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Breve storia di Alex Karp, l’uomo che sta creando il vero Grande Fratello

Dietro l’eccentrico CEO della Silicon Valley c’è Palantir, azienda leader che analizza big data per CIA, FBI e militari. La visione di Karp sta aiutando a plasmare il futuro del potere, della sicurezza e della democrazia.
A cura di Elisabetta Rosso
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Ci sono dei tratti che hanno contribuito a costruire il fascino del genio controverso nell'immaginario collettivo. cp ne ha molti. Capelli grigi spettinati, neurodivergente – gli sono state diagnosticate dislessia e ADHD – eloquio rapidissimo, gestualità teatrale e un atteggiamento che oscilla tra l’agonismo e l’ironia. Karp non ha mai imparato a guidare, si mette pantaloni di sci di fondo e si definisce geograficamente monogamo, ha due compagne contemporaneamente ma in Paesi diversi. Negli ultimi anni è diventato una figura sempre più presente nei media, complice anche l’impennata spettacolare delle azioni di Palantir negli ultimi anni. Dietro la facciata eccentrica però c'è di più. C'è il Ceo di di una delle aziende più potenti e spaventose dell'universo tech. 

Karp ha definito Palantir Technologies “l’azienda software più importante d’America e quindi del mondo”. Fondata nel 2004, è oggi leader nell’analisi avanzata dei big data per governi, forze armate e grandi corporation. I fan definiscono Palantir la colonna portante della sicurezza occidentale, per i critici, invece, è il simbolo di una deriva tecnologica verso la sorveglianza di massa. Non a caso è stata paragonata più volte al “Grande Fratello” di George Orwell o a Skynet, di Terminator.

L’uomo dietro la macchina

Karp è nato e cresciuto a Philadelphia, figlio di un pediatra e di un’artista afroamericana, una famiglia hippie, come l'ha definita più volte durante le sue interviste. Il suo percorso accademico è insolito per un leader tech: dopo gli studi alla Stanford Law School, ha conseguito un dottorato in teoria sociale a Francoforte, interessandosi alle radici culturali che portarono la Germania al nazismo. Un background che ha profondamente influenzato la sua visione del potere, della sicurezza e del ruolo dello Stato.

È proprio tra i corridoi di Stanford, all’inizio degli anni ’90, che il suo percorso incrocia quello di Peter Thiel, fondatore di Palantir. Tra i due nasce subito un rapporto intenso, alimentato da interminabili discussioni notturne su capitalismo, socialismo e natura del potere. Karp lo definirà in seguito una forma di “antagonismo intimo”: una rivalità che ha contribuito a plasmare le rispettive visioni del mondo. E infatti quando Thiel fonda Palantir sceglie Karp per guidare l’azienda: un intellettuale capace di dare una cornice teorica e morale alla missione tecnologica della società. La nomina di Karp a CEO sancisce un’alleanza strategica destinata a influenzare profondamente il rapporto tra Silicon Valley e Stato federale.

Palantir: tecnologia, sicurezza e controversie

Palantir nasce all’indomani dell’11 settembre, in un contesto dominato da esigenze di sicurezza e intelligence. Il nome richiama le pietre veggenti del Signore degli Anelli di Tolkien, capaci di osservare luoghi lontani. Una scelta simbolica che sintetizza la missione dell’azienda: trasformare enormi quantità di dati in informazioni strategiche. I software Palantir non raccolgono direttamente i dati, ma li integrano e li analizzano per conto di chi li possiede, individuano schemi invisibili all’analisi umana, con applicazioni in ambito militare, investigativo e geopolitico.

E infatti, nel corso degli anni, la tecnologia Palantir è stata utilizzata in contesti delicati: operazioni militari in Iraq e Afghanistan, campagne antiterrorismo, gestione delle frontiere e contrasto all’immigrazione irregolare negli Stati Uniti attraverso l’ICE (Immigration and Customs Enforcement). Durante la pandemia di Covid-19, i suoi sistemi hanno supportato il governo britannico e statunitense nella gestione dei flussi sanitari e nella distribuzione dei vaccini. Non solo, Palantir ha lavorato anche per l'esercito israeliano durante il genocidio a Gaza. 

L’azienda è stata coinvolta anche nello scandalo Cambridge Analytica e per i timori legati all’uso discriminatorio degli algoritmi da parte delle forze dell’ordine. Palantir sostiene di applicare rigide linee guida etiche e meccanismi di tutela delle libertà civili, ma la trasparenza su questi processi resta un tema aperto.

Politica, potere e ambiguità ideologica

Non è facile inquadrare Karp sul piano politico. In passato ha espresso posizioni critiche nei confronti di Donald Trump, sostenendo candidati democratici come Hillary Clinton e Kamala Harris. Tuttavia, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca i rapporti con l’establishment repubblicano si sono intensificati, anche per ragioni strategiche: Palantir è oggi uno dei principali fornitori del complesso militare-industriale statunitense, con contratti miliardari presso CIA, FBI, Dipartimento della Sicurezza Interna e NSA.

Karp giustifica questa posizione con un principio pragmatico: chi lavora per lo Stato deve collaborare con il governo in carica, indipendentemente dalle simpatie personali. Una "giustificazione" allarmane perché mette in luce l'aspetto più controverso della tecnologia sviluppata da Karp. Siamo infatti di fronte a strumenti capace di rafforzare politiche autoritarie, specialmente in materia di controllo delle migrazioni e sicurezza interna.

Chi ha paura di Alex Karp?

Questo slittamento è evidente anche sul piano geopolitico. Karp nel suo libro The Technological Republic, pubblicato nel 2024, Karp descrive un mondo diviso da una competizione tecnologica sempre più dura, in particolare tra Stati Uniti e Cina. Secondo lui, l’Occidente deve recuperare fiducia nella propria superiorità strategica e per farlo serve una visione più muscolare del ruolo occidentale nel mondo.

Questa evoluzione del pensiero – da una difesa della democrazia liberale a un’idea più selettiva e identitaria dell’Occidente – ha suscitato anche preoccupazioni interne. Nel 2024, un gruppo di ex dipendenti ha firmato una lettera aperta accusando l’azienda di aver tradito i suoi principi fondativi, mettendo a rischio diritti civili e trasparenza. La sfida del nostro tempo è scegliere chi costruirà le armi più avanzate, e soprattutto immaginare un progresso che non coincida esclusivamente con il dominio. Affidare questa visione a colossi come Palantir potrebbe non essere la risposta più lungimirante.

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