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C’è chi sta boicottando Hogwarts Legacy per colpire J.K. Rowling. Ma ha davvero senso?

Attorno a Hogwarts Legacy è nato un importante movimento di boicottaggio contro l’autrice J.K. Rowling. Ci sono siti specializzati in videogiochi che hanno scelto di non parlarne, così come ci sono streamer che hanno scelto di non riprendere il gioco.
A cura di Lorena Rao
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Hogwarts Legacy è uscito, almeno per i primi dispositivi che possono ospitarlo cioè PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC. La critica ha accolto positivamente l’ultimo titolo di Avalanche Software per la fedele ricostruzione del mondo di Harry Potter, nonostante i forti limiti delle componenti ruolistiche e la riproposizione della struttura classica dell’open world. Anche i feedback dell’utenza che ha ordinato la Deluxe Edition, edizione che consente l’accesso anticipato, sono entusiasti. Insomma, un successo già annunciato, come dimostrato dai record infranti dai preordini. Del resto parliamo di mondi e personaggi ormai ben radicati nell’immaginario collettivo, i quali hanno dato origine a un fenomeno intergenerazionale. Accanto a questo tripudio dettato da nostalgia e hype, c'è però uno aspetto controverso legato alla donna che ha dato origine a questo mondo: J.K. Rowling.

J.K. Rowling e la propaganda transfobica

Negli ultimi anni, l’autrice britannica si è resa protagonista di propaganda transfobica, sia sul suo profilo personale di Twitter che sul suo sito ufficiale. Nelle sue esternazioni, Rowling ritiene che l’identità di genere non esista, ma sia frutto di devianza, in quanto ciò che conta è l’identità dettata dal sesso biologico. All’apparenza potrebbero sembrare le farneticazioni di una donna incapace di vedere il mondo per quello che è e che trova nei social la sua valvola di sfogo, ma in realtà parliamo di una persona che ad oggi figura come la seconda scrittrice più ricca al mondo, con un fatturato di 1 miliardo di dollari nel 2022, derivante dai diritti sfruttati di Harry Potter.

Ciò la rende di fatto un potente canale di influenza economica e mediatica. Da qui il folto movimento di boicottaggio dei prodotti targati Harry Potter, incluso il recente Hogwarts Legacy. In particolare il noto forum videoludico ResetEra, ha deciso di bloccare qualsiasi contenuto legato al gioco per evitare di pubblicizzare un prodotto che andrebbe a rafforzare il potere già ampio di Rowling. Una decisione intrapresa anche da diversi streamer di Twitch, tra cui Veronica “Nikatine” Ripley.

In generale, non è la prima volta che la comunità transgender e alleati richiedono maggiore attenzione e rispetto all'interno del videogioco. È successo nel 2021, quando alcuni sviluppatori hanno richiesto la rimozione di contenuti transfobici  da GTA V. Questioni che sottolineano le difficoltà quotidiane affrontate da una fetta di società. Secondo l'ultimo rapporto Human Rights Campaign Foundation, nel 2022 sono state uccise almeno 34 persone transgender negli Stati Uniti. Per quanto l'esempio di Hogwarts Legacy sia diverso da quello di GTA V (i contenuti sono diversi) resta comunque un titolo problematico per coloro che sono sensibili alle questioni della comunità transgender.

Il ruolo poco chiaro di Rowling in Hogwarts Legacy

Il videogioco è stato sviluppato da Avalanche Software e pubblicato da Warner Bros via etichetta Portkey Games. In occasione dell’evento di anteprima, noi di Fanpage.it abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Troy Johnson, Advanced Game Designer di Avalanche, il quale ha affermato che Rowling non ha preso parte allo sviluppo del gioco. Non sa nemmeno se abbia avuto modo di provarlo. Al di là dell’impossibilità di approfondire la questione, il breve scambio di battute con Avalanche mette in evidenza la difficoltà da parte delle aziende di essere chiare riguardo ai rapporti di collaborazione con l’autrice.

A recensione fatta, è chiaro che Hogwarts Legacy non rispecchia le convinzioni personali dell’autrice, anzi intende essere inclusivo per chi gioca, a partire dalla personalizzazione libera del mago o della strega protagonista in termini di genere e aspetto. Una visione aperta, già dimostrata dal team di sviluppo quando nel 2020, il precedente Lead Designer, Troy Leavit, ha deciso di abbandonare lo studio in seguito al clamore generato dalle sue ripetute affermazioni misogine e retrograde sui propri canali personali.

I videogiochi non sono solo giochi

Se giocare a Hogwarts Legacy non rende dunque persone transfobiche, comprandolo si dà la possibilità di estendere l’eco già vasto di Rowling. Una soluzione semplice non c’è per il consumo etico. Quel che è certo, però, è che la community e il dibattito attorno al videogioco sono abbastanza maturi per capire che giocare non è solo una questione di divertimento. La stampa e la critica italiana di settore hanno tentato di promuovere riflessioni che ribadiscono l’influenza della cultura pop nella vita di tutti i giorni, come è evidente nell'articolo su Multiplayer.it, Boicottare Hogwarts Legacy? Il caso di JK Rowling spiegato bene, scritto dalla critica videoludica Giulia Martino. Ma gli esempi sono diversi.

Con buona pace dell'utenza più intransigente, che relega il videogioco a fuga dalla realtà, il medium è un'espressione culturale attraverso cui dibattere, riflettere e soprattutto prendere coscienza dei fenomeni sociali ad esso collegati. Non a caso, una nuova controversia si innescherà tra pochi giorni, con l'uscita di Atomic Hearts, il videogioco russo ambientato in Unione Sovietica i cui finanziamenti sono poco limpidi in relazione alla guerra in Ucraina ancora in corso. Anche qui si comincia a parlare di boicottaggio. Difficile trovare una risposta univoca, la necessità emergente è però che se ne parli per sensibilizzare un pubblico che il più delle volte non ritiene che una scelta ludica possa avere impatto sul mondo reale.

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