Una nuova terapia combinata rende operabile il cancro al polmone avanzato in 3 casi su 4

Un nuovo approccio terapeutico, basato su una specifica combinazione di chemioterapia e immunoterapia, ha reso operabile il 75% dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in stadio III avanzato, cioè con tumori polmonari localmente estesi ai tessuti vicini o ai linfonodi regionali, ma non ancora diffusi ad organi distanti (metastasi). La terapia ha mostrato di migliorare significativamente l’efficacia dell’intervento, anche nei casi più complessi e con prognosi sfavorevole, aprendo nuove possibilità di trattamento anche ai pazienti finora considerati senza alcuna opzione chirurgica.
La nuova terapia combinata, valutata in centri d’eccellenza in Italia e negli Stati Uniti, ha facilitato l’intervento chirurgico e, come spiegato dai ricercatori, ha offerto un controllo della malattia nel lungo termine in quasi un terzo dei pazienti operati. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Jama Oncology e ripresi anche dall’ESMO, la Società europea di oncologia medica.
Chemio e immunoterapia nel cancro al polmone avanzato
Una specifica combinazione di chemioterapia e immunoterapia ha mostrato risultati promettenti nel trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato, consentendo l’asportazione chirurgica nel 75% dei pazienti trattati e migliorando significativamente il controllo della malattia nel lungo termine.
L’approccio, nello specifico, è stato valutato su 112 pazienti con carcinoma polmonare localmente avanzato, che sono trattati con inibitori del checkpoint immunitario PD-1/PD-L1 in associazione alla chemioterapia a base di platino in diversi centri universitari e ospedalieri negli Stati Uniti e in Italia tra febbraio 2018 a gennaio 2024.
“La combinazione – hanno spiegato i ricercatori – ha facilitato la resezione chirurgica di successo, con una risposta completa alla terapia in quasi un terzo dei casi (29%) e una risposta significativa nel 42,2% dei casi”. I pazienti sottoposti a resezione hanno inoltre mostrato una sopravvivenza libera dalla malattia di 52,6 mesi.
“Questo approccio – hanno aggiunto gli studiosi – offre un’opzione terapeutica valida per i pazienti con NSCLC borderline resecabile o non resecabile, ma richiede ulteriore validazione attraverso studi prospettici. La selezione ottimale dei pazienti rimane cruciale e dovrebbe coinvolgere un team multidisciplinare per valutare la resecabilità e il potenziale beneficio caso per caso”.