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Un farmaco può ridurre la capacità dei batteri di sviluppare resistenza agli antibiotici

Si tratta del dequalinio cloruro, la cui somministrazione in combinazione con un comune antibiotico ha ridotto lo sviluppo di mutazioni che conferiscono resistenza, sia nelle colture di laboratorio sia in modelli animali di infezione.
A cura di Valeria Aiello
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Nella cercare una soluzione al problema della resistenza dei batteri agli antibiotici, un team di scienziati del Baylor College of Medicine di Houston, negli Stati Uniti, sembra aver trovato un’alternativa decisamente più rapida allo sviluppo di nuovi farmaci.

L’antibiotico-resistenza, come noto, è un fenomeno in notevole crescita in tutto il mondo, determinato dalla capacità dei microrganismi di sopravvivere a uno o più antibiotici (multi-resistenza) che sta progressivamente portando alla diminuzione dell’efficacia degli attuali farmaci per il trattamento delle infezioni batteriche. A livello globale, la resistenza batterica agli antibiotici è stata direttamente responsabile di quasi 1,3 milioni di morti nel 2019, minacciando la salute mondiale con infezioni persistenti, spesso difficili da trattare, che sempre più frequentemente insorgono e si diffondono all’interno di ospedali e di altre strutture sanitarie.

L’emergere della resistenza sta superando la rapidità con cui vengono introdotti nuovi antibiotici. Ma, nel provare a prevenire lo sviluppo del fenomeno, i ricercatori hanno individuato un medicinale già approvato per uso umano che, se somministrato in combinazione con gli antibiotici, sembra essere in grado di contrastare l’emergere di mutazioni di resistenza.

Si tratta del dequalinio cloruro (DEQ), un antibatterico già approvato per uso umano, che ha dimostrato di poter inibire un noto processo mutazionale indotto dalla pressione selettiva esercitata dalla ciprofloxacina, un antibiotico tra i più prescritti e associati ad alti tassi di resistenza batterica. “In combinazione con la ciprofloxacina – spiegano gli studiosi – il dequalinio cloruro ha ridotto lo sviluppo di mutazioni che conferiscono resistenza agli antibiotici, sia nelle colture di laboratorio sia in modelli animali di infezione”.

I batteri – ha precisato il primo autore dello studio, il dottor Yin Zhai del Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare del Baylor College of Medicine – non hanno sviluppato resistenza. E abbiamo inoltre ottenuto questo effetto di rallentamento della mutazione anche a basse concentrazioni di dequalinio cloruro, il che è promettente per i pazienti”.

Affinché questa strategia venga applicata, sarà necessario condurre studi clinici che valutino la capacità del dequalinio cloruro di rallentare la resistenza batterica agli antibiotici anche negli umani. L’identificazione di tale approccio mostra tuttavia un’alternativa allo sviluppo di nuovi farmaci, in grado di rallentare l’emergere di batteri resistenti e prolungare l’efficacia degli antibiotici esistenti.

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