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Scoperto enorme e misterioso anello di galassie che sfida le nostre conoscenze dell’Universo

Un team di ricerca internazionale ha scoperto un misterioso e immenso anello di galassie nello spazio, soprannominato Big Ring. A causa delle sue dimensioni – ha un diametro di ben 1,3 miliardi di anni luce – non può essere spiegato dal Principio Cosmologico, una delle principali teorie astrofisiche. Per gli scienziati è un vero mistero.
A cura di Andrea Centini
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In blu il Grande Anello di Galassie, in rosso l'Arco Gigante. Credit: Stellarium / Università del Lancashire Centrale (UCLan)
In blu il Grande Anello di Galassie, in rosso l'Arco Gigante. Credit: Stellarium / Università del Lancashire Centrale (UCLan)

Nel cuore dello spazio profondo, a oltre 9 miliardi di anni luce dalla Terra, è stata scoperta una gigantesca e inspiegabile struttura circolare composta da galassie, che gli scienziati hanno deciso di chiamare Big Ring, Grande Anello. È uno dei sette oggetti più pantagruelici mai identificati nel vuoto dello spazio: ha infatti un diametro di ben 1,3 miliardi di anni luce e la sua circonferenza è di circa 4 miliardi di anni luce. È talmente immenso che se potessimo vederlo nel cielo occuperebbe lo stesso spazio di 15 lune piene, raggruppate nel firmamento. Ma soprattutto, il Grande Anello sfida uno dei pilastri degli studi astrofisici, il Principio Cosmologico. In altri termini, non riusciamo a spiegare questo “cerchio di galassie” con le nostre attuali conoscenze e teorie.

Secondo l'affascinante Principio Cosmologico, infatti, l'Universo sarebbe omogeneo e isotropo su scale sufficientemente grandi, cioè ben al di là di pianeti, stelle e galassie, che pur risultando enormi dal nostro (limitato) punto di vista, sono comunque “insignificanti” innanzi alla vastità del cosmo. In virtù di questa teorizzata omogeneità, gli astrofisici hanno calcolato che non dovrebbero esistere oggetti più grandi di circa 1,2 miliardi di anni luce; ma il Grande Anello e le altre gigantesche strutture scoperte in precedenza sfidano apertamente questo limite teorico. Sono troppo grandi per spiegare un cosmo omogeneo. Ci sono dunque sempre più prove che siamo innanzi a una teoria non sostenuta da solide fondamenta, pertanto gli studiosi, a un certo punto, saranno costretti a rivederla. Un po' come già fatto con il Principio Cosmologico Perfetto (una variante del primo) ideata attorno alla metà del secolo scorso, in base al quale l'Universo sarebbe stato omogeneo non solo nello spazio, ma anche nel tempo. La teoria fu accantonata perché in contrasto con altre teorie cosmologiche, come la radiazione cosmica di fondo.

A scoprire il Grande Anello è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici dell'Università del Lancashire Centrale (UCLan), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università di Louisville (Stati Uniti). I ricercatori, coordinati dalla dottoranda Alexia Lopez del Jeremiah Horrocks Institute presso l'ateneo inglese, hanno identificato l'enorme struttura mentre scandagliavano il profondo cielo “illuminato” dalla luce dei quasar (QUASi-stellAR radio source), nuclei galattici attivi in grado di far emergere oggetti deboli e distanti come le galassie dell'Universo primordiale. Attraverso questa peculiare tecnica, la dottoressa Lopez aveva scoperto in precedenza un'altra struttura immensa, l'Arco Gigante, caratterizzato da un diametro di 3,3 miliardi di anni luce, anch'esso composto da una straordinaria sequenza di galassie.

L'aspetto più intrigante della scoperta del Grande Anello risiede nel fatto che questa struttura si trova ad appena 12 gradi di distanza dall'Arco Gigante, a ridosso della costellazione di Boote (nota anche come Bifolco). Secondo gli scienziati questa vicinanza potrebbe non essere affatto casuale; in parole semplici, i due oggetti potrebbero far parte di una struttura unica ancora più grande, in grado di far scricchiolare con maggior vigore le fondamenta del Principio Cosmologico. “Questa è la settima grande struttura scoperta nell'universo che contraddice l'idea che il cosmo sia omogeno su scala più grande. Se queste strutture sono reali, allora sono sicuramente spunti di riflessione per i cosmologi e per il pensiero accettato su come l'universo si è evoluto nel corso del tempo”, ha dichiarato alla BBC il dottor Robert Massey, vicedirettore presso la Royal Astronomical Society. “Nessuna di queste due strutture ultra-grandi è facile da spiegare nella nostra attuale comprensione dell’universo”, ha evidenziato la dottoressa Lopez in un comunicato stampa, facendo riferimento al Grande Anello e all'Arco Gigante.

Ma allora, di cosa si tratta esattamente? La dottoressa Lopez spiega che questo Grande Anello potrebbe essere correlato “alle oscillazioni acustiche barioniche (BAO)”, ovvero ‘echi' dell'Universo primordiale formatisi a causa delle onde sonore, filtrate attraverso la materia ordinaria. In parole molto semplici, impronte di antichissime galassie. Ma secondo la teoria cosmologica questi BAO sarebbero sferici, mentre il Grande Anello, seppur circolare in due dimensioni, secondo gli scienziati ha più la forma di una spirale, come quella di un cavatappi orientato verso la Terra. Un'altra teoria affascinante suggerisce che l'anello di galassie possa essere legato alla stringhe cosmiche, anch'esse strutture derivate dai primordi dell'Universo e in grado – teoricamente – di influenzare la distribuzione della materia. Ma è chiaro che siamo innanzi a un vero e proprio mistero.

“Dalle attuali teorie cosmologiche non pensavamo che strutture di questa scala fossero possibili. Potremmo aspettarci forse una struttura estremamente grande in tutto il nostro universo osservabile. Eppure, il Grande Anello e l’Arco Gigante sono due strutture enormi e sono anche vicini cosmologici, il che è straordinariamente affascinante”, ha spiegato la dottoressa Lopez. Probabilmente gli scienziati dovranno rivedere a fondo alcune delle più consolidate teorie con le quali riteniamo di poter spiegare (almeno in parte) i grandi enigmi dell'Universo. I dettagli dell'affascinante ricerca sono stati presentati durante una conferenza stampa tenutasi al 243esimo incontro dell'American Astronomical Society (AAS).

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