Quanto inquinano le auto a benzina e diesel rispetto alle emissioni globali di CO2
Il 14 febbraio 2023 sarà ricordato come una data storica per l'industria automobilistica, essendo legata alla decisione definitiva del Parlamento europeo di vietare – a partire dal 2035 – la vendita di auto nuove a benzina o diesel. Tra 12 anni, in parole semplici, chi si recherà al concessionario non troverà più automobili nuove con motore termico, ovvero basato sul consumo di combustibili fossili. A meno che non entri in quelli di marchi extralusso come Ferrari e Lamborghini, che avranno una deroga ad hoc legata al basso numero di veicoli prodotti ogni anno. La misura, almeno per il momento, non coinvolge le vetture usate, che anche dopo il 2035 potranno essere regolarmente commercializzate e vendute tra privati.
La decisione del Parlamento europeo è stata presa per un'ovvia ragione: il contrasto ai cambiamenti climatici. L'obiettivo è tagliare del tutto le emissioni di anidride carbonica (CO2) immesse in atmosfera dai veicoli con motore termico. Questo composto è infatti il principale dei gas a effetto serra, catalizzatore del riscaldamento globale legato alle attività umane. Se non taglieremo in modo netto e drastico le emissioni di natura antropica, del resto, non solo non riusciremo a centrare la neutralità carbonica entro il 2050, il virtuoso obiettivo dello “zero netto” al centro del Green Deal europeo, ma andremo incontro a conseguenze sempre più catastrofiche a causa dei cambiamenti climatici. Ondate di calore mortali, siccità, carestie, malattie tropicali, migrazioni di massa senza precedenti, perdita di biodiversità, eventi meteo estremi e intere regioni sommerse dal mare sono solo alcuni degli effetti all'orizzonte. In parte li stiamo già vivendo adesso, ma nel prossimo futuro diventeranno sempre più intensi e frequenti. L'obiettivo di contenere le temperature entro 1,5° C rispetto all'epoca preindustriale è ormai quasi perduto, qualunque cosa faremo, ma si deve fare il possibile per non superare i 2° C di riscaldamento. Perché più alta sarà la "febbre" del pianeta, peggiori saranno le sofferenze cui andremo incontro. Tagliare le emissioni è necessario, comprese quelle derivate dal trasporto su strada. Ma quanto inquinano (o meglio, alterano il clima) effettivamente le auto a combustibili fossili? Quanto incidono nel computo delle emissioni globali?
Per un calcolo preciso si può fare affidamento ai dati raccolti dall'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE) elaborati da Our World in Data, un'organizzazione internazionale che analizza i cosiddetti “big data” e fornisce informazioni preziosissime e dettagliate sull'andamento di fenomeni globali, come ad esempio la pandemia di COVID-19. Per quanto concerne le emissioni di CO2 dei trasporti, esse rappresentano circa il 24 percento di quelle totali immesse a livello globale. Il dato del 2018 indica circa 8 miliardi di tonnellate su quasi 37 miliardi complessivi. La maggior parte delle emissioni legate ai trasporti (74.5 percento) deriva proprio dai veicoli che viaggiano su strada, come le auto, i camion, le motociclette, gli autobus e via discorrendo. Circa il 45 percento di questa “fetta” è rappresentato da emissioni di veicoli per il trasporto di persone, come le auto private, mentre il 30 percento è legato al trasporto di merci. Poiché i trasporti, complessivamente, sono responsabili del 20 percento delle emissioni totali e quelli su strada ne rappresentano il 75 percento, con un rapido calcolo matematico si può determinare che il trasporto su strada rappresenta il 15 percento delle emissioni totali di CO2 di origine antropica.
Dal punto di vista delle quantità, secondo i calcoli dell'AIE i veicoli per il trasporto di persone immettono in atmosfera una media di circa 3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all'anno. Nel grafico sottostante elaborato dall'agenzia si evidenzia che nel 2000 le emissioni di questi veicoli erano di 2,5 miliardi di tonnellate; sono salite a 3 miliardi di tonnellate nel 2009 e hanno raggiunto il picco di 3,6 miliardi di tonnellate nel 2018 (proseguito anche nel 2020). La curva, secondo le stime degli esperti, è destinata a scendere a 3,1 Gigatonnellate entro il 2030. Ricordiamo che una singola vettura che emette un centinaio di grammi di CO2 per chilometro, percorrendo 10mila chilometri all'anno è responsabile dell'emissione di 1.000 chilogrammi di anidride carbonica ogni 12 mesi. Naturalmente ci sono vetture che hanno emissioni molto più elevate – come i grossi e pesanti SUV con motori da centinaia di cavalli – e altre di meno, come ad esempio le piccole utilitarie ibride.
Per quanto riguarda i Paesi dell'UE, secondo i dati diffusi dal Parlamento europeo i trasporti rappresentano il 25 percento delle emissioni di CO2 complessive, con il traffico stradale che è responsabile per il 71,7 percento. I valori non sono troppo dissimili da quelli globali calcolati da Our World in Data. Le autovetture, numerosissime, sono considerate dal Parlamento UE “fra i mezzi più inquinanti” poiché generano “il 60,7 percento del totale delle emissioni di CO2”. Ecco perché vietare la vendita di nuovi veicoli a benzina e diesel a partire dal 2035 permetterà una significativa riduzione delle emissioni in Europa. È una decisione indubbiamente forte, ma necessaria e di vitale importanza per combattere davvero i cambiamenti climatici. Al netto delle molteplici sfide infrastrutturali e industriali che ci aspetteranno nei prossimi anni. Chi invece ha deciso di fare la guerra alle auto elettriche, che hanno comunque dei limiti, dimostra invece che il riscaldamento globale non vuole affrontarlo.
Ciò che preoccupa, tuttavia, è l'impatto del taglio europeo sulle emissioni globali, se altri Paesi non si adegueranno. Nel 2019 i trasporti della UE hanno emesso circa 800 milioni di tonnellate di CO2, dei quali 500 milioni derivati dalle auto (il sopracitato 60,7 percento). A livello globale, nello stesso anno, sono state emesse in atmosfera ben 50 miliardi di tonnellate di CO2. Ciò significa che le auto europee sono state responsabili dell'1 percento delle emissioni complessive. Tagliare dell'1 percento le emissioni di gas serra potrebbe apparire molto, molto poco, ma non lo è affatto, anche solo per il semplice motivo che possiamo diventare un faro, l'esempio per molti altri Paesi che dovranno giocoforza tagliare le proprie emissioni. Se non vorremmo andare incontro alle "sofferenze indicibili" e alla probabile fine della civiltà, come provano ad avvisarci da anni – invano – gli scienziati.