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Un misterioso buco nero vagante scoperto nella nostra galassia: lo confermano due studi

Due studi hanno confermato l’esistenza di un buco nero vagante nella Via Lattea, un “fantasma stellare” solitario non accompagnato da un altro astro.
A cura di Andrea Centini
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Quando le stelle di massa considerevole giungono al termine del proprio ciclo vitale, secondo gli astrofisici si trasformano in buchi neri, oggetti densi e oscuri caratterizzati da una forza gravitazionale talmente potente da non lasciar sfuggire nemmeno la luce, oltre l'orizzonte degli eventi. Sono dunque dei veri e propri cuori di tenebra, che non possono essere individuati direttamente a causa della loro natura. Tuttavia, esistono due tecniche che permettono agli studiosi di individuare la presenza di un buco nero: la prima è legata all'interazione gravitazionale tra il “mostro” e i materiali che lo circondano, come gas e polveri che vengono divorati o “sparati” verso lo spazio profondo a velocità relativistiche, cioè prossime alla velocità della luce; la seconda tecnica, chiamata microlensing gravitazionale, è legata alla capacità del campo gravitazionale del buco nero di distorcere la luce di una stella posta alle sue spalle, molto più lontana. Il buco nero vagante nella Via Lattea è stato scoperto proprio con quest'ultimo questo metodo.

Credit: ArXiv
Credit: ArXiv

I primi a darne notizia lo scorso febbraio sono stati gli scienziati di un team internazionale guidato da astronomi dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, negli Stati Uniti. Del gruppo facevano parte anche molti italiani, provenienti dall'INAF, da osservatori e università del Bel Paese. I ricercatori guidati dal professor Kailash C. Sahu hanno identificato l'oggetto a 5mila anni luce dalla Terra e hanno calcolato che possiede una massa 7,1 volte superiore a quella del Sole. Gli scienziati, che hanno sfruttato anche il Telescopio Spaziale Hubble per le loro analisi, hanno determinato che il misterioso oggetto sfreccia nel nostro quartiere galattico all'impressionante velocità di 45 chilometri al secondo. Ora un nuovo studio indipendente condotto da scienziati dell'Università della California di Berkley conferma l'identificazione del buco nero vagante attraverso la tecnica del microlensing gravitazionale, pur evidenziando alcune caratteristiche differenti.

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Gli astrofisici guidati dalla professoressa Jessica Lu e dal dottor Casey Lam hanno infatti stimato che il buco nero vagante abbia una velocità inferiore ai 30 chilometri al secondo, inoltre la sua massa sarebbe compresa tra 1,6 e 4,4 volte quella solare. Quest'ultimo dato è piuttosto sibillino poiché fino ad oggi non sono mai stati scoperti buchi neri con una massa inferiore a circa 5 masse solari. Dunque potrebbe trattarsi del primo oggetto di questo genere, oppure potrebbe essere un'altra cosa, come ad esempio una stella di neutroni vagante. Ad ogni modo, come sottolineato dagli autori della ricerca in un comunicato stampa, si tratta del primo residuo di una stella oscura scoperto a vagare nella nostra galassia, non associato a un'altra stella. Può essere definito come una sorta di fantasma stellare. Gli scienziati gli hanno dato l'impronunciabile nome di MOA-2011-BLG-191/OGLE-2011-BLG-0462.

Credit: Caltech/R. Hurt (IPAC)
Credit: Caltech/R. Hurt (IPAC)

“Questa è la prima stella di neutroni o buco nero fluttuante scoperto con il microlensing gravitazionale. Con il microlensing, siamo in grado di sondare questi oggetti solitari e compatti e pesarli. Penso che abbiamo aperto una nuova finestra su questi oggetti oscuri, che non possono essere visti in nessun altro modo”, ha dichiarato la professoressa Lu. Gli esperti stimano che nella Via Lattea si trovino da 10 milioni fino a 1 miliardo di buchi neri vaganti, da non confondere con i buchi neri supermassicci al centro delle galassie come Sagittarius A*, la cui immagine è stata recentemente ottenuta dagli scienziati del progetto Event Horizon Telescope. I dettagli della ricerca “An isolated mass gap black hole or neutron star detected with astrometric microlensing” sono stati caricati sul database online ArXiv in attesa della pubblicazione sulla rivista scientifica The Astrophysical Journal Letters.

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