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Scoperta in Perù una città di 3.500 anni fa: forse è l’erede della più antica civiltà delle Americhe

In Perù, nella provincia di Barranca, sono stati svelati i resti di un’antichissima civiltà, probabilmente fondata tra il 1800 a.C. e il 1500 a.C: secondo i ricercatori che l’hanno portata alla luce i suoi costruttori potrebbero aver raccolto la tradizione della vicina Caral, la più antica delle civiltà delle Americhe oggi conosciuta.
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Ministero della Cultura Perù | Foto del sito di Peñico
Ministero della Cultura Perù | Foto del sito di Peñico

Per oltre 3.500 anni è rimasta nascosta sotto la terra, celando con sé, per tutto questo tempo, i segreti di una delle più antiche civiltà non solo delle Americhe, ma del mondo intero. Parliamo dell'antichissima città peruviana scoperta nel sito archeologico di Peñico: oggi, dopo quasi dieci anni di scavi e studi, è stata finalmente aperta al pubblico.

I resti della misteriosa città si trovano nella provincia di Barranca, a circa quattro ore e mezza di auto da Lima. Tuttavia, è un altro il dettaglio che ha colpito i ricercatori quando hanno capito che la città sorgeva proprio in quel punto. La sua posizione è infatti davvero molto vicina alla Valle di Supe, dove un tempo sorgeva Caral, la più antica civiltà del Sud America. Una vicinanza che, secondo i ricercatori, non può essere casuale, ma rappresenta la prova evidente che Peñico abbia raccolto l'eredità di Caral, quando l'antica città perse il suo originario splendore.

Cosa sappiamo di Peñico

In una conferenza stampa di qualche giorno fa, la dottoressa Ruth Shady, direttrice della Zona Archeologica Caral (ZAC), ha presentato i risultati del lungo lavoro di ricerca e ricostruzione fatto dalla sua squadra di studiosi, grazie al quale oggi sappiamo diverse cose su Peñico.

La città è stata costruita tra il 1800 a.C. e il 1500 a.C., mentre dall'altra parte del mondo sorgevano le prime civiltà della Mesopotamia e dell'Asia. Si trova a 600 metri sul livello del mare, in prossimità del fiume Supe, in una posizione che, secondo i ricercatori, era funzionale a renderla un punto di incontro tra le popolazioni che vivevano sulle coste e quelle che abitavano le aree interne degli altipiani andini e della foresta amazzonica. La città deve essersi imposta per anni come centro culturale, religioso e commerciale.

Questa sua natura multiforme è rimasta impressa nella stessa struttura della città, o meglio nei resti che per tutti questi anni sono rimasti custoditi e nascosti sotto la terra. Come si vede dalle immagini catturate dai droni e diffuse dal Ministero della Cultura peruviano, nel centro della città c'era una grande piazza circolare e, di fronte a essa, una sorta di terrazza circondata da edifici in pietra. I ricercatori sono riusciti a individuare 18 strutture e a capire, per molte di esse, la loro funzione all'interno della città: alcuni sono templi, altri complessi residenziali.

Cosa c'era dentro i resti della città

Il tempo ha lasciato intatti anche resti di statue cerimoniali che raffiguravano figure umane e animali, e perfino dei gioielli, come collane realizzate con conchiglie e perline. Nella piazza sono perfino ancora visibili i segni di alcune incisioni che raffiguravano i pututus, le antiche trombe fatte di conchiglie, usate principalmente nelle cerimonie per inviare suoni udibili anche da lontano.

"I suoi costruttori, eredi della tradizione caralina – spiega il Ministero della Cultura peruviano – hanno scelto questa posizione strategica con molteplici scopi: migliorare il prestigio dei loro edifici, proteggersi da inondazioni, frane e promuovere l'interazione e lo scambio". Secondo i ricercatori che hanno portato alla luce i resti della città, infatti, questa deve essere nata mentre iniziava il declino della città di Caral, fondata circa 5.000 anni fa. Ma è anche possibile, spiegano, che Peñico si sia affermata come centro di civiltà e scambi commerciali grazie all'estrazione dell'ematite, un minerale da cui si estraeva un pigmento rosso, molto usato e di grande valore nei riti delle popolazioni andine.

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