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Qual è il tempo limite per prendere “l’antidoto” dopo un’intossicazione da botulino

L’efficacia del trattamento dipende dalla tempestività: l’antitossina deve essere somministrata nelle prime ore per contrastare la neurotossina e ridurre i danni nervosi.
A cura di Elisabetta Rosso
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Due casi sospetti di intossicazione alimentare, presumibilmente da botulino, sono stati segnalati in Italia. Il primo si è verificato a Diamante, un piccolo comune in provincia di Cosenza, dove due persone hanno perso la vita. Il secondo, invece, a Monserrato, vicino a Cagliari, dove è deceduta una donna di 38 anni. 

Al momento, l’ipotesi del botulismo alimentare rimane da confermare, poiché sono ancora in corso approfondimenti e controlli da parte delle autorità sanitarie per stabilire con certezza la causa dell’intossicazione.

Le conserve, in particolare quelle artigianali, rappresentano uno dei principali veicoli di contaminazione da tossina botulinica. Questa neurotossina potente, prodotta dal batterio Clostridium botulinum, interferisce con la trasmissione degli impulsi nervosi, provocando paralisi muscolare. Per questo è fondamentale intervenire rapidamente, e somministrare l’antidoto in tempi brevi per contrastare efficacemente gli effetti della tossina.

Quando somministare l'antitossina per l'intossicazione da botulino

Il trattamento della tossina botulinica si basa esclusivamente sulla somministrazione di un’antitossina nelle prime ore successive alla comparsa dei sintomi. La terapia specifica, mediante somministrazione per via endovenosa o intramuscolare, di antitossina botulinica trivalente (tipi A, B e E) deve essere intrapresa il più precocemente possibile e non oltre una settimana dall’insorgenza dei sintomi caratteristici. Il trattamento antidotico è inefficace una volta che la tossina si è fissata sui recettori.

Perché è così importante agire rapidamente

Il tempismo nell'assunzione dell'antitossina è fondamentale. L'antidopo infatti agisce neutralizzando la tossina ancora presente nel circolo sanguigno, ma non è in grado di riparare i danni già prodotti alle terminazioni nervose.

Per questo motivo, intervenire troppo tardi riduce notevolmente l’efficacia del trattamento, che riesce a limitare i danni solo se somministrato nei primi giorni successivi all’ingestione del cibo contaminato.

I segnali del botulismo: riconoscere i primi campanelli d’allarme

Riconoscere i sintomi è fondamentale per agire tempestivamente. Come spiegato dall'Istituto Superiore di Sanità la sintomatologia può variare da forme lievi che si auto-risolvono a forme molto severe che possono avere esito fatale. I sintomi più comuni sono:

  • annebbiamento e sdoppiamento della vista (diplopia)
  • dilatazione delle pupille (midriasi bilaterale)
  • difficoltà a mantenere aperte le palpebre (ptosi)
  • difficoltà nell’articolazione della parola (disartria)
  • difficoltà di deglutizione
  • secchezza della bocca e delle fauci (xerostomia)
  • stipsi

"Solitamente i sintomi si manifestano da poche ore a oltre una settimana dopo il consumo dell’alimento contaminato (6 ore 15 giorni). Tuttavia, nei casi di botulismo alimentare che si verificano in Italia la sintomatologia compare mediamente nell’arco di 24-72 ore dopo il consumo dell’alimento contaminato. Ovviamente più precoce è la comparsa dei sintomi più severa sarà la malattia", ha spiegato l'Istituto Superiore di Sanità.

L’entità dei sintomi varia in base alla quantità di tossina assunta: si può passare da disturbi lievi a condizioni molto gravi, con un tasso di mortalità stimato attorno al 5%. Anche nei casi in cui il trattamento è tempestivo, la fase di recupero richiede comunque un lungo periodo, che può durare settimane o mesi, durante i quali è fondamentale la terapia di supporto.

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