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Uomo crea ibridi di pecore giganti con parti di animali clonati: voleva farli uccidere a pagamento

Negli Stati Uniti un uomo del Montana è stato accusato di una serie di reati inquietanti contro la fauna selvatica: traffico di parti di animali protetti, clonazione di pecore e inseminazione illegale. L’obiettivo era creare ibridi di pecore giganti da destinare alla caccia in ranch privati.
A cura di Andrea Centini
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Un meraviglioso esemplare di argali
Un meraviglioso esemplare di argali

Un uomo dello Stato del Montana, negli Stati Uniti, è stato accusato di aver creato ibridi di pecore giganti per farli uccidere a (ricchi) clienti paganti in ranch privati. A rendere ancor più inquietante questa operazione, il fatto che l'uomo, un anziano di 80 anni, ha importato dall'Asia parti di una specie protetta per ottenere embrioni clonati (fatti preparare in un laboratorio) da impiantare nelle pecore del proprio allevamento. In questo modo, attraverso gli incroci, è riuscito a creare un maschio puro di pecora di Marco Polo (Ovis ammon polii), una sottospecie di argali, la più grande pecora selvatica al mondo.

Grazie a questo esemplare, che ha soprannominato Montana Mountain King o MMK, avrebbe inseminato altre pecore – tutte vietate nello Stato del Montana – per ottenere gli ibridi giganteschi da destinare alla caccia in cattività. Oltre a questi reati, secondo le autorità l'ottantenne si è macchiato anche del traffico di parti di pecore delle Montagne Rocciose (Ovis canadensis), conosciute anche come Bighorn. Gli esemplari coinvolti sarebbero stati selvatici e uccisi illegalmente proprio nel Montana. Siamo dunque innanzi a una gravissima serie di crimini contro la fauna selvatica che violano importanti leggi federali. L'uomo rischia pene molto severe.

Un argali

La storia è stata raccontata nel dettaglio in un comunicato stampa dell'Ufficio per gli Affari Pubblici del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, nel quale viene spiegato che la “cospirazione” per creare questi ibridi di pecore giganti – portata avanti da più individui – andava avanti dal 2013. L'obiettivo era appunto ottenere animali enormi per fare più soldi, dato che sono i più apprezzati da chi ama ammazzarli a fucilate durante safari e altre attività di questo genere. La pecora di Marco Polo, come indicato, è una sottospecie della pecora argali, che è appunto la più grande del mondo: i maschi possono arrivare a pesare oltre 200 chilogrammi e raggiungere un'altezza di 1,5 metri al garrese. Sono bovidi robusti e potenti con corna spettacolari, che possono arrivare a oltre 160 centimetri di lunghezza. Il peso, cranio compreso, può superare abbondantemente i 20 chilogrammi. Si ricorda che l'argali è classificato come prossimo alla minaccia (codice NT) nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) e si ritiene che ne restino in natura poche migliaia di esemplari. Non è chiaro come l'uomo abbia ottenuto parti della sottospecie Ovis ammon polii per creare gli embrioni clonati.

Un bighorn delle Montagne Rocciose
Un bighorn delle Montagne Rocciose

Facendo incroci col "Montana Mountain King", il bighorn delle Montagne Rocciose e altre pecore, il gruppo dietro a questi reati avrebbe ottenuto ibridi maestosi ed “esclusivi” che avrebbero attirato l'attenzione degli amanti della caccia grossa, facendo guadagnare parecchi soldi. Secondo quanto riportato dal Dipartimento di Giustizia statunitense, l'idea era di esportare gli esemplari principalmente in Texas. L'ottantenne si è dichiarato colpevole di due crimini contro la fauna selvatica in violazione del Lacey Act; per ciascun reato per il quale è imputato rischia “una pena massima di cinque anni di carcere, una multa fino a 250.000 dollari e tre anni di libertà vigilata”, come spiegato dal Dipartimento di Giustizia.

Le enormi corna dell'argali
Le enormi corna dell'argali

“Si è trattato di un progetto audace per creare enormi specie di pecore ibride da vendere e cacciare come trofei”, ha dichiarato il viceprocuratore generale Todd Kim della Divisione Ambiente e Risorse Naturali (RESR) del Dipartimento di Giustizia. “Il tipo di crimine che abbiamo scoperto qui potrebbe minacciare l'integrità delle nostre specie selvatiche nel Montana. Si trattava di un caso complesso e la collaborazione tra noi e lo U.S. Fish and Wildlife Service è stata fondamentale per risolverlo”, gli ha fatto eco Ron Howell a capo del Fish, Wildlife & Parks (FWP) del Montana. La sentenza è attesa per l'11 luglio di quest'anno.

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