phica
Phica Master e Boss Miao sono la stessa persona. Si tratta di un uomo che si occupa di rispondere alle mail che arrivano a phicamaster@phica.net. Quando gli utenti lo contattano per chiedere la rimozione dei contenuti, propone come forma di contatto alternativa Telegram. "Se ci sono domande può scrivermi qui o su Telegram @bossmiao", scriveva nella mail che abbiamo diffuso sabato. E su questo punto c'è un aggiornamento. Qualche ora dopo la pubblicazione dell'articolo di Fanpage.it, l'utente Boss Miao ha rimosso da Telegram la foto profilo del gatto e ha cambiato lievemente il nickname. È sempre lui a gestire il profilo Only Fans di Phica, sebbene sia probabile che non lo faccia da solo.
Come ha reagito l'admin allo scandalo Phica
Grazie a una fonte che ci ha mostrato delle prove, apprendiamo che l'uomo che si nasconde dietro il profilo Telegram Boss Miao sarebbe convinto di non avere alcuna responsabilità nello scandalo scoppiato in queste ore. Ostenterebbe, inoltre, la sicurezza che le indagini attualmente in corso riguardino solo gli utenti e non lui. Nel materiale che abbiamo visionato, ribadisce di collaborare con la Polizia Postale da oltre vent'anni e assicura che i contenuti illeciti presenti sul sito (attualmente chiuso) fossero solo una minuscola parte dei contenuti totali. Sostiene di avere sempre rimosso video e foto dopo le segnalazioni. Non apparirebbe preoccupato per i pagamenti richiesti alle utenti perché, a suo dire, i soldi non andavano a lui ma a Giada Triscornia e altri "operatori".
Cosa emerge dai messaggi e dai vocali in nostro possesso
Dai vocali che abbiamo avuto modo di ascoltare e che sono precedenti allo scandalo Phica, emerge un uomo che si dilunga in tecnicismi per spiegare perché i contenuti non venivano rimossi prontamente nonostante il pagamento. Un tono calmo che diventa rassicurante quando spiega che:
Giada l'ha presa come una missione di vita, manda mail ogni tre giorni, li prendiamo per sfinimento ma manderemo comunque a Google una richiesta all'oblio. […] Giro i link a Giada e vediamo, noi li stiamo contattando tutti e più volte, avendo i server all'estero, in Russia e in Cina, c'è poco da denunciare, il blocco non si riesce a fare. Comunque un modo piano piano si trova.
La Giada che menziona è sempre Giada Triscornia, sul cui IBAN arrivavano i pagamenti e che era incaricata di rimuovere i contenuti da Phica e dai siti terzi, effettuando anche un'attività di ricerca. Tuttavia era impossibile parlare direttamente con lei, ma questo lo vedremo tra poco. Dai messaggi in nostro possesso emergono le richieste di soldi per rimuovere i contenuti, ma non solo. Chiedeva anche di inviargli dei documenti e firmare una delega con scritto: "Delego il portale di Phica.net a proteggere la mia immagine online da contenuti inseriti in modo illecito e senza la mia autorizzazione. Autorizzo Phica.net a procedere alla richiesta di rimozione contenuti".
Quanti soldi chiedeva su Phica: pacchetti, pagamenti a ore e sconti
Le proposte che partivano dalla mail di Phica Master o dal profilo Telegram Boss Miao erano diverse. La più strutturata era quella dei pacchetti: da 250 euro a 1000 euro mensili con cui garantiva la rimozione dei contenuti, dei messaggi, delle discussioni. Oltre al nome in blacklist: "Se non sei in blacklist, gli utenti continueranno ad aprire la discussione e reinseriranno tutto da zero. Abbiamo diverse content creator in blacklist e quando gli utenti aprono una discussione sul loro conto, il loro nome diventa ******, questo attiva diversi campanelli d'allarme e ne vengo informato", questa la spiegazione che forniva. Nella mail di seguito il dettaglio di tutti i pacchetti.


Quella dei pacchetti, però, non era l'unica modalità. Abbiamo verificato che l'admin di Phica proponeva anche un pagamento a ore: "Abbiamo valutato che servono almeno 3 ore di lavoro al giorno in cui si procederà alla rimozione e ricerca di nuovi contenuti. Il totale sarebbe di 2300 euro". E poi c'erano gli sconti: "Se non ti interessa la protezione su Phica ma solo rimuovere i tuoi contenuti, il costo è di 700 euro", anziché mille euro.
I metodi di pagamento richiesti e Giulia e Giada, avvocate "invisibili"
Per pagare, l'admin proponeva tre metodi: Bitcoin, Paypal con metodo "amici e familiari" o bonifico istantaneo. I pagamenti con Paypal erano indirizzati a Giulia Campus. I pagamenti con bonifico istantaneo a Giada Triscornia. Queste due donne, secondo una nostra fonte, sarebbero state definite "avvocate", ma non risultano iscritte all'Ordine. Dopo avere ricevuto il pagamento, Giulia Campus e Giada Triscornia – secondo quanto sosteneva Boss Miao/Phica Master – avevano il compito di scandagliare il sito Phica e siti terzi alla ricerca dei contenuti da rimuovere. Giada Triscornia era la più menzionata da Boss Miao. A lei dava la colpa quando chi aveva pagato si lamentava dei contenuti ancora presenti in rete. Tuttavia, non permetteva mai di mettersi in contatto direttamente con lei. Era sempre l'uomo a fare da tramite. Ora saranno i magistrati a valutare il sistema Phica e a decidere se fosse tutto nei limiti della legalità.